Il discorso di fine anno di Mattarella: «La pace grida la sua urgenza»

Al decimo appuntamento con il messaggio alla nazione, il Capo dello Stato ha posto l’accento sulla necessità di costruire percorsi di integrazione e di raggiungere accordi «giusti» per far cessare i conflitti internazionali

Carlo Bertini
Il Capo dello Stato Sergio Mattarella, al suo decimo discorso di fine anno
Il Capo dello Stato Sergio Mattarella, al suo decimo discorso di fine anno

Un richiamo alla partecipazione al voto, come fece lo scorso anno, ai valori della Costituzione, della pace e un invito pressante molto attuale in questa fase storica. “È fondamentale costruire percorsi di integrazione”, dice il capo dello Stato.

In piedi con l’albero di Natale sullo sfondo del grande salone del Quirinale, giacca scura e la consueta cravatta blu sulla camicia bianca, Sergio Mattarella giunge al decimo appuntamento con il messaggio di Capodanno. E in poco meno di venti minuti traccia una fotografia completa dei mali e dei problemi che affliggono il mondo, delle “luci e ombre”, così le chiama, che caraterizzano l’immagine del nostro paese.

Dando però anche un segnale di speranza alle nuove generazioni, con una serie di spunti e di suggerimenti, con il tono pacato e tranquillizzante che conferiscono al presidente della repubblica quel grande bagaglio di consenso popolare di cui gode ormai da dieci anni.

E prima di ripercorrere le fasi salienti del suo discorso, se volessimo individuare le personalità cui si rivolge, tra le righe e senza nominarle mai, ci sono Putin e Netanjahu, Giorgia Meloni e Matteo Salvini e tutti i volontari che operano sul campo al servizio dei più deboli.

Guerre

«Non sono “solo un rito gli auguri, ma la dimostrazione della nostra natura”, da diffondere soprattutto ora “quando migliaia di vittime civili turbano le nostre coscienze. Nella notte di Natale feroci bombardamenti russi hanno colpito le città dell’Ucraina».

Mattarella cita anche il secondo inizio anno vissuto nel terrore dagli «innocenti rapiti da Hamas». Per dire come mai come oggi «la pace grida la sua urgenza, una pace che la nostra costituzione cita, che l’Italia ha sempre perseguito, che non significa sottomettersi alla prepotenza di chi aggredisce altri paesi con le armi».

Ed ecco il riferimento a Putin e a tutti quelli che vorrebbero veder piegato il leader ucraino Zelensky alle ragioni del più forte. Mattarella definisce la pace, «quella dei diritti umani, una pace giusta unica garanzia per l’Europa per evitare che altri vengano aggrediti».

Cecilia Sala

Ovviamente cita la giornalista detenuta in Iran, manifestando «angoscia per la sua detenzione: le siamo vicini e quanto avviene segnala il valore della libera informazione, tanti giornalisti rischiano la vita per testimoniare quanto accade e spesso pagano a caro prezzo il servizio alla comunità».

Speranza

«Cosa significa concretamente la speranza - dice il capo dello Stato - in un tempo segnato dalle guerre, come un modo di vivere insieme. In un mondo percorso da una forza centrifuga di radicalizzare le posizioni, da faglie profonde che attraversano le nostre società. E che trasmettono un senso di impotenza».

Povertà

“Aumenta la ricchezza di pochissimi e si espande la povertà di tanti. La corsa ad armamenti ha toccato duemila e 443 miliardi di dollari, otto volte di più di quanto stanziato a baku per contrastare il cambiamento climatico. Una sconfortante sproporzione”.

 

Luci e ombre in Italia

Nella nostra sanità ci sono «lunghe liste di attesa per esami che possono salvare le vite, molti rinunciano alle cure, ma i dati sull’occupazione sono incoraggianti. Però ci sono tante aree di precarietà, salari bassi. Dall’Export arrivano dati positivi e così dal turismo, segno che il paese esercita una grande forza di attrazione”.

Mattarella non cita espressamente la legge sull’Autonomia differenziata, ma cita il «fenomeno di giovani che lavorano all’estero». E il divario tra zone del paese, «tra nord e sud c’è una differenza di servizi, bisogna colmare queste le distanze - dice - e assicurare la pienezza dei diritti».

Violenza

Non manca nel suo discorso un richiamo ai fenomeni di “bullismo, risse, uso di armi, al diffondersi di uso di alcol e droghe, comportamenti alimentati dal web che propone modelli di sballo - usa uesta parola Mattarella - di prepotenza, di successo facile. I giovani sono una grande risorsa e contiamo sul loro entusiasmo e abbiamo il dovere di ascoltare il loro disagio. La precarietà e l’incertezza che avvertono le giovani generazioni vanno affrontate con grande impegno”. Non manca un riferimento alla situazione delle nostre carceri che va contro il dettato costituzionale, così come ai femminicidi che vanno contrastati.

Immigrati

Infine un monito che rivolge a chi è insofferente verso gli immigrati. “Perché è patriottismo anche quello di chi con origini da altri paesi ama l’Italia e con il suo lavoro e sensibilità ne diventa parte e contribuisce ad arricchire la nostra comunità. Dunque è fondamentale costruire percorsi di integrazione”.

2025 Anniversario della liberazione

La definisce “fondamento della repubblica e della Costituzione”, quest’anno si celebrano gli ottanta anni della Liberazione, “ricorrenza importante, un richiamo alla libertà e alla democrazia, alla dignità di ciascuno”. Da qui parte per invocare come fece l’anno scorso “un’ampia partecipazione dei cittadini al voto, e una positiva mediazione delle istituzioni per il bene della repubblica. Siamo chiamati a sviluppare le ragioni della costituzione. La speranza non è attesa inoperosa, la speranza siamo noi, il nostro impegno, le nostre scelte”, conclude così il capo dello Stato.

Sammy Basso e Giulia Cecchettin

Nel suo discorso il Presidente ha dedicato un pensiero anche ai due veneti Sammy Basso e Giulia Cecchettin. Sull’attivista scomparso lo scorso ottobre Mattarella ha parlato di « coraggio di chi ha saputo trasformare il suo dolore, causato da un evento della vita, in una missione per gli altri» aggiungendo come Basso abbia insegnato « a vivere una vita piena, oltre ogni difficoltà». 

«Siamo stati drammaticamente coinvolti- ha proseguito Mattarella – nell’orrore per l’inaccettabile sorte di Giulia Cecchettin e, come lei, di tante altre donne uccise dalla barbarie di uomini che non rispettano la libertà e la dignità femminile e, in realtà, non rispettano neppure sé stessi. Non vogliamo più dover parlare delle donne come vittime. Vogliamo e dobbiamo parlare della loro energia, del loro lavoro, del loro essere protagoniste».

 

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