Bandiere olimpiche, nessun Comune vuole comprarle: «Costano troppo»

Le amministrazioni locali hanno respinto le proposte avanzate finora. Un conto di 30 mila euro per collocarne 40 lungo la statale Alemagna

Enrico Ferro

 

Nessuno vuole mettere soldi per queste Olimpiadi Milano Cortina.

Dopo gli imprenditori veneti, che considerano antieconomico sganciare soldi per questo evento, ora ci si mettono anche i Comuni. Peraltro con motivazioni di tutto rispetto, se si considera la situazione generale dei bilanci.

Insomma, i Comuni del Cadore hanno detto “no” alla proposta di collocare a loro spese le bandiere delle Olimpiadi: stendardi con i loghi e date della manifestazione sportiva, da affiggere lungo l’Alemagna.

La proposta

Il primo ad avanzare la proposta è stato Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno.

Durante un’assemblea ha informato tutti i sindaci sulla possibilità di ordinare e comprare le bandiere delle Olimpiadi.

«Così possiamo fare un ordine unico», era stato l’incitamento rivolto ai colleghi. Ma l’invito è caduto nel vuoto, perché nessuno si è fatto avanti.

Camillo De Pellegrin, sindaco di Val di Zoldo, in quell’occasione ha posto l’accento sulla necessità di istituire un tavolo comune con la Fondazione per tutte le iniziative correlate. Ma anche il suo invito è caduto nel vuoto. Nessuno gli ha risposto.

Una decina di giorni dopo, visto il silenzio diffuso, Fondazione Cortina si è fatta avanti con una nuova proposta: «Noi compriamo le bandiere e voi Comuni vi occupate solo dell’installazione».

Qualcuno dei sindaci ha provato a quantificare la proposta ma le cifre emerse erano tutt’altro che rassicuranti. Tanto per fare un esempio, a Pieve di Cadore per installare 40 bandiere lungo due chilometri di statale Alemagna veniva un conto di circa 30 mila euro.

Franco De Bon, sindaco di San Vito di Cadore, ha evidenziato il problema. E non s’è fatto niente nemmeno in quel caso.

La settimana scorsa, durante una riunione con la Fondazione, i sindaci tutti insieme hanno detto che no, non se lo possono permettere.

Allora è stata proposta un’altra soluzione: dell’acquisto e dell’installazione se ne occuperanno Fondazione e Regione Veneto, mentre i Comuni saranno chiamati solamente a sostituirle in caso di deperimento.

Le reazioni

«Ben vengano le bandiere delle Olimpiadi ma i costi non devono essere a carico dei Comuni», puntualizza Sindi Manushi, sindaca di Pieve di Cadore.

In effetti, Valle Agordina, Vodo di Cadore, Borca, San Vito e Pieve di Cadore non riescono ancora a immaginare quanto potrà effettivamente portare in termini di ritorno economico la “luce riflessa” di Cortina.

E in tempi di contrazioni di spesa pubblica e rigore nei bilanci, nessuno se la sente di spendere tutti quei soldi per la promozione delle Olimpiadi.

«È giunto il momento di avere un’idea di spesa, per quel che riguarda queste Olimpiadi», sottolinea Camillo De Pellegrin. «Cortina viene caricata di responsabilità ma ci siamo anche noi».

Sponsor cercasi

Ma la mancanza di risposte dal territorio sul capitolo sponsor, è un fatto. Per le aziende si parla di ticket minimi di due milioni, per avere dei banner a margine delle manifestazioni sportive.

Secondo quanto ricostruito da questo giornale, Luxottica, capofila nella produzione e nel commercio di occhiali, ad oggi non fa parte del gruppo di sponsor di MiCo.

E neppure Safilo Group, azienda attiva nel campo della produzione e distribuzione di occhiali da vista, da sole e sportivi, maschere da sci e caschi da sci e bici.

Un altro grande gruppo che ha scelto di rimanere fuori è quello di Giovanni Rana, leader nel mercato della pasta fresca: anche in questo caso, ad oggi, risulta che non sia della partita.

Senza dimenticare Diesel, multinazionale della moda italiana, specializzata nella produzione di abbigliamento, o De Longhi, azienda che opera nel settore della climatizzazione, del riscaldamento e dei prodotti per la cottura, la pulizia, la preparazione di caffè. Infine il Gruppo Calzedonia.

Hanno risposto solo il Consorzio Prosecco e il Grana Padano.

«È un dato di fatto, ad oggi il tessuto economico veneto ha risposto meno di quello lombardo o nazionale», aveva fatto notare Andrea Varnier, amministratore delegato di Milano-Cortina. E adesso oltre al silenzio delle aziende si aggiunge quello dei Comuni.

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