Open Arms, governo soddisfatto. Prossima mossa: il blitz sulle toghe
L’esecutivo va avanti più forte di prima. Meloni è la più soddisfatta, mentre tutto il Carroccio ritrova vigore e smalto. Colpo molto duro per l’opposizione
Primo risultato: il governo va avanti più forte di prima. Secondo, darà addosso ai giudici, usciti sconfitti da questa partita. Terzo, la temperatura in Parlamento salirà.
Per Matteo Salvini sospiro di sollievo anche se, a essere maliziosi, forse il ruolo di martire in stile Trump poteva farlo risalire nei circoli sovranisti e ridargli smalto politico anche in Italia.
Infatti la persona più contenta venerdì sera era Giorgia Meloni, liberata dall’imbarazzo di dover spiegare ai potenti d’Europa che un suo vicepremier, condannato, non si sarebbe dimesso: anzi, la premier ha potuto festeggiare la notizia in Lapponia, dove è atterrata per il vertice europeo, insieme alla figlia, felice di poter ammirare l’aurora boreale.
Tre anni, 24 udienze, 45 testimoni ascoltati, compreso l’attore Richard Gere che era salito a bordo della nave spagnola, 27 parti civili costituite contro Salvini, non sono bastati a convincere la Corte d’assise che il leader leghista si fosse macchiato di sequestro di persona, vietando agli immigrati raccolti in mare di sbarcare in Italia.
Al contrario, grazie alla sentenza, Salvini ora potrà rilanciare la guerra all’immigrazione, dopo che è stato sdoganato da un tribunale della Repubblica, sono sue parole, «il concetto che difendere i confini non è un reato».
Bandiera che giustifica l’operazione Albania e il petto in fuori della premier con i suoi pari grado nel mondo.
Va da sé dunque che Giorgia esprima «grande soddisfazione per questa assoluzione che dimostra quanto fossero infondate e surreali le accuse nei suoi riguardi».
Facendo capire quale sarà la postura nei confronti dei giudici di qui in avanti. E lo fa capire pure Salvini che dice a Vespa «se penso che mille italiani vengono arrestati ingiustamente ogni anno, rivedere il sistema della giustizia da oggi è più urgente».
Una partita che vedrà la maggioranza allargarsi in Parlamento anche a Matteo Renzi, uscito anche lui vincitore in tribunale e favorevole alla separazione delle carriere invisa ai magistrati.
Il fuoco nella foresta della politica si accenderà quindi sulla riforma costituzionale del ministro Nordio, che approderà in aula a gennaio.
E se a Milano piove una nuova accusa sul capo di Daniela Santanché, mentre a Palermo il vicepremier Matteo Salvini viene assolto con formula piena, ciò non dimostra che la magistratura non vada a senso unico.
Non comporta un ravvedimento verso questa istituzione. Anzi, a chiedere scusa dovrebbero essere i giudici che hanno messo sotto torchio per anni Salvini per «un fatto che non sussiste», questa la linea.
Del resto, basta sentire l’ovazione di un minuto che esplode dai banchi della destra alla Camera alla notizia che il Capitano è salvo, per capire come il blitz contro le toghe sia alle porte.
Anche perché da oggi tutti i leader delle opposizioni, basiti dalla fine di questa storia, sono più deboli. Elly Schlein e tutta la sinistra, ma anche Giuseppe Conte. Attore protagonista nel 2019 con i suoi 5 stelle del governo giallo-verde, muti «in un vergognoso silenzio», lo bolla il vicesegretario del Carroccio Andrea Crippa. Insomma, il colpo per le opposizioni è forte.
Attenzione: comunque fosse andata, per il Capitano questa vicenda sarebbe finita con un verdetto politico positivo, riassumibile in due parole, anzi in una, win-win.
Visto che di andare in carcere non si è mai parlato, perché bisogna sempre attendere tre gradi di giudizio; e dato che il ministro dei Trasporti non ha mai considerato di dimettersi in caso di condanna, lui ne sarebbe comunque uscito vincitore.
Se condannato, addosso ai giudici, da martire che ha difeso il suo Paese. Se assolto, addosso ai giudici che lo hanno messo alla sbarra, col braccio alzato da vincitore.
E così è andata in primo grado. «Vado avanti più determinato di prima - dice trionfante - questa sentenza non assolve solo me, ma un’idea: chi usa gli immigrati oggi ha perso, contrastare l’invasione organizzata e finanziata non è reato».
Ma con ogni probabilità il processo si trascinerà pure in secondo e terzo grado di giudizio, perché la procura non si arrenderà facilmente: e dal sorriso sotto i baffi che si lascia scappare Matteo è evidente che non gli dispiaccia la prospettiva politica di restare ancora molto tempo sotto i riflettori, dopo aver vinto il primo round sui migranti.
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