Regionali in Veneto, prove d’intesa a destra: «Il candidato non sarà un civico»
Vertice del centrodestra a Gallio: FdI, Lega, Forza Italia e Udc bocciano l’ipotesi civica e rivendicano un candidato radicato. Cortelazzo: «Basta pagliacciate sui ricorsi». Stefani: «Zaia ancora protagonista, anche senza corsa diretta»

Un candidato civico del centrodestra alla presidenza della Regione? No e poi no, è il coro unanime dei leader della coalizione, discorde su altri versanti, compatta nel sentenziare che al Veneto non serve «un dilettante allo sbaraglio» prestato alle istituzioni (imprenditore, accademico o scienziato che sia) bensì «un amministratore radicato sul territorio, capace di interagire con la comunità».
Il confronto
Parole di Luca De Carlo (FdI), Alberto Stefani (Lega), Piergiorgio Cortelazzo (Forza Italia) e Antonio De Poli (Udc), l’ideatore della Spring School, la scuola di formazione politica giovanile che, all’indomani del niet al terzo mandato ad opera della Corte costituzionale, ha riunito i parlamentari in un albergo di Gallio secondo un timing imprevedibile quanto allettante.
«Vertice pubblico del centrodestra», l’ha definito Luca Ubaldeschi, il direttore dei quotidiani Nem chiamato a coordinare un dibattito che ha preso le mosse dall’onore delle armi (frammisto a nostalgia e sollievo) al governatore più votato nella storia del giornalismo italiano.
Tributi formali dagli alleati, scontato il rimpianto di Stefani (già artefice della proposta di proroga e ora serio candidato alla successione), schietta la conclusione di Cortelazzo: «Ricorsi? Spiragli? Basta con le pagliacciate, sapevamo tutti in partenza che il tentativo di eludere una legge dello Stato era destinato al fallimento».
Tant’è. Il Carroccio rivendica la «continuità amministrativa» nelle regioni nordiste, chiarendo che non accetterà mai di cedere il timone… «Tutti hanno il diritto di aspirare alla presidenza, inclusa Fratelli d’Italia che qui ha raccolto il miglior risultato d’Italia, noi privilegiamo l’unità rispetto ai calcoli di potere ma rifiutiamo rendite di posizione e diktat», commenta De Carlo. Il senatore, en passant, non considera affatto il Veneto l’ultima spiaggia tricolore – «Nelle Marche vinceremo, in Campania ce la giocheremo alla grande e poi ci sarà la Lombardia…» – e lascia intendere che i giochi sono tutt’altro che conclusi.
Lista Zaia
«Serve generosità da parte di tutti, abbiamo il dovere di individuare e sostenere lealmente il candidato migliore, al di là della casacca», ecumenizza De Poli mentre il pungente Cortelazzo lamenta che «Il monocolore leghista ha ristretto gli interlocutori, mentre oggi si apre una fase nuova, nessuno intende abiurare il passato ma occorre guardare avanti e rispettare la pari dignità».
Puntura di spillo di Ubaldeschi: la lista Zaia (volata oltre i 44 punti percentuali nel 2020) sarà nuovamente della partita o sconterà il veto dei partner? «Il presidente ha scritto una storia importante di questa terra e ci lascia un patrimonio che non andrà disperso, sono convinto che la prossima battaglia elettorale lo vedrà ancora protagonista, sia pure in una veste diversa», si accalora Stefani, spalleggiato nell’occasione da De Poli («Il suo contributo di esperienza sarà prezioso»), lesto a segnalare sanità, assistenza sociale, pmi e agricoltura quali «priorità assolute» del quinquennio a venire.
Di avviso diverso l’azzurro: «Non si è mai vista una lista nominale diversa da quella del candidato presidente. Non ne comprenderei il senso, l’elettore non è uno sprovveduto, premia Zaia se è davvero in corsa per la presidenza, altrimenti si rivolge altrove. E, comunque, il 77% centrato cinque anni fa, in circostanze eccezionali e irripetibili, non fa testo». Prudente ma scettico il meloniano De Carlo: «La scelta spetta al tavolo nazionale, non certo a me. Che posso aggiungere? Se la Lega è disposta a dimezzare i consensi, allora proceda pure, in queste condizioni una lista Zaia danneggerebbe loro, non certo noi o i forzisti. Ricordo che alle comunali 2018 di Treviso, nell’unico precedente rappresentato dalla civica Zaia-Gentilini a sostegno di Mario Conte, l’esito fu modesto».
Prove d’intesa...ancora
Morale (provvisorio) della favola? Il centrodestra ricerca un’intesa, prova ad abbassare i toni e attende la benedizione di Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani.
Certo non coltiva l’ombra di un dubbio sull’esito vittorioso della sfida novembrina: al riguardo, in due ore di botta e risposta, l’avversario di centrosinistra non è stato nominato neppure di sfuggita.
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