Regionali in Veneto, Gasparri lancia Tosi governatore e Zaia tira dritto

Tosi e Gasparri suonano la carica per le Regionali: «Sì al limite dei mandati e non credete ai leghisti, non ci sarà nessuno strappo». Luca Zaia apprezza l’assist di Salvini sulla proroga fino alla primavera 2026

Enrico Ferro e Mattia Toffoletto
Flavio Tosi con Maurizio Gasparri
Flavio Tosi con Maurizio Gasparri

Prudenti sull’autonomia, decisi contro l’aumento delle tasse, fermi sui due mandati per i governatori e convinti a colmare il gap creato da Zaia che li ha esclusi dalla giunta regionale. Forza Italia scalda i motori a circa un anno dalle elezioni in Veneto.

E lo fa con la consapevolezza di un partito finalmente in salute, dopo gli anni di terapia intensiva seguiti alla caduta di Galan.

C’è il segretario regionale Flavio Tosi che non le manda a dire e ha il sostegno di tutta la struttura dirigenziale, a partire da Antonio Tajani. Ieri poi a Padova c’era anche il senatore Maurizio Gasparri che, di fatto, smonta gli annunci bellicosi della Liga Veneta. «Impossibile uno strappo, il centrodestra è unito e si muove unito», dice.

Maurizio Gasparri alla sede regionale di Forza Italia
Maurizio Gasparri alla sede regionale di Forza Italia

Forza Italia in Veneto giunge da uno strappo importante con la Lega di Zaia: il partito in blocco ha annunciato che voterà contro l’aumento dell’Irap deciso dal presidente e dai suoi. «L’abbiamo saputo dai comunicati stampa», ha puntualizzato Tosi. «Già questo non è proprio il massimo, in più noi siamo contro l’aumento delle tasse».

L’asse Tosi-Gasparri per il Veneto

Tosi e Gasparri sono concordi nell’evidenziare l’anomalia veneta che riguarda il partito fondato da Silvio Berlusconi, che attualmente, sondaggi alla mano, è anche la seconda forza della coalizione di centrodestra.

«Per una scelta unilaterale di Luca Zaia siamo fuori dall’amministrazione del Veneto», ha sottolineato più volte Tosi. «Ma tra un anno questa situazione cesserà e Forza Italia tornerà dove merita di essere».

Un concetto ripreso anche dal deputato Piergiorgio Cortelazzo. «Questa modalità che siamo forza di maggioranza ma ci comunicano le scelte attraverso i giornali non può reggere».

Ed è un po’ il simbolo dello strapotere di Luca Zaia, che forte del consenso elettorale non ha bisogno di condividere l’azione di governo con altre forze politiche. Un aspetto questo che induce i forzisti (e non solo) a battersi per il limite dei mandati, in modo da chiudere una stagione politica gestita spesso con il piglio di un sovrano.

«Nulla di personale contro di lui, è un bravissimo politico ma noi siamo per due mandati al massimo», puntualizza il senatore.

L’incontro alla sede regionale

La riunione alla sede regionale del partito, a Padova, è stata anche l’occasione per presentare due nuovi innesti: il sindaco di San Pietro Mussolino Gabriele Tasso e il consigliere comunale di Vicenza Leonardo De Marzo, il primo strappato a Fratelli d’Italia e l’altro alla civica dell’ex sindaco Francesco Rucco.

I forzisti puntano sui giovani e tornano a riempire le sale. Riforma dell’autonomia differenziata? «Vogliamo portare avanti questa legge ma non possiamo non tener conto delle osservazioni della Corte costituzionale», ha ricordato Gasparri.

Ovvio che il clima da qui ai prossimi mesi si faccia incandescente anche per le trattative sulla scelta del candidato del centrodestra. La Lega non vuole mollare il Veneto ma in Fratelli d’Italia sono intenzionati a sfruttare il vento in poppa per piantare una bandierina importante in una regione del Nord.

Salvini, in una intervista a questo giornale, ha detto addirittura che a decidere il candidato saranno Lega e FdI, perché Forza Italia è già sovrarappresentata.

Clima teso con gli alleati 

Gasparri ridacchia e risponde con diplomazia: «Parteciperemo, diremo la nostra e saremo uniti. Ma soprattutto, non commettiamo gli errori commessi in Sardegna». Possibile uno strappo della Lega? «Impossibile», ribadisce. Tosi lo spalleggia.

«Uno strappo sarebbe possibile se ci fossero solo le regionali in Veneto, ma dovendo andare insieme dappertutto non può essere che in Veneto succeda una cosa diversa. Si voterà anche in Puglia, Campania, Toscana, Marche, Valle d’Aosta e comune di Venezia. La candidatura di Galan venne decisa a Roma, quella di Zaia pure, sarà così anche stavolta».

Dunque stop alle trombe della Liga, che da tempo ormai minaccia la scissione nel caso in cui il famigerato tavolo nazionale scelga di assegnare il Veneto a FdI. «Che poi parlano tanto di autonomia e chiedono di far gestire a Roma la Pedemontana. Mi sembra esattamente il contrario dell’autonomia», evidenzia Tosi, ridacchiando sotto i baffi. E i suoi lo vogliono candidato presidente.

(EF)

Luca Zaia tira dritto 

Il governatore del Veneto Luca Zaia
Il governatore del Veneto Luca Zaia

La sentenza della Corte Costituzionale? «Stiamo andando avanti, non abbiamo paura di rallentamenti». I distinguo degli alleati? «Possibili in democrazia. Più che altro l’Italia ha il suo tallone d’Achille nelle riforme». Le liti fra Lega e Forza Italia? «Non c’è cittadino veneto che, girando l’Italia, non si senta orgoglioso: 14 anni fa, con un’altra guida, non era la stessa cosa. Non ho intenzione di fare polemiche: siamo alleati dal 1995, devo espiare un peccato se ho 35 consiglieri della Lega? ».

Luca Zaia non teme intoppi sul percorso dell’autonomia differenziata e respinge con forza le opposte visioni che arrivano su più ambiti, a livello regionale e nazionale, dagli alleati, Forza Italia in particolare. Riassumendo: a me interessa governare e centrare l’obiettivo dell’autonomia.

E nessun timore che le modifiche richieste al Parlamento dalla Corte Costituzionale possano alimentare ulteriori malesseri. Quanto alla proposta di Matteo Salvini di collocare le Regionali nel post-Giochi, nella primavera 2026, il parere è favorevole, «ma in ogni caso sarà sempre scritto che le Olimpiadi le ho portate io».

La rivoluzione necessaria

Bolla invece come «pura fantascienza» l’ipotesi di sostituire, alla guida del Coni, Giovanni Malagò, in scadenza come il presidente del Veneto.

Di alleati e autonomia, di futuro e Giochi, Zaia ha discusso ieri sera, alla Lovat di Villorba, alla presentazione del nuovo libro “Autonomia. La rivoluzione necessaria” (Ed. Marsilio): con lui a dialogare Luca Ubaldeschi, direttore dei quotidiani del gruppo Nem. I confronti con Forza Italia, qualche prudenza degli azzurri (ieri Maurizio Gasparri) sul tema dell’autonomia differenziata, non vuole sentirli come un tradimento. «Non hanno votato contro, l’autonomia ha il merito di essere stata la prima riforma affrontata da questo governo», riflette Zaia, «probabile ci sarà qualche distinguo: oggi sono tutti concentrati sul Sud, ma sarebbe ora di occuparsi di chi produce un Pil come il nostro».

Lo smarcamento dei forzisti – traduci: il confronto Salvini-Tajani – era iniziato in estate con lo ius scholae, per poi allargarsi ad altri argomenti. «Non sono preoccupato», ribatte, «qualcuno dice che abbiamo sbagliato su tutto, io preferisco non dire nulla. Rispetto la posizione di tutti, il popolo guarda e giudica».

Veneto sulle montagne russe

Zaia non si nasconde dietro al calo di consensi del partito: «Abbiamo vissuto risultati migliori e peggiori. Non è un momento facile, fondamentale tenere la barra dritta».

Inevitabile tornare sulla sentenza della Consulta dopo il ricorso di quattro regioni a guida centrosinistra in merito alla legge sull’autonomia: «Le modifiche richieste dalla Corte sono fattibili. Purtroppo c’è la sentenza e c’è la sua mistificazione secondo cui il governo ha perso. Intanto la sentenza vera e propria la leggeremo forse lunedì. E la Corte dice che la legge è costituzionale. Il vero problema non è l’autonomia, ma un Paese che non accetta di riformarsi». Un assist per ricordare il referendum che bocciò la riforma Renzi: «Sì, c’era la parte buona del Senato delle Regioni, ma c’era anche lo svuotamento delle competenze regionali. Votai contro: Renzi è fra i più convinti anti-autonomisti».

Citato nel libro è pure Jannick Sinner, oggi sportivo simbolo d’Italia: «Simbolo di una provincia autonomia, la prova provata che l’autonomia non è lo spacca Italia». Lo slogan della riforma madre della Lega.

(MT)

 

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