Salvini confermato segretario della Lega, il congresso lo acclama
Eletto per la prima volta nel 2013, per lui è la terza conferma: resterà in carica fino al 2029. Contro Bruxelles, con i sovranisti e le destre europee

L’Europa dei muri sul palco della nuova Lega, con Marine Le Pen, Bardella, Abascal e Orban. L’internazionale sovranista di Matteo Salvini si chiude con un colpo di teatro, la consegna della tessera della Lega all’ex generale Roberto Vannacci. «Una tessera arancione, da militante», osserva chi se l’è dovuta guadagnare con anni di gazebo e volantinaggi. Ma poco prima di essere riconfermato per acclamazione, il segretario federale torna a ripetere il suo nuovo mantra: «Dobbiamo aprire il partito a chi è più bravo di noi». E per lui il più bravo è l’ex ufficiale della Folgore, che sul palco di Firenze apre il suo intervento parlando di quando con la divisa da soldato si lanciava nel vuoto in missione.
La nuova Lega?
Alla Fortezza da Basso, però, la divisa di Vannacci è un completo gessato e la sua prossima missione sarà fondere il movimento “Mondo al contrario” con il partito che fu di Umberto Bossi. Dopo aver avuto la tessera è pronto a ricevere l’incoronazione come vice di Matteo Salvini, che punta così a staccare Forza Italia nella gara di consenso interna al centrodestra.
Contro Bruxelles, con i sovranisti e le destre europee. Matteo Salvini è stato riconfermato con tifo e cori da stadio. Resterà in carica fino al 2029. Ma oltre allo statuto adesso dovrà modificare anche l’archivio delle frasi celebri di Umberto Bossi, a partire da quella pronunciata durante una infuocata riunione di segreteria.
«Qui non c’è posto per i fascisti», disse, minacciando di andare a cacciarli casa per casa. Trent’anni anni dopo un fan della Decima Mas sta per essere promosso tra i numeri due del partito. È la novità più impattante tra quelle presentate al congresso leghista, da cui Matteo Salvini esce con un mandato forte da parte della sua base. Ma il brusio sotterraneo degli scontenti non si placa, anzi raddoppia. Perché oltre alle perplessità dei leghisti della prima ora si aggiungono quelle dei vannacciani. Tanto per citarne uno, Fabio Filomeni grida al tradimento. «Mi dispiace per quel mezzo milione di italiani che gli avevano dato il voto», dice l’ormai ex scudiero, che stava a capo dell’associazione nata dopo la pubblicazione del libro.
Vannacci: Trump, esercito e sicurezza
Vannacci tira dritto, dal palco illustra il suo posizionamento e parla già a nome del Carroccio. «La Lega oggi vota convintamente contro questa commissione europea, le cui politiche scellerate sono alla base della crisi nella quale ci troviamo e non i dazi di Trump», ha detto. «Siamo favorevoli all’ammodernamento dell’esercito nazionale, che è presidio di sovranità nazionale e di interessi esclusivamente italiani, ma contrari a un esercito europeo che altro non farebbe che distruggere quella che è la nostra sovranità». Parla di principi Vannacci, di onore, di lotta. E giudica il Green deal un’assurdità.
«La Lega oggi è l’unico partito sovranista in grado di incidere», continua. «È autonomista ma deve essere sovranista in Europa, perché altrimenti questa autonomia ce la mangia come Gargantua Bruxelles, che non aspetta altro».
Il messaggio di Giorgia Meloni
Dalla due giorni di congresso leghista esce però un’altra istanza forte che Matteo Salvini è deciso a portare alla premier Giorgia Meloni: vuole riprendersi il Viminale. Dopo essere uscito con un’assoluzione piena dal caso Diciotti, il Capitano desidera più di ogni altra cosa tornare a ricoprire il ruolo di ministro dell’Interno. Alcuni segretari regionali della Lega, tra cui Riccardo Molinari, Massimiliano Romeo e anche lo stesso Alberto Stefani, nei loro interventi hanno introdotto il tema di un ritorno di Salvini in quel ruolo. E lui, abile, ha colto la palla al balzo per trasformarla in una istanza collettiva da portare a Giorgia Meloni.
Il tutto sulla pelle di Matteo Piantedosi che, da uomo dello Stato, continua a lavorare a testa bassa. Infatti, tra tutti, è Massimiliano Fedriga ad alzare la manina per difenderlo. «Matteo Piantedosi sta facendo benissimo il suo lavoro», ha evidenziato il governatore del Friuli Venezia Giulia.
Ma Salvini non vuole sentire ragioni e nel suo discorso finale, prima della ola dei duemila militanti fa sapere che intavolerà la discussione con la premier.
Luca Zaia
Contestualmente, il suo ventriloquo Andrea Crippa dice che Piantedosi potrebbe candidarsi alla presidenza della Regione Campania. Insomma, c’è più di qualche indizio per pensare che il Capitano tornerà alla carica con la richiesta di un cambio di ministero. Nella partita potrebbe entrare anche il presidente Luca Zaia, magari prendendosi le Infrastrutture e i Trasporti se la Corte costituzionale metterà fine per sempre al suo sogno di ricandidarsi alla guida del Veneto.
I fan del cambio nella squadra di governo sembrano però esaurirsi nel cerchio magico di Salvini.
Fuori dalla fortezza fiorentina, tra gli alleati, la proposta viene vista come un rimpasto ad personam, né necessario né voluto. E la premier, nei cinque minuti di videomessaggio, non ha minimamente accennato la questione
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