Schlein: «Stop ai negoziati sull’Autonomia differenziata»
Nessun dietrofront sul no al terzo mandato da parte della segretaria del Pd, tra Veneto e Friuli Venezia Giulia: «Dove abbiamo governato bene abbiamo trovato una soluzione di continuità»
Di questioni “politiciste” o alchimie elettorali di là da venire, non vuol parlare: fedele alla sua cifra abituale, reduce da incontri con gli operai di Marghera, Elly Schlein resta incollata a temi attuali: «Meloni venga in aula a spiegare perché abbiamo liberato un terrorista libico e per quale altro motivo oscuro non fa dimettere la ministra Santanché rinviata a giudizio».
La segretaria del Pd scuote l’albero dove sta seduta la premier, lo ha fatto in queste ore in giro per il Veneto e Friuli Venezia Giulia, parlando con sindacati, giovani, famiglie incrociate negli ospedali. «Politiche industriali ed energetiche, piccole e micro imprese, casa», saranno il cuore della campagna elettorale del centrosinistra. Una sfida che Schlein vuole affrontare «costruendo un programma non da soli, ma dialogando con le altre forze di opposizione regionali, politiche e civiche, per costruire un’alternativa insieme e scegliere un candidato per battere le destre».
Quanto al terzo mandato invocato anche da Massimiliano Fedriga, la leader Pd conferma un no secco e annuncia che in Campania cercherà un accordo con il governatore uscente De Luca per la migliore soluzione, «ma senza marce indietro».
Premessa: ora che il referendum sull’Autonomia regionale è finito su un binario morto, che farete?
«Il governo deve prendere atto della sentenza della Consulta che ha colpito al cuore la riforma Calderoli e deve fermare le intese già avviate con alcune regioni come il Veneto. Detto questo, speravamo di poter sottoporre questa riforma sbagliata al voto dei cittadini e faremo battaglia in parlamento sulle norme che dovranno adottare».
Tema caldo: Santanché prima del rinvio a giudizio per truffa all’Inps non si dimetterà. Voi presenterete una mozione di sfiducia?
«Noi abbiamo chiesto a Meloni di pretendere queste dimissioni, ricordo che alla conferenza stampa del 9 gennaio disse che in caso di rinvio a giudizio avrebbe valutato che fare. Invece ancora niente. Il suo silenzio imbarazzato dimostra che c’è un problema di classe dirigente in questo governo ed è un altro segno della sua incoerenza. Ma come? Prometteva di abbattere le accise ai benzinai e le hanno alzate di soppiatto. E poi: aveva detto che avrebbe dato la caccia ai trafficanti nel globo terracqueo e invece li libera. Ne avevano arrestato uno in Italia e lo hanno rimandato a casa».
Perché secondo lei?
«La premier deve venire in aula a fare chiarezza, ancora non ci ha messo la faccia. Si nasconde dietro i suoi ministri. Ci sono aspetti per nulla trasparenti sul perché sia stato ignorato il mandato di arresto internazionale e perché sia andato un aereo italiano a prenderlo. Una vicenda di una gravità inaudita, ci spieghi che motivo si nasconde dietro questa liberazione».
C’è il rischio che la new wave di Trump sui rimpatri di massa di immigrati irregolari possa essere copiata anche dai sovranisti europei?
«L’unica cosa che hanno fatto i sovranisti italiani è costruire prigioni vuote in Albania quando c’è una carenza di organico di forze dell’ordine. Propaganda sulla pelle dei fragili e a spese degli italiani».
Da questo rapporto privilegiato con Trump cosa ne può derivare all’Italia?
«Davanti alle sfide che abbiamo di fronte sarebbe preoccupante far valere il principio del “si salvi chi può”. Abbiamo bisogno di un’Europa più forte e integrata, che punti ad un’autonomia strategica e alla sovranità energetica, di politica industriale e di difesa comune. Meloni si sarà chiesta perché era da sola all’insediamento di Trump. Il rischio è che gli amici di Trump si prestino a indebolire e frammentare l’Ue che sarebbe un grave danno anche per l’Italia. Ma la dico anche in un altro modo».
Prego.
«I governi nazionalisti alleati di Meloni, non credono negli investimenti comuni e sarebbe un grave danno per le imprese, che saranno le prime a pagare, specie al nord, la guerra dei dazi di Trump. Servono politiche industriali: di questo abbiamo parlato con i lavoratori del petrolchimico di Marghera, un polo che si sente abbandonato, che richiede nuovi investimenti per una riconversione di questi siti».
C’è poi il pressing della Lega sul terzo mandato. Fedriga chiede una mediazione nella maggioranza, si vede che la Lega vuole riaprire la partita. Voi terrete il punto sulla linea del no?
«Sì, teniamo il punto: il principio vale per tutti e noi dove abbiamo governato molto bene, come a Bari e in Emilia Romagna, abbiamo trovato insieme una soluzione condivisa di continuità del buon governo».
E la state cercando con De Luca una soluzione per la Campania?
«Lavoriamo per trovarla, ma di certo non facciamo un passo indietro».
A proposito, concorda con l’idea di Dario Franceschini che potete battere la destra anche divisi? Pensa sia giusto andare ognuno per conto suo al voto, solo con accordi elettorali nei collegi maggioritari e senza concordare un programma o fare una coalizione?
«Preferisco i temi concreti, non entrerei in questo dibattito».
Ma come spiega che il governo, pur tradendo promesse sulle tasse e sulle pensioni, conservi ancora un alto consenso?
«Loro sono lì da due anni, alcuni degli effetti negativi di queste scelte si vedranno con il tempo e continuano a farsi belli di dati che vanno letti bene: se i dati sull’occupazione sono positivi siamo contenti. Ma dietro quell’aumento, si vede che i giovani e le donne fanno molta fatica. Il problema della denatalità è figlio della precarietà. Quindi i dati veri dell’economia vanno spiegati bene alla gente».
Un’ultima questione: oggi commemorate Giulio Regeni: il governo ha fatto di tutto per arrivare alla verità?
«È stato vergognoso definire per decreto l’Egitto un paese sicuro dopo quanto accaduto. Il governo non può continuare come se nulla fosse ad avere relazioni con l’Egitto, che ha deciso di non collaborare e coprire i responsabili. Serve molto più impegno per ottenere piena verità e giustizia. Sarò come sempre al fianco della Famiglia Regeni, seguiamo il processo in corso da cui emergono cose terribili».
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