Salute e terzo mandato, la doppia partita che sta spaccando il centrodestra in Fvg

Il nuovo piano oncologico regionale spacca la maggioranza e apre due fronti: quello territoriale-sanitario (dove il Pordenonese si sente penalizzato) e quello politico (con FdI che cerca la fuga in avanti). Qui ricostruiamo le tappe della vicenda

Edoardo Anese, Anna Buttazzoni, Christian Seu

Disegnare la sanità del futuro, in Friuli Venezia Giulia, ha reso il finale di 2024 e l’inizio di 2025 ricchi di tensioni e insidie, per la maggioranza politica di centrodestra in regione.

Due i fronti: sanitario, con il Pordenonese che si sente penalizzato dai contenuti del nuovo piano oncologico regionale, e politico, con Fratelli d’Italia in posizione delicata, in vista delle comunali di primavera nella stessa Pordenone e a Monfalcone. Da un lato la necessità di vicinanza ai territori e ai loro elettori, dall’altro il patto di fedeltà con la coalizione di governo.

Ecco, per tappe, quanto accaduto finora.

Piano oncologico regionale 2025-2027 

Tutto nasce con la presentazione di questo documento: il “Piano oncologico regionale 2025-2027”. L’obiettivo della Regione è alzare la qualità dell’assistenza ai pazienti oncologici valorizzando i punti di eccellenza e introducendo nuove sinergie. Per riuscirci il direttore della Rete oncologica regionale (Ror) Gianpiero Fasola, incaricato di sovrintendere a questo delicato passaggio, il 18 dicembre 2024 a Udine illustra il piano 2025-2027 al Consiglio delle autonomie locali.

Insieme al piano della Ror vengono presentate le linee annuali per la gestione del servizio sanitario regionale per il 2025.

Le indicazioni del Piano oncologico nazionale e le scelte della Regione – si legge nel documento – sono orientate a mantenere quanto più possibile vicine alla residenza del paziente oncologico le prestazioni che abbiano caratteristiche di cronicità (terapie mediche, visite di controllo, terapie sintomatiche e di supporto, cure palliative, fine vita).

Un approccio diverso riguarda prestazioni occasionali o uniche nel percorso di cura (per esempio l’asportazione di un tumore) per le quali siano richieste specifiche competenze e/o risorse tecnologiche e organizzative.

Tutte le indicazioni (scientifiche, metodologiche, normative) guidano verso la concentrazione in un numero limitato e definito di centri, selezionati nell’ambito della Ror in base a criteri trasparenti per assicurare i migliori esiti per i pazienti.

Rispetto alla revisione della Rete chirurgica e oncologica, Riccardi precisa: «Nessun ospedale verrà chiuso, ma prevediamo una netta distinzione tra hub e spoke e una specializzazione nel rapporto tra i due tipi di struttura».

Questo consentirà di alzare la casistica e di introdurre un elemento di attrattività nella mobilità delle limitate competenze professionali disponibili.

Le scelte sulla concentrazione delle attività di chirurgia oncologica saranno adottate sulla base di criteri e di un approccio metodologico trasparenti, aggiungerà poi Fasola. I criteri principali terranno conto anche dell’epidemiologia e dei volumi di attività delle sedi ospedaliere.

Depotenziato il Friuli occidentale? 

E cosa succede adesso? Entra in campo la politica. Fratelli d’Italia a Pordenone, da Emanuele Loperfido (deputato e segretario provinciale del partito) ad Alessandro Ciriani (europarlamentare ed ex sindaco della città), prende subito le distanze da un disegno volto a depotenziare il Friuli occidentale in generale e l’ospedale di Pordenone e il Cro in particolare.

«Il Cro di Aviano resti risorsa strategica per l’intera regione e il Paese, mantenendo e potenziando la sua capacità di attrazione che si estende dal Meridione al vicino Veneto» fa loro eco Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico e della Fondazione Cro Aviano onlus, che non esclude in futuro «un’azienda sanitaria unica tra Pordenone e Udine».

Il sindacato Nursind stigmatizza l’intenzione «da parte della Regione di commissariare il Centro di riferimento oncologico di Aviano, mettendo tutto in capo al direttore generale dell’Azienda sanitaria».

Compatta, l’opposizione condanna i contenuti del nuovo piano oncologico regionale. I dem scendono in piazza a Pordenone. In due ore consegnano ai cittadini cinquecento volantini stampati con la lettera inviata dai primari dell’ospedale Santa Maria degli Angeli alla terza commissione regionale (quella che si occupa di salute).

In una provincia reduce dalla chiusura dei punti nascita all’ospedale di San Vito al Tagliamento al Policlinico San Giorgio, un ulteriore depotenziamento della Sanità del Friuli occidentale, con tagli e sinergie tra Santa Maria degli Angeli e Cro, è vista come un affronto.

Le reazioni in corsia a Pordenone

I primari dell’ospedale di Pordenone, attraverso una missiva inviata al governatore Massimiliano Fedriga, all’assessore alla Salute Riccardo Riccardi e alla Terza commissione, auspicano una revisione del documento, «che penalizza - si legge nella lettera - l’attività chirurgica oncologica del nostro presidio».

Ci sono voluti nove anni - evidenziano - per costruire un sistema di chirurgia oncologica complessa capace di rendere Pordenone un punto di riferimento a livello regionale e non solo. Un sistema, sostengono, che oggi rischia di venire smantellato dal nuovo piano oncologico regionale, che punta ad accentrare gran parte delle discipline a Udine. Solo l’ospedale Santa Maria della Misericordia, infatti, conserverebbe tutte le funzioni di chirurgia oncologica, mentre gli altri presidi verrebbero privati della possibilità di trattare alcune patologie.

I primari di Pordenone bocciano il piano oncologico regionale: «Penalizza il nostro ospedale»
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Una veduta dell’ingresso del nuovo ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone

Tra i tagli previsti dalla riforma, l’ospedale di Pordenone non potrebbe più operare le neoplasie del polmone, dell’esofago e del pancreas. Ciò che lascia perplessi i medici è il fatto che, in alcune delle specialità eliminate, il Santa Maria degli Angeli ha registrato numeri più elevati rispetto al presidio di Udine, al cui interno sono operative due chirurgie.

Per quanto riguarda il pancreas, per esempio, sono venti gli interventi eseguiti a Pordenone, a fronte dei sedici fatti a Udine dai due reparti. Depotenziare il reparto, secondo i primari, porterebbe conseguenze negative anche nell’ambito della chirurgia robotica. Nel 2024 sono state operate a Pordenone cento neoplasie maligne col robot,il numero più alto di tutta la regione.

 

Le reazioni a Udine

Di segno opposto le reazioni a Udine. «Il Santa Maria della Misericordia è perfettamente in grado di assorbire la mole di lavoro richiesta» dal piano oncologico regionale, assicura il direttore generale dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale Denis Caporale, che aggiunge:

Ci sarà una risposta migliore per l’utenza senza “rubare” attività ad altri ospedali e Aziende sanitarie.

L’ordine dei medici e la fuga dei professionisti

A Pordenone, intanto, non protestano soltanto i chirurghi. Il presidente dell’Ordine dei medici Guido Lucchini dichiara che «Il nuovo piano oncologico regionale rischia di depotenziare la sanità pordenonese e causare una fuga di personale senza precedenti. L’azienda Giuliano Isontina perderebbe la possibilità di trattare chirurgicamente le neoplasie del pancreas e dell’esofago, nonostante il prestigio di sede universitaria.

Il Santa Maria degli Angeli di Pordenone, come detto, non potrebbe più operare le neoplasie del polmone, dell’esofago e del pancreas, mentre il Cro dovrebbe limitarsi alla chirurgia del grosso intestino (colon e retto) e della mammella. San Vito al Tagliamento, infine, con un primario di recente nomina sarebbe addirittura tagliato fuori dalla possibilità di trattare qualunque tipo di patologia oncologica».

Si registra anche il disappunto tra i giovani chirurghi, tanto che più di qualcuno rende noto a Lucchini di voler abbandonare la struttura pordenonese. «Che figura farebbe il nuovo ospedale di Pordenone, inaugurato poco meno di un mese fa – prosegue il presidente dell’Ordine dei medici - se perdesse, ancora prima di partire, la chirurgia polmonare e del pancreas, da sempre eseguite nella sede attuale?»

Quali giustificazioni daremo all’utenza? Perché non si potrà operare domani quello che si poteva operare ieri?

La nomina dei direttori generali 

A questa tela intricata di numeri, interventi e botta e risposta, si aggiunge un altro tassello. Il 20 dicembre viene votata la nomina dei direttori generali delle Aziende sanitarie: Antonio Poggiana (Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina), Denis Caporale (Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale), Stefano Dorbolò (Azienda regionale di coordinamento per la salute), Giuseppe Tonutti (Azienda sanitaria Friuli Occidentale e Centro di riferimento oncologico Irccs di Aviano),Francesca Tosolini (Irccs materno infantile Burlo Garofolo)

 

Tosolini e Tonutti firmano gli atti con decorrenza dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2029, ad eccezione di quello del Cro di Aviano, il cui termine è fissato al 31 dicembre 2026. 
E qui ancora un’avvisaglia che desta preoccupazione nella politica della Destra Tagliamento.
La nomina fa passare l’interim di Giuseppe Tonutti, direttore generale sia dell’Azienda ospedaliera Friuli occidentale sia, per ora ad interim, del Cro. Un unico nome per due strutture. 

 

Una partita che si gioca su più tavoli: cosa succede nel centrodestra in Friuli Venezia Giulia
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Trieste, piazza Unità: il palazzo della giunta regionale del Fvg

Lo strappo nel centrodestra

Lo strappo è ormai evidente e la questione sanitaria non riguarda più solo ospedali e medici ma risorse e soprattutto tavoli politici.

Fdi rende nota una lettera, firmata da Emanuele Loperfido (deputato e segretario provinciale pordenonese del partito), Alessandro Ciriani (europarlamentare ed ex sindaco di Pordenone), dai consiglieri regionali Alessandro Basso (candidato sindaco in pectore a Pordenone) e Markus Maurmair e dal vicesindaco reggente Alberto Parigi.

Nell’elenco iniziale della lettera figura anche il nome dell’assessore regionale (pordenonese pure lei) Cristina Amirante, che specifica però «di non aver neppure letto il documento, inviato mentre ero impegnata fuori regione per questioni istituzionali». Non l’aveva firmato e non lo firmerà, dice, «per il ruolo che ricopro: la giunta discuterà la delibera sulla Ror prossimamente, ma mancano ancora i passaggi al Consiglio delle Autonomie e in commissione Salute».

Nella lettera Fratelli d’Italia chiede che il piano di riorganizzazione della Rete oncologica regionale

soddisfi il più possibile tutti anche distribuendo i sacrifici, ma in modo equo e paritario.

«Se il Cro è un’eccellenza e va ulteriormente rafforzato, a parole tutti lo sostengono, si persegua questa strada senza esitazioni e con chiarezza altrimenti si alimenta il retropensiero di una strategia tesa a indebolirlo per favorire altre visioni territoriali»

Il partito, poi, invita a rispettare e tenere in considerazione l’opinione dei primari pordenonesi. Indicativa l’assenza all’inaugurazione del nuovo ospedale di Pordenone, il 16 dicembre 2024, struttura che FdI avrebbe voluto interamente nuovo in Comina e non come parziale riedificazione di quello esistente in via Montereale.


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Il silenzio di Fedriga e la corsa di Basso

Il presidente Massimiliano Fedriga non commenta, lasciando il compito ai segretari dei partiti. Ma le voci sull’asse Trieste-Pordenone-Udine raccontano di un governatore irritato per la sortita dei patrioti.

Primo effetto: salta il vertice dei partiti di maggioranza che aveva come scopo delineare e dirimere la questione delle candidature per le Comunali di Pordenone e Monfalcone.

Passano poche ore e Alessandro Basso anticipa i tempi, annunciando la presentazione della propria candidatura a sindaco di Pordenone. Appuntamento, alla faccia della scaramanzia, venerdì 17 gennaio alle 19, in Fiera a Pordenone, luogo che ai meloniani porta bene, visti i precedenti dell’attuale europarlamentare Alessandro Ciriani, che più volte ha scelto quella sede per lanciare, con successo, le proprie sfide elettorali.

 

L’intervista di Ciriani e le parole di Fedriga 

Le carte dunque sono tutte sul tavolo. Sì perché, se lo scontro è montato dal pretesto del piano oncologico regionale, un’intervista del ministro Luca Ciriani sul terzo mandato (che ha ufficialmente chiuso la partita da parte del governo Meloni) ha fatto esplodere la questione vera. Chi comanda nel centrodestra? Chi è a favore del terzo mandato in regione dove si registra già il favore di Lega e Lista Fedriga. E FdI? A sentire il ministro pordenonese no. In un’intervista al Messaggero Veneto, il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga rompe il silenzio: «Sul terzo mandato deciderà il consiglio regionale».

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Il presidente della Regione Fvg, Massimiliano Fedriga

In verità Ciriani, sempre nell’intervista con oggetto “terzo mandato”, ha fatto qualcosa in più. Ha messo in fila le Regioni dove già la Lega governa – Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia e provincia autonoma di Trento – e ha aggiunto un sibillino (neanche troppo): «Mi pare che FdI si trovi nella posizione di avere qualcosa di più». Tradotto: i prossimi candidati governatori li scegliamo noi.

Apriti cielo. Perché FdI governa il Paese, ma c’è un emancipato Friuli Venezia Giulia dove, alle Regionali dell’aprile 2023, la Lega ha incassato il 19,3% dei voti, la Lista Fedriga il 17,7 e FdI il 18,1. E il Friuli Venezia Giulia vuole affrancarsi. 

In questo quadro, è bene allora riassumere alcuni punti:

  • Il vertice di centrodestra che avrebbe dovuto fare il quadro sulle candidature di Pordenone e Monfalcone, parrebbe superato dalla corsa in avanti di Alessandro Basso, il nome di Fratelli d’Italia a Pordenone.  
  • Le elezioni a Pordenone e a Monfalcone difficilmente si terranno il 30 marzo (come richiesto dai pordenonesi), più facile il 13 aprile.
  • Sulla sanità restano le tensioni, l’incontro fra il governatore e i primari di Pordenone contrari al piano oncologico c’è stato
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L’incontro con i primari pordenonesi

Il 7 gennaio l’assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi, in un incontro con la direzione strategica del Cro di Aviano, evidenzia che «pensare di anteporre i singoli interessi alla sicurezza degli utenti è un esercizio pericoloso» e che i dati sono oggettivi e collocano le prestazioni erogate in Friuli Venezia Giulia al di sotto della soglia minima di sicurezza. Il piano, dice, è frutto del lavoro di professionisti, è triennale ed è adattabile in corso d’opera. Quanto alla fusione Asfo-Cro e alla nascita di un’azienda unica Riccardi specifica che il Cro, nonostante la nomina ad interim di Giuseppe Tonutti nel ruolo di direttore generale, manterrà la propria indipendenza.

 

L’incontro con i professionisti dell’Azienda sanitaria Friuli Occidentale, al quale hanno partecipato il governatore Fedriga e l’assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi.
L’incontro con i professionisti dell’Azienda sanitaria Friuli Occidentale, al quale hanno partecipato il governatore Fedriga e l’assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi.

E finalmente, mercoledì 8 gennaio, Fedriga e Riccardi incontrano i primari pordenonesi, giunti in corriera a Trieste provenienti dalla città del Noncello. Il governatore ha invitato a non speculare sulla salute, i professionisti apprezzano la possibilità di essere ascoltati, ma ribadiscono di attendere modifiche sul metodo di applicazione del Piano oncologico regionale.

Le parti si danno appuntamento ai prossimi tavoli tecnici di confronto. E sappiamo che la partita è tutt’altro che finita. 

 


Testi a cura di Edoardo Anese, Anna Buttazzoni, Cristian Rigo e Christian Seu 
Coordinamento editoriale di Antonio Bacci
Grafiche di Daniela Larocca

 

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