Vannacci nella Lega, il Nord Est si spacca (e Zaia tace)

Luci e ombre tra i militanti storici, per questo ingresso di prepotenza nella stanza dei bottoni. Pesano i silenzi di due esponenti autorevoli come Luca Zaia e il collega Massimiliano Fedriga

Enrico Ferro
Il tesseramento di Roberto Vannacci nella Lega spacca il fronte del Nord Est
Il tesseramento di Roberto Vannacci nella Lega spacca il fronte del Nord Est

Il popolo leghista del Nord Est incassa la novità del tesseramento di Vannacci ma le posizioni sono molto diverse. E poi c’è un silenzio eccellente, quello del presidente del Veneto Luca Zaia. Anche se, a dire il vero, neppure il collega Massimiliano Fedriga ha proferito parola. Per il resto, le reazioni del popolo del Carroccio riflettono le correnti che da sempre dividono le anime all’interno del movimento.

Prendi un Roberto Marcato, assessore regionale in Veneto e dichiaratamente antifascista. «Non ho intenzione di sprecare nemmeno una parola per Vannacci», dice convinto. Il sindaco di Treviso Mario Conte compie un esercizio di equilibrismo. «È un inserimento importante, anche da punto di vista dei valori e degli obiettivi. Saranno poi gli elettori a darci la misura sulla bontà di questa operazione. Io, dal canto mio, vivo immerso nelle esigenze della mia gente».

«Io lo consideravo già dei nostri, ora lo è anche ufficialmente», commenta Anna Maria Cisint, ex sindaca di Monfalcone e ora europarlamentare. «Io sono contenta quando entrano nel partito persone che ci possono arricchire. Lui lavora molto, ci crede, fa tutto con passione e ha grande competenza nel suo settore. Per noi è un arricchimento». Marco Dreosto, segretario regionale del Friuli Venezia Giulia, resta stretto sul segretario federale: «Ancora una volta la squadra della Lega si dimostra unita e compatta al fianco di Matteo Salvini».

«I nuovi ingressi fanno sempre bene», sottolinea Giuseppe Pan, consigliere regionale in Veneto. «Ma la nostra forza è che noi non siano né di destra né di sinistra». «Io che sono di destra, invece, sono molto contento dell’ingresso di Roberto Vannacci», dice senza timore Giulio Centenaro, anche lui consigliere regionale.

Il capogruppo leghista Alberto Villanova apprezza la novità. «Un bel colpo scenografico. Sono contento che Vannacci si sia dichiarato autonomista», dice. «Ben venga, è un trascinatore» commenta il deputato trevigiano Dimitri Coin.

Entusiasmo totale per la parlamentare Arianna Lazzarini: «Siamo contenti, è una notizia molto positiva. Ha dato una mano al partito alle Europee. Il suo ingresso è stato ufficializzato nel momento più importante».

In effetti Matteo Salvini non ha mai nascosto la gratitudine per un candidato che ha saputo portare mezzo milione di voti in un momento molto delicato per il partito. La stessa richiesta l’aveva fatta anche a Luca Zaia ma il presidente del Veneto ha rifiutato, sostenendo di doversi occupare a tempo pieno della regione che amministra. Quella gratitudine consente oggi all’ex generale di scavalcare decenni di militanza e di sistemarsi nella stanza dei bottoni della Lega.

Marzio Favero, ex sindaco di Montebelluna che ora siede in consiglio regionale in Veneto, dichiaratamente antifascista, prova a non giudicare e fornisce invece una prospettiva di orizzonte. «La vera sfida, adesso, è rispettare la mozione Stefani», dice.

«E conservare l’amministrazione di una regione come il Veneto. Ci stiamo giocando quasi 40 anni di storia del partito. Quanto all’autonomia è un aperitivo, rispetto al federalismo che abbiamo sempre chiesto».

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