L’esercito dei guariti: battere il cancro si può, lo raccontano i dati
Il 4 febbraio si celebra la giornata mondiale contro il cancro. Oltre 3,7 milioni di italiani vivono con una diagnosi di tumore, e sempre più persone convivono con la malattia per molti anni. I dati rivelano una significativa riduzione della mortalità, soprattutto nei giovani adulti, e un miglioramento delle aspettative di vita
Provate a immaginare una stanza vuota. Entrano dieci persone: sono uomini e donne, bambini, giovani, adulti e anziani. Sono fratelli, compagni, sconosciuti. Per sei di loro la vita è stata una corsa verso la guarigione perché sei di loro hanno avuto un tumore, l’hanno affrontato, aggredito e sconfitto. Il 4 febbraio si celebra la giornata mondiale contro il cancro, il “male del millennio”, come si legge spesso. Ma se troppe volte ci si concentra sui dati e i tassi di mortalità, ancora troppe poche si parla di sopravvivenza.
I dati diffusi dal report “I numeri del cancro nel 2024”, dicono che sei persone su dieci vivono dopo 5 anni da una diagnosi di cancro. Si tratta di valori medi per tutti i tipi di cancro: per alcuni sono più bassi, mentre per altri possono essere anche molto più alti. Per esempio, per i tumori della tiroide la sopravvivenza a 5 anni arriva al 92 per cento per gli uomini e al 96 per cento per le donne; per i tumori del testicolo, invece, tocca il 93 per cento. Sono infatti sempre più numerose le persone che riescono a superare la malattia o a convivere anche per molti anni con un tumore che, in tali casi, è stato possibile assimilare a una malattia cronica. Perché di tumore ci si ammala ma si guarisce e ci si convive anche. E con la prevenzione, stili di vita corretti e tanta informazione, i numeri sono destinati a crescere ancora.
L’esercito dei guariti: il quadro italiano
Nel 2024, si stima che 3,7 milioni di italiani vivano con una diagnosi di tumore, pari al 6,2% della popolazione (uno su sedici). Di questi 3,7 milioni il 56% sono donne, il 6,8 percento della popolazione femminile.
Il tumore più frequente tra chi è guarito è quello alla mammella, che colpisce 925.406 donne. Seguono il tumore alla prostata (484.882 uomini) e quello del colon-retto (442.634 persone). Il nostro Paese sta facendo passi avanti nella lotta contro il cancro e il miglioramento costante nella sopravvivenza e una riduzione della mortalità nei giovani adulti sono dati che spingono l’acceleratore su screening, prevenzione e corretti stili di vita.
Questo andamento dei tassi di mortalità ha mostrato una netta e costante diminuzione di decessi per tumori. Tra il 2006 e il 2021, il report registra un netto calo di mortalità tra i giovani adulti di entrambi sessi. In numeri spiccioli: si può stimare che, nel periodo 2007-2021, sono morte 786 donne e 939 uomini in meno. Dati ancor più incoraggianti se visti nel dettaglio con le donne che, in 15 anni, hanno visto diminuire il tasso di mortalità per tumore al seno del 16,2% e quello del polmone del 46,4%. E con gli uomini tra i 20-49 anni, che registrano un -35% di tumori ai polmoni, leucemie (31,3%) e cancro allo stomaco (38,6%).
La sopravvivenza
Nel 2024 il numero massimo di nuovi casi di tumori ha riguardato 390 mila italiani. La diagnosi di un tumore apre un capitolo nuovo nella vita dei pazienti. Ma, se preso in tempo e con altre variabili come l’età, il corretto stile di vita e l’innovazione delle cure, il numero di pagine cresce con il tempo. E anche qui arrivano i dati a confermarlo. Le persone che vivono nel 2024 dopo diagnosi di tumore da meno di 2 anni (il periodo considerato dagli esperti il più impegnativo) sono circa mezzo milione (488.751), il 13% di tutti i casi. Sale a 2,5 milioni, il 69% dei pazienti totali, quelli che hanno ricevuto da cinque anni la diagnosi. I pazienti la cui diagnosi risale, invece, a oltre dieci anni sono il 47% del totale.
In particolare, il 73% delle donne dopo un tumore al seno vive oltre 5 anni dalla sua diagnosi, il 51% anche oltre i 10 anni. Ancora, leggendo i dati dei Registri Tumori Italiani, che hanno introdotto numerosi indicatori per calcolare il numero delle guarigioni, si può vedere come le donne che hanno ricevuto una diagnosi di tumore al seno non solo hanno a disposizione nuove tecniche di approccio medico ma si stima che l’87,5 di esse guarirà avendo la stessa attesa di vita delle donne che non si sono ammalate. La percentuale arriva fino al 94,7% se la diagnosi è avvenuta da oltre dieci anni. I tempi, poi, sono cruciali: il 99,4% delle donne vive dopo un tumore diagnosticato in fase precoce alla mammella, il 91,7% al secondo stadio. Anche chi si è ammalato di colon retto, la seconda causa di decessi, ha una probabilità maggiore del 90% se la malattia viene individuata in stadio precoce.
L’Italia divisa in due
Un’Italia unita nella lotta al cancro ma con evidenti disomogeneità a livello regionale che raccontano un Paese spaccato a metà: da una parte il Nord e il Centro, dove è più facile l’accesso agli screening e la diagnosi precoce, dall’altra il Meridione dove è urgente la necessità di ulteriori investimenti nella prevenzione. Gli screening oncologici restano un'arma fondamentale per la diagnosi precoce. Nel 2023, la copertura per lo screening del tumore alla mammella ha raggiunto il 94% a livello nazionale, ma con forti differenze territoriali: mentre il Nord e il Centro hanno copertura del 100%, il Sud si ferma al 79%. Per il colon-retto, il 94% della popolazione target è stata invitata allo screening, con adesioni al 45% al Nord, 32% al Centro e solo 15% nel Sud e nelle Isole.
Il focus regionale
Numeri rassicuranti per quanto riguarda il Nordest dove Friuli Venezia Giulia e Veneto si distinguono come esempi di eccellenza nel panorama nazionale, con costanti azioni mirate e coordinate che fanno la differenza nella lotta contro il cancro. Nel dettaglio il Friuli Venezia Giulia registra tassi di adesione agli screening tra i più alti d’Italia, con una partecipazione al test del sangue occulto nelle feci superiore al 50% della popolazione target. Inoltre, la regione ha implementato strategie avanzate per la diagnosi precoce del tumore al polmone, attraverso progetti pilota di screening con TC a basso dosaggio.
Non è da meno il Veneto si conferma tra le regioni più virtuose nella prevenzione oncologica, con una copertura dello screening mammografico prossima al 100% e un forte impegno nella lotta al tabagismo, considerato un fattore di rischio chiave per i tumori polmonari.
Diritto all’oblio
Oggi in Italia per legge si è considerati guariti da un cancro quando sono trascorsi 10 anni dalla fine delle cure, e in alcuni casi persino dopo meno tempo. Infatti, dopo la pubblicazione del decreto legge sul diritto all’oblio oncologico, n. 193 del 7 dicembre 2023, in Gazzetta Ufficiale il 18 dicembre 2023, ulteriori decreti attuativi del Ministero della salute, nel corso del 2024, hanno imposto, tra le altre cose, termini più brevi, fino a un anno dalla conclusione delle cure, per alcuni tipi di tumore o situazioni. Per esempio, per chi si è ammalato prima dei 21 anni è sufficiente che siano passati 5 anni dal termine del trattamento.
Questi provvedimenti consentono alle persone guarite, per esempio, di ottenere un mutuo o un prestito, stipulare un’assicurazione, adottare un figlio o fare un concorso pubblico senza dover presentare la documentazione relativa alla pregressa malattia ed essere per questo discriminate o svantaggiate. Prima, invece, non dichiarare di aver avuto una diagnosi di cancro nel corso della vita a chiunque lo richiedesse, come banche e assicurazioni, costituiva di fatto un’autodichiarazione falsa e quindi perseguibile. Oggi si impone a ogni azienda e ogni ente di non porre questa domanda e si autorizza ogni cittadino a non rispondere, qualora venisse ancora chiesto se vi è stata o meno una diagnosi di tumore.
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