Virus naturale o ingegnerizzato? Il mistero SarsCoV-2 non è ancora svelato
Tre notizie recenti, contrastanti tra di loro, rinfocolano il dibattito sull’origine del virus.
Il 12 dicembre 2019 alcuni individui a Wuhan, in Cina, vengono ricoverati con i sintomi di una polmonite atipica che non risponde ai trattamenti. Il 1° gennaio 2020 le autorità cinesi chiudono il mercato all’ingrosso dei frutti di mare di Huanan, a Wuhan, nel sospetto che la nuova malattia sia una ripresa dell’epidemia di Sars del 2002-2004.
Il 3 gennaio la Cina informa l’Oms che i casi di polmonite atipica a causa sconosciuta sono ormai 40. Il 5 gennaio la prima sequenza del genoma del nuovo virus viene determinata; viene resa pubblica una settimana dopo, l’11 gennaio.
Il 23 gennaio l’intera città di Wuhan, 11 milioni di abitanti, è posta in stretto lockdown. Il 24 gennaio il New England Journal of Medicine pubblica la prima descrizione della nuova malattia e la prima analisi della sequenza del virus.
L’11 febbraio l’Oms conia il nome Covid-19. Sono passati soltanto due mesi dall’annuncio dei primi casi.
Il resto della storia è cosa ben nota. Quello che invece rimane ancora avvolto nel mistero è da dove Sars-CoV-2, il virus che causa Covid-19, sia arrivato. Ci sono pochi dubbi che, come anche per la Sars, la fonte originaria sia stato un pipistrello.
Di fatto, un ceppo di un coronavirus che infetta i pipistrelli, RaTG13Ma, ha una sequenza che è al 96.1% identica a quella di Sars-CoV-2. Ma come ha fatto questo virus del pipistrello ad arrivare all’uomo? Trasmesso accidentalmente attraverso un ospite intermedio, un animale selvatico che si era infettato spontaneamente e poi era stato trasportato al mercato di Wuhan, oppure “sfuggito” accidentalmente dal Laboratorio di Virologia di Wuhan dopo essere stato ingegnerizzato per aumentarne la virulenza?
Tre notizie recenti, contrastanti tra di loro, rinfocolano il dibattito. Il 2 dicembre scorso, una commissione della Camera dei Rappresentanti del governo degli Stati Uniti, dopo due anni di indagini, ha rilasciato un rapporto di 520 pagine che indica come, senza alcun dubbio, il virus sia un prodotto di laboratorio. La Commissione, a guida repubblicana, ha condotto oltre 30 interviste con scienziati schierati in entrambi i campi e revisionato oltre 1 milione di documenti, per giungere alla conclusione che il virus non può essere il frutto di una trasmissione naturale.
La Commissione pone anche sulla graticola Anthony Fauci, al tempo direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, per aver finanziato le attività di EcoHealth Alliance, un’ente privato che collaborava con l’istituto di Virologia di Wuhan. La conclusione della Commissione è in linea con la storia raccontata dallo splendido libro Viral, pubblicato nel 2021 da Harper Collins a firma di Matt Ridley, divulgatore scientifico inglese, e Alina Chang, biologa molecolare di Boston.
Il virus del pipistrello cui Sars-CoV-2 assomiglia di più è stato isolato originariamente nel 2012 da Shi Zhengli, dell’Istituto di Virologia di Wuhan, nelle vecchie miniere abbandonate dello Yunnan, nel sud-ovest della Cina, 1880 chilometri lontano da Wuhan.
Secondo il report della commissione, sarebbero stati i ricercatori cinesi insieme a EcoHealth Alliance a trasformare questo virus dei pipistrelli in Sars-CoV-2 compiendo esperimenti di “gain-of-function”, in cui con l’ingegneria genetica si inseriscono delle corte sequenze all’interno del genoma di un virus per modificarne le caratteristiche - una pratica che sarebbe stata comune nel laboratorio di Wuhan.
Forse non per caso, la principale differenza tra RaTG13 e Sars-CoV-2 è proprio la presenza di corta sequenza aggiuntiva, che non è invece presente in nessuno dei virus trovati nello Yunnan. Il virus così ingegnerizzato avrebbe poi accidentalmente infettato qualcuno del personale del laboratorio, che l’avrebbe poi trasmesso all’esterno.
Di segno completamente opposto sono altre due notizie. A una conferenza sui virus in Giappone il 3 dicembre scorso, un team di ricercatori cinesi ha riportato di avere analizzato nuovamente i campioni prelevati al mercato di Wuhan immediatamente dopo la sua chiusura e di aver trovato tracce indirette di infezione degli animali da parte di un virus, senza tuttavia essere in grado di definire di quale virus si trattasse.
Questo report è in linea con uno studio pubblicato, sempre a firma di autori cinesi, su Nature lo scorso anno. Questo aveva mostrato come ci fossero genomi virali simili a Sars-CoV-2 nel mercato di Wuhan. Nessuno di questi due studi, però, identifica l’ospite intermedio, ovvero l’animale originariamente infettato da un pipistrello a migliaia di chilometri di distanza, che poi avrebbe trasmesso il virus all’uomo.
Questa settimana, poi, la stessa Shi Zhengli, a un altro meeting, ha riportato le sequenze dei virus presenti nel suo laboratorio al tempo dell’inizio dell’epidemia, nessuna delle quali mostra segni di ingegnerizzazione genetica. Di nuovo, il motivo per cui ci abbia messo cinque anni per rendere pubbliche queste sequenze rimane del tutto oscuro. Continuano a rimanere luci e ombre, insomma, su questo tema scottante e il mistero sull’origine di Sars-CoV-2 rimane ancora lontano dall’essere svelato.—
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