Le nuove frontiere dei farmaci nel 2025 dalla psichiatria alla lotta ai tumori

Tra i più attesi c'è il Cofenby per la terapia della schizofrenia, che è una delle prime cause di disabilità del mondo

Mauro Giacca
Farmaci in una foto di repertorio
Farmaci in una foto di repertorio

 

La scorsa settimana sia la Fda negli Stati Uniti che l’Ema in Europa hanno rilasciato l’elenco dei nuovi farmaci approvati per l’utilizzo clinico nel 2024. Questi sono 60 negli Stati Uniti e quasi 50 in Europa, il che conferma il trend degli ultimi 10 anni, che ha visto una crescita marcata rispetto alle approvazioni che si registravano negli anni iniziali di questo millennio (soltanto 18 farmaci nel 2002).

Questo aumento è sostanzialmente dovuto al successo dei nuovi medicinali basati su vettori virali, Rna e cellule, che ora si affiancano alle piccole molecole chimiche tradizionali e alla schiera degli anticorpi monoclonali. La terapia dei tumori rimane l’obiettivo più cospicuo dei nuovi farmaci approvati (circa il 30% del totale).

Uno dei farmaci approvati ha il nome commerciale di Cofenby ed è costituito dalla combinazione di due diverse molecole per la terapia della schizofrenia. Il farmaco era attesissimo, perché la schizofrenia è una delle prime cause di disabilità del mondo.

Allucinazioni, deliri con una componente delusionale e persecutoria, disturbi nel pensiero e nel linguaggio, ma anche abbandono della vita sociale, sciatteria nel vestire e nell’igiene personale, perdita di motivazioni. Sono alcune delle manifestazioni di questa malattia psichiatrica che è sorprendentemente comune, dal momento che colpisce quasi 1% degli individui.

I farmaci tradizionalmente disponibili per la schizofrenia, ad esempio l’aloperidolo, hanno come bersaglio i recettori del cervello che utilizzano il neurotrasmettitore dopamina per la loro funzione. Cofenby, al contrario, è il primo antipsicotico approvato che agisce su un diverso tipo di recettori, basati sul neurotrasmettitore acetilcolina, suggerendo un meccanismo di sviluppo completamente diverso della malattia.

Ci sono voluti 30 anni di ricerca per ottenerlo, ed è portato ora ai pazienti dalla Bristol Myers Squibb, che alla fine del 2023 ha speso 14 miliardi di dollari per acquisire i diritti dalle due biotech che l’avevano sviluppato. Vista la rilevanza della schizofrenia, gli analisti si aspettano vendite nell’ordine di 3 miliardi di dollari all’anno.

Quello delle malattie psichiatriche e neurologiche in generale è uno dei settori della medicina in cui il bisogno di nuovi farmaci è tra i più impellenti. A testimonianza di questo, proprio la scorsa settimana al meeting organizzato dalla Jp Morgan a San Francisco (il più grande meeting sul business legato alla salute), la Johnson & Johnson ha annunciato di avere acquistato per 14,6 miliardi l’azienda biotecnologica Intra-Cellular Therapeutic, che nel 2021 ha portato all’approvazione un altro farmaco antipsicotico, il lumateperone (venduto con il nome di Calypta), che è stimato avere un potenziale business di oltre 5 miliardi annui (la depressione, per cui il farmaco è approvato, è ancora più frequente della schizofrenia).

Diversi altri i farmaci innovativi approvati nel 2024. Uno di questi è resmetirom per la steatoepatite non alcolica, una malattia causata dall’accumulo di grassi accompagnata da infiammazione del fegato e non dovuta all’assunzione di alcool, una comune causa di progressione verso la cirrosi. Nessun trattamento specifico era disponibile finora per questa condizione.

Due invece sono le terapie cellulari per i tumori. Una è lifileucel per il trattamento del melanoma. Questo porta al traguardo una ricerca iniziata già nel 1998 all’Us National Cancer Institute di Bethesda, negli Stati Uniti, quando Steven Rosenberg aveva dimostrato che è possibile isolare ed espandere in laboratorio i linfociti che si trovano all’interno dei tumori, per poi reinfonderli nei pazienti. In una recente sperimentazione clinica, almeno 4 pazienti con melanoma avanzato su 73 trattati con questa terapia sono risultati completamente guariti, mentre in quasi la metà dei pazienti il tumore è risultato sotto controllo a distanza di un anno dal trattamento. Sempre basata sull’infusione di linfociti prelevati dai pazienti è anche la seconda di queste terapie, commercializzata con il nome di Tecelra. Qui i linfociti vengono ingegnerizzati per riconoscere una specifica proteina espressa dalle cellule di un raro tumore maligno dei tessuti connettivi.

Nel campo della terapia dei tumori rimangono grandi anche le aspettative per il 2025. In particolare, quest’anno è attesa l’approvazione di una terapia potenzialmente rivoluzionaria per il melanoma, sviluppata da Moderna con la stessa tecnologia a mRna dei vaccini per il Covid-19. Da ciascun paziente il tumore viene rimosso chirurgicamente, e ne viene determinata la sequenza del Dna; basandosi su questa informazione, Moderna genera un vaccino a Rna che contiene fino a 34 Rna messaggeri che esprimono i geni mutati.

Ogni vaccino è unico e specifico per ciascun paziente. Alla fine dello scorso anno sono stati presentati i primi risultati. In quasi la metà di 157 pazienti trattati con questo vaccino, insieme a un anticorpo che blocca un checkpoint immunitario prodotto dalla Merck, il tumore non si era ripresentato. Se approvata nel 2025, sarà la prima vaccinazione altamente personalizzata per curare un tumore individuale.—

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