Tumori e stili di vita, a Nordest l’alcol è in cima ai fattori di rischio
Fumare, bere alcolici, essere in sovrappeso, non fare attività fisica e non mangiare frutta e verdura rappresentano fattori di rischio (anche) per la malattia cancro. Ecco la situazione in Veneto e Friuli Venezia Giulia: si primeggia per lo sport, ma sul fronte consumo di alcol è tutta un’altra storia
Integerrimi in materia di fumo, primato in attività fisica, persino nel consumo di frutta e verdura. E nemmeno troppo grassi. Però bocciati senza appello sul fronte del consumo di alcol.
Il fatto che a Nordest si beva troppo potrebbe far solo sorridere, pensando al cliché del buon bicchiere (meglio se due, o magari tre) bevuto in compagnia degli amici.
Il quadro cambia se le percentuali di bevitori si inseriscono nel quadro dei fattori di rischio della malattia cancro.
L’Airtum (Associazione italiana registri tumori) nella pubblicazione “I numeri del cancro in Italia 2024” ha messo in fila (grazie ai dati forniti dal sistema di sorveglianza Passi e Passi d’argento) i fattori di rischio della patologia oncologica: dal fumo all’alcol, dall’attività fisica all’eccesso ponderale, fino al consumo di frutta e verdura.
Per approfondire
Infatti abitudine tabagica, consumo di alcol, sedentarietà, eccesso ponderale e scarso consumo di frutta e verdura, «rappresentano fattori di rischio comportamentali connessi all’insorgenza dei tumori».
Gli esperti dell’Airtum sono lapidari. Volendo così estendere (impropriamente) il concetto filosofico di Feuerbach «L’uomo è ciò che mangia» in materia di salute, l’uomo è ciò che mangia, ciò che beve, ciò che fuma, quanto si muove e pure quanto pesa.
Fattori di rischio: il fumo
La premessa non è incoraggiante: «Il fumo di tabacco è responsabile di molte malattie gravi, come tumori, malattie cerebro-cardiovascolari (ictus, infarto) e malattie respiratorie (enfisema, asma e broncopolmonite cronica ostruttiva). L’istituto americano Institute for Health Metrics and Evaluation ha calcolato che, nel 2021 in tutto il mondo, il consumo di tabacco sia stato responsabile dell'11% dei decessi totali (pari a 7,2 milioni di morti) e di 26 milioni di anni vissuti con disabilità».
E ancora: «Il fumo di tabacco è riconosciuto essere fortemente associato ai tumori del polmone, del cavo orale e gola, esofago, pancreas, colon, vescica, prostata, rene, seno, ovaie e di alcuni tipi di leucemie e a malattie cardio-cerebrovascolari».
Fumare fa male, malissimo. Un lato positivo però c’è: smettere, a qualsiasi età, anche sopra i 60 anni, reca vantaggio alla salute. In Italia e a Nordest si fuma sempre meno.
Fra il 2008 e il 2023 la quota di fumatori è scesa complessivamente di quasi 6 punti percentuali, dal 30% al 24%. Fumano meno tutti, anche i giovani. Gli uomini fumano più delle donne (10 punti percentuali in più), ma le donne smettono di meno.
Le sigarette non costano di certo poco, ma dal punto di vista sociale, il tabagismo è più diffuso tra chi ha meno risorse economiche e una scolarizzazione più bassa. Come va a Nordest? Non c’è il primato nazionale di non fumatori, ma la percentuale di tabagisti è inferiore alla media nazionale (24%): 22% in Veneto e 23 in Fvg.
Fattori di rischio: consumo di alcol
La premessa è la seguente: «Secondo le principali Agenzie Internazionali di salute pubblica, l'alcol è una sostanza tossica e cancerogena, tanto che la IARC (International Agency for Research on Cancer) lo classifica nel gruppo 1 “sicuramente cancerogeno per l'uomo”.
Il suo consumo prolungato e cronico è associato ad aumentato rischio di cancro e, nella genesi dei tumori ,è correlato con il tumore del fegato ma anche con i tumori della mammella nella donna, del colon-retto, laringe, fegato, esofago cavità orale e faringe». Fumare fa male, certo, ma anche bere.
Ecco, se sul fronte tabagismo il Nordest se la cava, sul fronte abitudine alcolica è bocciato dall’Airtum su tutta la linea: «Diversamente dagli altri fattori di rischio comportamentali, il consumo di alcol si caratterizza proprio per essere più frequente fra le classi sociali più abbienti, senza difficoltà economiche e/o con livelli di istruzione elevati, riflettendo in parte la cultura del bere delle terre dei vini del Nord e in particolare del Nord Est del Paese».
Ma veniamo ai dati. Primo su tutti, la risposta a una domanda legittima: quanto alcol bisogna bere per essere considerati “bevitori a rischio”?
«I Centers for Disease Control and Prevention (CDC), fissano i livelli soglia in base al numero di unità alcoliche (UA) consumate in media al giorno pari a 2 UA per gli uomini e 1 UA per le donne; livelli di consumo al di sopra di queste soglie sono classificati come consumo abituale elevato.
Una UA corrisponde a 12 grammi di etanolo, quantità approssimativamente contenuta in una lattina di birra (330 ml), un bicchiere di vino (125 ml) o un bicchierino di liquore (40 ml), alle gradazioni tipiche di queste bevande».
Poi c’è un modo diverso di bere, altrettanto pericoloso, il binge drinking, più diffuso tra i giovani: bere molto, tutto insieme, a stomaco vuoto: «Diverse Istituzioni sanitarie, tra cui il CDC, fissano come livelli soglia da non superare in un’unica occasione, 4 UA per gli uomini e 3 UA per le donne; livelli di consumo al di sopra di queste soglie sono classificati come “consumo binge”.
Ecco la situazione a Nordest: sul fronte consumo di alcol a maggior rischio nella popolazione tra i 18 e i 69 la media italiana è al 18 per cento, Veneto e Friuli sfiorano il 30 per cento, con Veneto a 28 e Fvg a 29. Ma c’è chi beve di più, in Valle d’Aosta è a rischio il 41 per cento della popolazione, più di quattro persone su 10.
Il punto sull’attività fisica
A Nordest si beve troppo, è acclarato. Però si va in palestra. Sul fronte attività fisica i dati di Veneto e Friuli Venezia Giulia sono molto positivi rispetto alla media italiana. Sul fronte sport il report di Airtum sottolinea che «Numerosi studi dimostrano che l'attività fisica è in grado di ridurre i rischi legati all'insorgenza e alla progressione di malattie come il diabete mellito di tipo 2, le malattie cardiovascolari, l'ictus, ma è anche associata ad una riduzione del rischio oncologico complessivo.
L'attività fisica rappresenta un fattore protettivo per il tumore del colon-retto e della mammella, fra le donne in menopausa, ma importanti studi hanno dimostrato che è protettiva anche per diversi altre forme tumorali a parità di eccesso ponderale e abitudine tabagica».
Ma quanta attività fisica bisogna fare per uno stile di vita sano?
«L’Oms raccomandava fino al 2020 ad adulti e ultra65enni di praticare almeno 150 minuti a settimana di attività fisica moderata, o 75 minuti di attività intensa, o combinazioni equivalenti delle due modalità, in sessioni di almeno 10 minuti per ottenere benefici cardio-respiratori.
Oggi, le più recenti raccomandazioni non considerano il limite minimo dei 10 minuti consecutivi e il movimento fisico è considerato utile per la salute anche se praticato per brevi sessioni». Quindi va bene tutto per contrastare la sedentarietà.
A Nordest sul fronte attività fisica Fvg si gioca il primato con la provincia di Bolzano: solo il 9 per cento della popolazione non muove un dito, dichiarandosi totalmente sedentario. Bolzano è all’8. In Veneto invece i sedentari si fermano al 15 per cento, a fronte di una media nazionale del 28.
Fattori di rischio: eccesso ponderale
Secondo le previsioni, entro il 2035, nel mondo, sarà in sovrappeso una persona su due, il 51 per cento: in termini assoluti si traduce in circa 4 miliardi di persone in tutto il mondo in eccesso ponderale, di cui 1,9 miliardi obese.
Ma cicciottelli e in salute non è una frase concepibile quando si parla di rischio obesità: «L'obesità è una patologia complessa, ed è essa stessa fattore di rischio cardiovascolare perché associata all'insulino-resistenza, alla dislipidemia aterogena, all'ipertensione arteriosa e al diabete mellito di tipo II».
«Sovrappeso e obesità sono anche un importante fattore di rischio oncologico poiché coinvolti nell'insorgenza dei tumori dell'esofago, del fegato, del pancreas, della colecisti e delle vie biliari, dell'endometrio e del rene».
Per definire se si è normopeso o no esiste un sistema piuttosto semplice, la misurazione dell’indice di massa corporea: basta suddividere il proprio preso in chilogrammi per l’altezza (espressa in metri) al quadrato. Se il risultato è superiore o uguale a 25 si è in sovrappeso, se è superiore a 30 si è obesi.
Se nelle Regioni centrali del Paese la percentuale di persone in eccesso ponderale resta invariata, aumenta (di poco) al Nord e diminuisce al Sud. Mediamente in Italia pesa troppo il 43 per cento della popolazione, percentuale che si ferma al 40 per cento in Veneto e al 41 in Friuli Venezia Giulia.
Il punto su consumo di frutta e verdura
Senza scomodare nuovamente Feuerbach, è acclarato che «l’adozione di uno stile alimentare corretto e salutare si conferma un fattore protettivo per lo sviluppo di patologie cardiovascolari, respiratorie e neoplasie».
Frutta e verdura sono alimenti privi di grassi e ricchi di vitamine, minerali e fibre, per questo giocano un ruolo protettivo nella prevenzione di cardiopatie e tumori, in particolare per i tumori che coinvolgono il tratto digerente (esofago, stomaco, pancreas, colon-retto, rene).
Tutti mangiano frutta e verdura, si penserà. Ma in realtà sono pochissime, in punti percentuali, le persone che riescono a raggiungere le indicazioni dell’Oms: 400 grammi di frutta e verdura, corrispondente a circa cinque porzioni da 80 grammi (five a day).
l consumo della quantità giornaliera raccomandata di frutta e verdura (five a day) per una corretta e sana alimentazione è un obiettivo raggiunto da pochi, dal 7% degli adulti e dal 9% degli ultra65enni. Se l’adesione al five a day resta un'abitudine di pochi, i dati mostrano tuttavia che quasi la metà della popolazione (45%) consuma almeno 3 porzioni di frutta o verdura al giorno.
E maggiore è il vantaggio socioeconomico, maggiore è il consumo di questo tipo di alimenti.
Le strade di Veneto e Friuli Venezia Giulia si dividono sul fronte “five a day”.
Se il Veneto al 9 per cento è virtuoso e sopra media nazionale (7 per cento), Fvg sta sotto media con una percentuale che si ferma al 5 per cento di persone che mangiano cinque porzioni di frutta e verdura al giorno.
Il ministro della Salute: «Parola d’ordine, prevenzione»
«La sfida deve essere quella d’investire in prevenzione, promuovendo stili di vita sani, a partire da un’alimentazione corretta, associata all’attività fisica», scrive il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, nella prefazione del volume I numeri del cancro in Italia 2024.
«Oggi sappiamo che l’errata alimentazione incide per circa il 35% sull’insorgenza dei tumori e che la dieta mediterranea riduce del 10% la mortalità complessiva, prevenendo lo sviluppo di numerosi tipi di cancro.
Allo stesso tempo occorre promuovere una maggiore partecipazione ai programmi di screening, fondamentali per diagnosticare precocemente una patologia e aumentare notevolmente le possibilità di guarigione, perché soprattutto in alcune Regioni non si registrano le adesioni auspicate.
L’ambizione oggi è quella di garantire, in un futuro non troppo lontano, lo screening per il tumore al polmone, che a oggi è tra le patologie tumorali più diffuse tra gli uomini».
Screening e stili di vita sono i due focus della lotta contro il cancro. Poi c’è la cura, la ricerca. Airtum, alla luce dell’analisi dei dati, può dichiarare che «la metà delle persone che si sono ammalate di cancro nel 2024 è destinata a guarire»
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