Lo studio internazionale che riabilita il calice di vino rosso: «Non fa male al fisico»
Presentati al World Health Forum a Padova i primissimi risultati della maxi ricerca in corso su 10 mila persone, metà astemie e il resto bevitori abitudinari. Lo studioso spagnolo Martinez Gonzalez: «In piccole quantità protegge da alcune patologie»

Tra gli appuntamenti più attesi al World Health Forum a Padova, durante la quinta sessione relativa a “Cibo, metabolismo e salute”, quello con lo spagnolo Miguel Angel Martinez Gonzalez, docente all’Università di Navarra e alla Harvard Th Chan School of Public Health negli Usa.
Lo studioso ha raccontato i primi dati relativi a un trial sul consumo di vino, in corso da giugno 2024 nel paese iberico e che durerà fino al 2028. Per capire se l’assunzione quotidiana sia dannosa, lo studio spagnolo finanziato in parte dal governo e da alcune università, ha arruolato diecimila persone. Donne tra i 55 e i 75 anni e uomini tra i 50 e i 70 anni.
La sperimentazione ha selezionato 5 mila astemi e 5 mila bevitori abitudinari che saranno testati fino al 2028, tutti hanno le medesime condizioni psicofisiche di base. Agli assuntori di alcol è stato chiesto di bere modicamente e quotidianamente solo vino, eliminando però superalcolici e birra, mentre agli astemi è stato chiesto di bere analcolici.
L’obiettivo è quello di comprendere se esista un rischio maggiore in chi beve, di sviluppare nei prossimi anni malattie cardiovascolari, ictus, cirrosi e infezioni che richiedono il ricovero ospedaliero.
«Siamo agli inizi di uno studio gigantesco mai fatto prima, che coinvolge 35 coordinatori, 500 medici di varie specialità e 50 coach. Ogni tre mesi via web incontriamo i nostri pazienti e con regolarità chiediamo loro di sottoporsi all’analisi delle urine. Ebbene», spiega Martinez Gonzalez, «i primi studi, ripeto siamo agli inizi, ci dicono che il vino non è dannoso purché assunto in quantità modiche e, che proteggerebbe da alcune patologie cardiovascolari. Nelle urine dei bevitori viene rilevata solo una piccola quantità di acido tartarico, un antiossidante, che non inciderebbe sulla salute».
Insomma lo studio in erba, darà i suoi frutti nel 2028, ma i primi dati scagionerebbero il vino, meglio se rosso, dal banco degli imputati e lo eleggerebbero a “salutare” purché nelle giuste quantità.
«Il trial è agli inizi, sia chiaro, ma si conferma quello che si è sempre detto sul vino rosso e sull’assunzione di un bicchiere, dirò di più: da quello che abbiamo potuto analizzare, una persona può bere dai 12 ai 35 bicchieri di vino al mese e restare in salute».
Il vino era finito sul banco degli imputati dopo che l’immunologa Antonella Viola ordinaria di Patologia Generale al dipartimento di biologia dell’ateneo patavino, si scagliò contro il famoso calice di vino al giorno, definendolo cancerogeno.
Riproduzione riservata © il Nord Est