Missione storica in Antartide, i ricercatori dell’Izsve studiano l’aviaria tra i pinguini
Un viaggio tra i ghiacci per monitorare la salute della fauna antartica e prevenire la diffusione dell’H5N1 anche in Italia: «Un’esperienza unica e impegnativa»
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Tra ottobre e novembre, due ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) hanno partecipato a una missione storica in Antartide per monitorare la diffusione dell’influenza aviaria tra le colonie di pinguini.
Francesco Bonfante e Alessio Bortolami, virologi veterinari della SCS6 – Virologia speciale e sperimentazione, hanno operato nella Stazione Mario Zucchelli, una delle basi italiane situata nel Mare di Ross, per raccogliere e analizzare campioni biologici di pinguini, in un contesto scientifico estremamente isolato.
La missione, promossa dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), aveva come obiettivo la verifica della presenza del virus H5N1, l’aviaria, tra le popolazioni di pinguini della regione.
Il virus, che nel 2022 ha raggiunto le coste del Sudamerica, è stato successivamente rilevato nelle vicinanze del continente antartico, sollevando preoccupazioni per la salute della fauna locale e per il rischio zoonotico.
Un’esperienza di raccolta dati tra i ghiacci
Equipaggiati con strumenti di analisi portatili e materiale da campo, i ricercatori hanno affrontato sfide enormi durante il loro lavoro sul campo. Ogni due giorni, affiancati da una guida alpina, i due ricercatori raggiungevano in elicottero le colonie di pinguini, portando con sé una sacca di sopravvivenza di 25 kg contenente tenda, sacco a pelo e generi di conforto, nel caso in cui le condizioni meteo avverse avessero impedito il rientro alla base.
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Lo studio si è concentrato su due specie di pinguini: il pinguino di Adelia e il pinguino imperatore, animali che vivono in colonie di dimensioni molto diverse, da poche migliaia a diverse centinaia di migliaia di individui.
Le colonie erano dislocate su una striscia di costa che si estende per oltre 400 km, dalla Stazione Mario Zucchelli fino a Cape Adare, dove si trova la più grande colonia di pinguini di Adelia, composta da oltre 300.000 esemplari.
In sole due settimane, i ricercatori hanno raccolto e testato campioni biologici da oltre 250 animali appartenenti a cinque colonie diverse. Per ogni colonia, circa 50 pinguini sono stati sottoposti a prelievo di tamponi e sangue.
Un contatto diretto con la fauna antartica
L’esperienza di raccolta dei campioni è stata fisicamente impegnativa, come raccontato da Alessio Bortolami: «Abbiamo dovuto letteralmente abbracciare i pinguini con le nostre mani per contenerli ed effettuare i campionamenti, cercando di ridurre al minimo lo stress per loro e per noi. Nel caso dei pinguini imperatore, che possono raggiungere un metro di altezza e pesare fino a 40 kg, è stata necessaria l’assistenza di due guide alpine per garantirne un contenimento sicuro sul pack ghiacciato, a -20°C».
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Questa missione ha rappresentato un’opportunità unica di applicare l’expertise acquisita dai ricercatori nel contesto del Servizio sanitario nazionale, ma in un ambiente completamente nuovo.
«Siamo davvero orgogliosi di aver contribuito a questa importante ricerca, che si inserisce nell’impegno quotidiano per la salute pubblica e la prevenzione delle malattie nel settore avicolo,» ha aggiunto Bortolami.
Il futuro della ricerca in Antartide
Nonostante l’assenza di tracce del virus H5N1 nelle colonie di pinguini visitate, Bonfante ha sottolineato che la minaccia non è del tutto scongiurata.
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«La malattia potrebbe arrivare al Mare di Ross attraverso la migrazione di gabbiani e altri volatili, in grado di percorrere migliaia di chilometri» ha affermato il ricercatore. Sebbene la missione non abbia previsto nuove spedizioni alla base, le future operazioni di monitoraggio dipenderanno dall’evoluzione del virus e dalle risorse disponibili.
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