Bollicine di casa nostra: cosa berremo a Nord Est tra Natale e Capodanno

Le tendenze per il brindisi: spumanti autoctoni, cala lo Champagne. Tra i giovani piacciono i vini bio, quelli orange e i cocktail spumantati

Maurizio Cescon
Foto tratta dal sito orangewine.it/
Foto tratta dal sito orangewine.it/

Bollicine di casa nostra. Tra Natale e Capodanno in Italia si brinderà in proporzioni record con vini prodotti qui. Se in Veneto e Friuli Venezia Giulia parliamo in prevalenza di Prosecco, Trento Doc e Ribolla gialla, fra gli spumanti nazionali va forte l’Alta Langa, insieme con il più noto Franciacorta.

Nel contempo, forse per la prima volta, lo Champagne, il re delle bollicine, segna il passo. «Un po’ per una questione di costi - dice il presidente del Consorzio Conegliano Valdobbiadene Docg Franco Adami - un po’ perchè la qualità delle bollicine italiane è ormai molto elevata: il Prosecco è un vino brioso, con una modesta gradazione alcolica, si adatta al panettone, al pandoro, all’aperitivo.

Negli Stati Uniti un recente articolo di una rivista specializzata, ha stabilito che, a parità di punteggio qualitativo, il Prosecco costa al massimo 31 euro, per lo Champagne se ne devono spendere 200, la differenza è tutta qui».

Le nuove tendenze

Se immancabili sulle tavole sono gli spumanti nostrani, le nuove tendenze - tra spritz mania, mixology e vini orange - fanno breccia, in particolare tra i giovani, la cosiddetta Gen Z. «Lo spumante, nelle festività 2024, viene scelto Bollicine di casa nostra

Le tendenze per il brindisi: spumanti autoctoni, cala lo Champagne dal 63% dei consumatori di vino e supera per la prima volta i vini fermi, sia bianchi che rossi e i frizzanti come il Moscato - dice Vladimiro Tulisso, il delegato dell’Ais (Associazione italiana sommelier) del Friuli Venezia Giulia - . Saranno 100 milioni le bottiglie che, in tutta Italia, si venderanno in questo periodo, il 10% della produzione annuale sarà stappata tra la vigilia e l’Epifania». Ma al di là dei numeri, che sono indicatori di un mercato florido, la curiosità è sapere cosa si mette nel calice per l’occasione.

«Il consumatore ricerca la qualità ed è disposto a spendere qualche euro in più pur di ottenerla - afferma l’esperto - . Il metodo classico, per esempio, cioè uno spumante di maggiore complessità, che parte da 36 mesi a oltre 100 di affinamento, è una scelta che si registra per una esigenza culturale e sensoriale. Il Prosecco Brut va per la maggiore, così come il Pas Dosè, dove lo zucchero è stato quasi totalmente trasformato: queste la tendenze più raffinate».

Il territorio

La territorialità fa dunque la differenza. «Se fino a 20 anni fa - spiega Tulisso - la linea del Po non veniva quasi mai oltrepassata per quanto riguarda gli sparkling, oggi si fa spumante in tutta Italia, con 70 denominazioni a origine controllata e 17 a origine controllata garantita. Così il nostro Paese, le nostre regioni, riscoprono la loro anima frizzante».

E veniamo ai giovani, che sfuggono ai radar della tradizione e creano tendenze rivoluzionarie. «I ventenni amano gli autoctoni e le produzioni biologiche o biodinamiche - conclude Tulisso - . Il vino orange, anche dal punto di visto estetico, racconta questa sua artigianalità e il suo legame con la terra, per questo lo troviamo sempre più spesso nelle enoteche e nei bar alla moda. E anche se i ragazzi scelgono una bollicina, chiedono quella più fresca, con il grado alcolico più basso. Oppure virano sui cocktail a base di spumante italiano, sempre più richiesti». 

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