La frode della cittadinanza italiana su misura per gli oriundi brasiliani in un piccolo comune veneto
Il caso di Crocetta del Montello, in provincia di Treviso: un flusso organizzato di cittadini brasiliani avrebbe sfruttato un sistema illecito per ottenere il passaporto in tempi record: ecco cosa è successo e perché potrebbe non essere un caso isolato
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Un vero e proprio flusso organizzato di cittadini brasiliani verso il piccolo comune di Crocetta del Montello, in provincia di Treviso, per ottenere la cittadinanza italiana in tempi record.
Tra il 2018 e il 2022, circa 160 persone provenienti dal Sud America soggiornavano per pochi giorni nel territorio comunale, giusto il tempo necessario per completare la pratica burocratica e vedersi riconoscere la cittadinanza per discendenza, il cosiddetto "iure sanguinis".
Un meccanismo che, secondo la Guardia di Finanza che ha indagato sulla vicenda, si basava su dichiarazioni false e illecite attestazioni di residenza.
L'inchiesta, condotta dal gruppo delle Fiamme Gialle di Treviso a ottobre 2024, ha portato alla notifica di dieci avvisi di garanzia per falso ideologico e falso materiale. Tra gli indagati figurano sei cittadini brasiliani, tre agenti della polizia locale di Crocetta e un’anziana residente.
Un sistema collaudato per ottenere il doppio passaporto
Il requisito fondamentale per ottenere la cittadinanza italiana per discendenza diretta da un avo italiano è la residenza stabile sul territorio nazionale.
Gli investigatori hanno scoperto che, dietro il velo della legalità, si celava un sistema fraudolento ben orchestrato.
Gli intermediari brasiliani, titolari di agenzie di pratiche amministrative, fornivano ai connazionali tutto il necessario per ottenere rapidamente la cittadinanza: dichiarazioni di ospitalità fasulle, assistenza nella compilazione della modulistica e persino accesso a informazioni riservate sulle tempistiche dei controlli amministrativi.
I richiedenti venivano domiciliati fittiziamente in una quindicina di immobili sparsi nel comune di Crocetta, senza mai stabilirvi una vera dimora: in un appartamento di via dei Martiri, nell’arco di quattro anni, si sono alternati ben 40 brasiliani.
I dieci indagati e i ruoli nell’inchiesta
Tra i sei brasiliani finiti sotto inchiesta ci sono titolari di diverse agenzie di pratiche amministrative, tra cui Sandra Luiza Dos Santos (Rotobrasil), Thallyta Soraya De Oliveira (Dts Service), Maria De Penha Francisca Almeida (Nova Cidadania) e George De Souza (Bona Souza).
A loro si aggiunge Gabriel Vicente Josias, che avrebbe organizzato la residenza fittizia in un immobile di piazza IV Novembre, di proprietà di Rita Sutto, un’anziana di 74 anni anch’essa indagata per aver fornito false dichiarazioni di ospitalità a nove brasiliani tra il 2020 e il 2021.
Coinvolti anche tre agenti della polizia locale di Crocetta: Fabio Bordin, Carla Landro e Mauro Semerjian. Secondo gli investigatori, avrebbero certificato la regolarità delle residenze, pur senza verificare la reale presenza dei richiedenti negli immobili dichiarati.
Le conseguenze dell’inchiesta
Il meccanismo scoperto dalle Fiamme Gialle ha fatto emergere a Nord Est come la cittadinanza italiana sia diventata un bene "vendibile" attraverso un sistema ben rodato, con il vantaggio di poter accedere a opportunità lavorative in tutto il territorio europeo.
Le indagini hanno rivelato che, sebbene i brasiliani coinvolti avessero diritto al riconoscimento "iure sanguinis", la scorciatoia utilizzata ha violato i requisiti legali previsti dalla normativa italiana.
Un’inchiesta che ha sollevato interrogativi su possibili ulteriori casi simili in altre località italiane, dove il fenomeno delle residenze fittizie per ottenere la cittadinanza potrebbe essere più diffuso di quanto si pensasse.
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