Nuovo codice della strada, calici vuoti nei ristoranti: ecco l’impatto a Nord Est
L'inasprimento delle sanzioni per chi guida con un tasso alcolemico oltre lo 0,5 ha cambiato i comportamenti di consumo, specie nei ristoranti. Dai calici al posto delle bottiglie alle "wine bag", i locali si adattano alle nuove esigenze dei clienti
La soglia è sempre la stessa da più di vent’anni: chi viene fermato alla guida di una vettura con più di 0.5 di tasso alcolemico viene sanzionato, mentre per i neopatentati il limite è 0 già da tempo.
È l’inasprimento delle sanzioni la vera novità dell’ultima revisione del Codice della Strada che, entrata in vigore il 14 dicembre, ha avuto un impatto notevole anche sui comportamenti dei consumatori: in alcuni casi rapidi e significativi, in altri meno, probabilmente anche “attenuati” dal periodo festivo.
Pier Dal Mas, uno dei tre titolari del ristorante La Primula di San Quirino (Pordenone), certifica il calo nei consumi di alcolici, «per quanto non sia marcatissimo». «Ormai - contesta - è passato il messaggio che con due bicchieri di vino si esce dai parametri tollerati. Il discorso non può valere per un pranzo o una cena al ristorante, dove ci si ferma mediamente un paio d'ore.
Qualche anno fa facemmo un test con i carabinieri: con tre portate, tre bicchieri e perfino mezzo grappino al termine, alla prova dell'etilometro nessuno aveva avuto problemi. Stiamo dunque cercando di lavorare sulla comunicazione con i clienti. Quello che stupisce è il silenzio dei produttori di vino, i più direttamente interessati dal problema».
Consorzi di tutela del vino
David Buzzinelli, presidente del Consorzio tutela vini del Collio, rileva per parte sua come le persone, soprattutto i giovani, «già da parecchio si siano abituate a bere meno», orientandosi verso il consumo a calice piuttosto che verso l'acquisto di una bottiglia. Quelle non finite al ristorante vengono richieste dal cliente, a volte, «ma tale abitudine - osserva - è più diffusa nelle grandi città che nelle nostre zone».
Nicola Bacciolo, maître e co-titolare con Martino Scarpa dell’Osteria Ai Do Campanili di Cavallino Treporti (Venezia) afferma invece: «La richiesta delle bottiglie si è praticamente fermata: le richiedono solo i tavoli più numerosi, anche se diamo sempre l’opportunità di portare via quelle non finite. Comunque, già dall’introduzione della patente a punti offriamo menu con calici in abbinamento per invitare a bere due diversi vini in quantità limitate, e la cosa funziona».
Quel che dovrebbe funzionare meglio, secondo Bacciolo, sono i servizi di trasporto: «Qui al Cavallino dove in estate abbiamo 7 milioni di presenze e d’inverno siamo in poco più di 10 mila, ci sono pochissimi taxi e noleggi auto con conducente, e mi è capitato spesso di dover riaccompagnare in campeggio o in albergo turisti che non avevano prenotato il transfer per il ritorno, convinti sarebbe stato facile trovarlo telefonicamente a fine pasto. Se, com’è giusto, chi beve non deve guidare, dovrebbe anche avere più opportunità per uscire a cena».
Centro e periferia: una storia diversa
Anche Federico Capraro, presidente Confcommercio Treviso e operatore del settore, rileva un crollo dei consumi. Ma evidenzia anche: «L’impatto è diverso tra gli esercizi dei centri storici e quelli più periferici, che dovrebbero organizzarsi anche con servizi di trasporto, magari condivisi tra più ristoranti per renderli sostenibili economicamente».
E lancia anche un invito ai clienti: «Impariamo da molti giovanissimi, per il quale lo “0 alcol” alla guida è la norma e in tanti si organizzano per designare ad ogni uscita una persona che non beve e che assicura serenità a tutti gli altri».
Ma conclude: «Strutturare i servizi e cambiare la mentalità dei clienti richiede tempo. Credo che ancora per un anno ne sentiremo parlare ma poi sarà come per il divieto di fumo: ci si abituerà e si starà tutti meglio».
L’escamotage
Michela Scarello, titolare, con il fratello Emanuele, del ristorante stellato Agli Amici di Godia (Udine), non riscontra cambiamenti: «Si sono inasprite le pene ma la normativa non è cambiata.
I comportamenti saggi, come il ricorso a un autista o a un taxi, da parte di chi desidera pranzare o cenare in allegria si sono imposti da tempo. Non abbiamo dunque notato un calo nella richiesta di alcolici. Ormai da parecchio proponiamo il consumo al calice, evitando così ai clienti di dover necessariamente acquistare una bottiglia. E qualora questo avvenga, se a fine pasto il vino non è terminato, l’ospite può portare la rimanenza a casa».
Analoga è la considerazione di Giorgio Borin, titolare del ristorante La Montanella di Acquà Petrarca (Padova): «Non abbiamo registrato un grande calo dei consumi: il periodo delle festività è stato per noi molto intenso ma senza troppe variazioni rispetto al consueto consumo di alcol, proprio perché probabilmente l’attenzione era già alta. Inoltre, già da molti anni proponiamo a tutti la “wine bag” finale per le bottiglie non consumate del tutto: una formula molto apprezzata per evitare sprechi e non privarsi del vino preferito pur bevendone poco».
(Ha collaborato Lucia Aviani)
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