Ennio Doris, un banchiere a scuola. Come modello
Gli interventi del fondatore di Banca Mediolanum morto nel 2021 saranno proposti nelle scuole dalla Fondazione creata dalla moglie. La prima iniziativa all’Istituto tecnico di Treviso, dove aveva studiato, poi in tutta Italia
«Credete nei vostri sogni e lavorate tutti i giorni per realizzarli. Se hai il focus su un obiettivo, primo o poi lo raggiungi».
Lina Tombolato Doris, moglie di Ennio, fondatore di Banca Mediolanum, trasmette agli studenti dell’Istituto tecnico Riccati di Treviso i messaggi che il marito ha fatto propri per tutta la vita.
Le lezioni dell’imprenditore di Tombolo entrano nelle scuole superiori per costruire la classe dirigente e imprenditoriale del domani. Una proposta di alternanza scuola-lavoro ideata da Fondazione Ennio Doris, che, non a caso, ha scelto l’ex ragioneria in piazza Vittoria a Treviso per lanciare l’iniziativa in tutta Italia: lì il notissimo banchiere, morto nel 2021 a 81 anni, studiò dal 1955 al 1960.
Ai ragazzi del Riccati è stato mostrato il film “C’è anche domani” (2024), sulla vita di Ennio Doris. E il progetto della Fondazione verterà proprio su questo: proiezione della pellicola nelle scuole con dibattito, riproposizione degli interventi di Doris estratti da eventi aziendali. Nonché una piattaforma – EducazioneDigitale. it – con laboratori formativi sul team building, visione imprenditoriale, leadership: potranno accedervi docenti di tutta Italia, i contenuti sono pensati per il triennio delle superiori.
E c’è un’altra frase chiave che si prende la scena alla prima lezione: «Non è come si lavora, è come si vive». Si legge sullo schermo alle spalle di Lina Doris e della figlia Sara nell’incontro con i ragazzi.
«Una frase che ben riassume il modo in cui papà ha interpretato la vita», riflette Sara, «il lavoro non è fine a se stesso, ma è il modo con cui puoi contribuire a lasciare un segno. Vi esorto, ragazzi, a guardarvi dentro: valutate quali risorse mettere sul campo per migliorare il mondo e onorare la vita».
Premessa che spiega l’iniziativa voluta dalla Fondazione che fa capo a Lina e Sara Doris: «Abbiamo voluto regalare il dono della vita di mio padre ai giovani», sottolinea Sara, presidente della Fondazione Ennio Doris, nata nel 2022 e promotrice anche di borse di studio per gli universitari di Padova, Cattolica, Bocconi, Politecnico, «mettendo il suo insegnamento a disposizione di ragazzi. Papà è stato un esempio di come vivere la vita, esportando valori nel mondo. Speriamo di essere fonte d’ispirazione: i ragazzi hanno bisogno di modelli di riferimento».
Concetti espressi anche da Valeria Mantovan, assessore veneto all’Istruzione: «Ennio Doris è l’esempio di cosa significhi sognare in grande, partendo da umili origini».
I familiari, venerdì mattina, hanno potuto contare su un regalo speciale: sono stati recuperati i vecchi registri con le pagelle della futura “mente” di Banca Mediolanum.
«Uno studente modello, aveva 10 in matematica», rivela Francesca Mondin, preside del Riccati.
Curiosità: sempre impeccabile in condotta, nel secondo trimestre dell’anno scolastico 1958-59 fu valutato con il 6, come quasi tutti gli studenti dell’istituto. Il motivo? Aver partecipato a Treviso a una manifestazione legata ai fatti dell’Alto Adige (gli anni del terrorismo separatista) vietata dal ministero dell’Istruzione: erano in corso trattative diplomatiche fra Italia e Austria dopo l’attentato contro il monumento all’alpino di Brunico.
Il libro scritto dalla figlia Sara
Il racconto della vita di Ennio Doris da una prospettiva tutta nuova, quella del rapporto tra padre e figlia. La vita del fondatore di Programma Italia e Banca Mediolanum è stata raccontata, in un ritratto intimo e affettuoso, dalla figlia Sara – secondogenita, nata nel 1970, e che oggi riveste la carica di vicepresidente di Banca Mediolanum e presidente del consiglio di amministrazione di Fondazione Mediolanum – nel libro “Ennio, mio padre” (Piemme). Per la presentazione ufficiale del libro era stata scelta non a caso Tombolo, città natale di Ennio Doris, dove Sara ha vissuto fino ai 12 anni prima del trasferimento con la famiglia a Milano.
A quasi due anni dalla morte, nel suo libro Sara Doris racconta il rapporto con il papà, del quale svela i lati inediti e ben più personali, oltre a quello professionale dell’imprenditore di successo nel settore finanziario. È un po’ come se, riannodando i fili della straordinaria avventura umana di suo padre, facesse emergere anche quei valori che lo hanno accompagnato nella sfera pubblica e in quella privata.
«Nonostante non ci sia più, è presente nelle nostre vite con una forza incredibile» aveva detto Sara. Nelle prime pagine Sara ripercorre la malattia del padre: «Quando arrivavo, affettuosa come sono, portavo con me un bel pieno di coccole e carezze; era il mio modo più diretto per trasmettergli il bene che gli volevo, lo è sempre stato. Mi sedevo sulle sue gambe regolarmente anche da grande; sono diventata madre cinque volte, ma mi sono guardata bene dallo smettere di essere figlia».
Durante la stesura del libro, Sara ha fatto anche nuove scoperte: «Da piccolo papà, assieme a un amico, perlustrava i canali di Tombolo alla ricerca di oggetti che gli consentissero di costruire una nave. Ma per andare dove? Fino a Padova?».
Ha poi definito il fratello Massimo «un dono del cielo. Per me lui incarna la verità, la semplicità di nostro padre. È un po’ il mio nuovo papà», una frase che è parsa un abbraccio che li lega forte e che ne testimonia la voglia di condurre assieme Banca Mediolanum. Ennio Doris amava l’astronomia: «Ricordo le sere passate a guardare le stelle al telescopio», ha concluso Sara, «spero che questo libro sia una scia luminosa, che si propaga e si perpetua, nella consapevolezza che rappresenti esattamente la volontà di mio padre: consegnare al futuro i suoi valori».
Alla Fondazione Ennio Doris sono destinati tutti i proventi del libro.
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