Alla guida del gigante che sposta i container al Porto: «Sì, è (anche) un lavoro da donna»

Lisa Pasqualetto, veneziana, è una delle poche donne in Italia ad avere l’abilitazione per il reach stacker, il mezzo per movimentare container da 30 tonnellate. Lavora in Psa Venice-Vecon al Porto di Venezia: «Ecco perché è una occupazione anche per donne»

Rubina BonRubina Bon

A guardare il suo lavoro dall’alto con il drone, sembra sia spostando mattoncini Lego colorati. Prende un blocco, lo alza, lo accatasta sopra un altro blocco. E poi di nuovo un altro mattoncino da movimentare, in una perfetta geometria che non sembra possibile in quello che, nell’immaginario comune, è il caos di un Porto commerciale.

«Vi racconto il mio lavoro (da donna) tra i container del Porto»

I mattoncini che Lisa Pasqualetto muove a colpi di joystick sono container da (minimo) trenta tonnellate ciascuno, lunghi 6 o 12 metri e alti due e mezzo, carichi di merci provenienti da ogni angolo del mondo, soprattutto Mediterraneo e Far East, in arrivo al Porto di Venezia, al terminal Psa Venice-Vecon a Porto Marghera.

Ventisette anni, veneziana di Martellago, Lisa Pasqualetto guida i reach stacker, mezzi enormi con ruote alte quanto una persona di media statura, che consentono di movimentare i container nell’area portuale. E’ una delle rarissime donne in Italia a svolgere questa professione. Assieme a lei, un’altra giovane veneziana, Giulia Bello, ora in maternità.

Il reach stacker guidato da Lisa Pasqualetto (fotoservizio Lorenzo Pòrcile)
Il reach stacker guidato da Lisa Pasqualetto (fotoservizio Lorenzo Pòrcile)

Il lavoro alle “Visite doganali”

Caschetto, abbigliamento ad alta visibilità, scarpe antinfortunistica sono la divisa di Pasqualetto. Il suo ufficio? Il piazzale dell’area “Visite doganali” di Psa Venice-Vecon, terminal portuale parte di Psa Italy, che nel nostro Paese gestisce anche i terminal di Sech e Genova Pra’, e leader per le operazioni di transito e sdoganamento delle merci da e per il mercato del Veneto e di tutto il Nord Italia, oltre che per l’estero. A Porto Marghera si occupa di sbarco, imbarco, movimentazione e deposito conto terzi di container e ro-ro.

E pensare che Lisa si era diplomata in professioni sanitarie. Poi il colpo di testa che cambia la vita e apre nuove strade: frequentare un corso post scuola superiore all’Its Marco Polo a Venezia, iscrivendosi al percorso in logistica con specializzazione portuale. Nessuno in famiglia da seguire sulla stessa strada lavorativa, solo la voglia di sperimentarsi in un mondo completamente sconosciuto, eppure attraente. Anche per una donna.

«E’ stato così che sono entrata per la prima volta al Porto, grazie a un tirocinio in Psa Venice-Vecon durante il periodo di studi all’Its Marco Polo», racconta Lisa Pasqualetto ai piedi del reach stacker con cui ha appena finito di movimentare alcuni container.

La prima esperienza al “gate”, ossia la porta attraverso cui entrano ed escono i camion in area portuale. Poi la proposta arrivata dalla stessa azienda di mettersi alla guida del gigante.

Il lavoro di Pasqualetto è per buona parte nella cabina del macchinario per la movimentazione: un volante per spostarsi nel piazzale, un joystick per lavorare di precisione millimetrica con il braccio che aggancia e sposta. Da tre anni è assunta in Psa Venice-Vecon con la qualifica di “operativo polivalente” e da un anno ha l’abilitazione per il reach stacker.

«Attualmente sono in un reparto che si chiama “visite doganali”. Il mio compito è quello di posizionare i container selezionati dalle autorità per le ispezioni doganali, presenziare all’ispezione assieme alla Dogana e, una volta terminate le operazioni, riportare i container in piazzale», spiega.

Patente e abilitazione

Ma come si arriva a manovrare un macchinario da decine di tonnellate? Servono la patente B per l’auto e il conseguimento di una abilitazione. «C'è molta formazione dietro, composta sia dalla parte teorica che dalla parte pratica. Per quaranta ore siamo in affiancamento con un collega specializzato per imparare a usare il reach stacker», spiega. E poi la formazione generale di base, dalla sicurezza all’antincendio e primo soccorso.

Ottenuta l’abilitazione per il reach stacker, Lisa non si è fermata. Sta conseguendo la patente CE per il camion con l’obiettivo di poter guidare i camion-spola, ossia i mezzi che consentono di spostare i container per distanze di una certa rilevanza all’interno dell’area di Psa Venice-Vecon. «E speriamo di prendere anche altre abilitazioni per crescere sempre più». 

«Non è un lavoro solo da maschi»

In Psa Venice-Vecon, che ha di recente ottenuto la certificazione di terminal a parità di genere, ossia dove uomini e donne sono trattati alle stesse condizioni, i dipendenti sono 97, dei quali 79 uomini e 18 donne. «Nell'area operativa di Psa Venice-Vecon siamo una decina di donne. Il rapporto con i colleghi maschi? Normalissimo. Nessun preconcetto, nessun pregiudizio». Anche se, ammette Lisa, «Agli occhi di molte persone questo può risultare un lavoro più adatto al genere maschile che a quello femminile. Però posso assicurare che non è così, perché lo può fare benissimo una donna senza alcun tipo di problema».

Perché? «Per il mio lavoro servono sicuramente precisione e molta, molta attenzione quando si è alla guida. Non serve la forza fisica, come invece si potrebbe pensare», conclude Lisa, che il suo lavoro non lo cambierebbe mai, «E’ una professione molto dinamica, che dà tanta soddisfazione e gratifica». Lo stipendio, tra l’altro, è ottimo.

A una coetanea Lisa consiglierebbe di intraprendere questa strada? «Assolutamente», dice senza tentennamenti. Poi allaccia il caschetto e sale la scaletta che la porta fino alla cabina del suo gigante. C’è un carico da movimentare, l’ennesima geometria di Lego da costruire.

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