«Noi, genitori imperfetti di ragazzi così complicati. Non dovete giudicarci»
La madre di un amico di Francesco Favaretto, il 22enne accoltellato a morte dal branco in centro a Treviso all’ora dell’aperitivo, racconta l’odissea che molte famiglie attraversano. Una lettera che parla a tutti e interroga la società sull’indifferenza e sul moralismo facile
Affido al giornale queste parole che non posso pubblicare direttamente, ma vorrei esprimere il mio punto di vista: nella speranza che qualcosa di queste mie parole possa essere utile per rendere i lettori “persone umane” .
Sono madre adottiva di un ragazzo di 22 anni: non è stata una passeggiata e ancora adesso non lo è ma mi sono stancata di soccombere alle parole: “Ma dove sono i genitori, ma che razza di famiglie”.
Ho appreso della morte di Francesco Favaretto, un ragazzo che ha la stessa età di mio figlio, una storia di dolore infinito: da madre sono devastata.
Ma voglio scrivere delle persone “per bene” con le loro vite perfette e figli perfetti, quelli che lanciano le pietre agli altri genitori, dicendo la frase più insulsa che si possa dire: “Ma dove sono i genitori di questi baby criminali assassini?” Volete davvero sapere dove sono i genitori di questi ragazzi così indegni da non meritare neanche oggi comprensione e pietà?
I genitori di questi ragazzi sono persone distrutte che non hanno neanche il coraggio di alzare gli occhi quando qualcuno chiede dei loro figli, sono persone che hanno rarissime relazioni poiché si vergognano di quello che non sono riusciti a fare per i loro figli, sono persone che hanno distrutto il loro matrimonio, sono persone che hanno perso il contatto con i parenti e gli amici… sono persone disperate al punto di vivere l’esperienza devastante di sperare che i loro figli la sera non rientrino a casa.
Si vergognano, soffrono: non vedono nessuna speranza per i loro figli ed hanno paura.
Sono persone che hanno battuto infinite porte: servizi sociali, Serd, psicologi, psichiatri, psicoterapeuti, persino le forze dell’ordine. Sono in balìa delle reazioni dei loro figli. Sono persone che hanno iniziato a frequentare le caserme dei Carabinieri molto presto, già quanto i loro figli andavano alla scuola dell’obbligo, che sono stati chiamati dai dirigenti scolastici infinite volte, che sono stati additati dagli altri genitori come genitori disgraziati fin dai tempi delle elementari.
Sono persone che hanno incassato talmente tanti colpi a seguito dei comportamenti dei loro figli che adesso non hanno più voce per urlare la propria solitudine e sofferenza. Salvo qualche caso particolare dove ci sono famiglie hanno problematiche importanti tali per cui è probabile che un figlio sia fragile e faccia le scelte sbagliate, la maggior dei genitori di questi ragazzi è fatta di uomini e donne normali che non hanno insegnato ai loro figli a drogarsi, rubare, aggredire, uccidere.
E allora dove erano e dove sono ora i genitori di questi ragazzi? Sono sempre lì, accanto ai loro figli a soffrire e non capire perché la vita gli ha riservato così tanta sofferenza.
E allora tu, genitore perfetto, sappi che ti è andata solo di culo, perché magari di fronte a certe situazioni ti saresti suicidato o avresti ammazzato tuo figlio, loro non lo hanno fatto, loro hanno cercato di salvarli e sopravvivere. In queste storie ci sono carnefici che sono vittime e vittime che sono state carnefici: la verità non ha un colore definito e mai si potrà accomodare la propria coscienza spostando la lancetta della ragione da una sola parte.
Francesco è morto e non doveva succedere, cerchiamo di salvare chi è ancora vivo.
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