Il mago Silvan, dai papi alla Bardot: «La mano è sempre tutto»

Ha avviato generazioni alla magia e ammaliato il pubblico. Venezia, dov’è nato, lo celebra con il Premio San Marco, lui festeggia (con sense of humor)

Michele Bugliari
Il mago Silvan, nato a Venezia, riceve il Premio San Marco
Il mago Silvan, nato a Venezia, riceve il Premio San Marco

Il veneziano mago Silvan, all’anagrafe Aldo Savoldello, uno dei prestigiatori e illusionisti più importanti della storia, venerdì 25 aprile alle 16 a Palazzo Ducale, nella città lagunare, riceve il “Premio San Marco”, in occasione dei festeggiamenti per il Patrono di Venezia, organizzati dal Comune.

Silvan, nessun mago ha mai ricevuto tanti importanti riconoscimenti, che effetto le fa ricevere il “Premio San Marco”?

«È il massimo del piacere che un veneziano possa ricevere. Sono molto lusingato».

Premio San Marco a parte, quali sono i riconoscimenti di cui è più orgoglioso? «Detesto le auto-attestazioni, comunque, ho ricevuto per ben due volte il premio “Magician of the Year” e “The Master Fellowship”, il massimo riconoscimento dalla Academy Of Magic Arts di Hollywood».

Pur vivendo a Roma, lei continua a parlare il dialetto veneziano, vero?

«Ma certo che lo parlo ancora, scherziamo? Vivo a Roma, tuttavia torno a Venezia due o tre volte l’anno, mi manca il suo odore speciale, misto alla salsedine. Con la mia compagnia mi sono esibito con il tutto esaurito un paio di volte al Goldoni».

Cosa cambierebbe di Venezia se potesse farlo con una magia?

«Se il turismo di massa ha portato giovamento economico non è che ai residenti abbia fatto molto piacere, “ciapa i schei e via no va ben”. Limiterei il flusso dei turisti per far godere ai veneziani la loro meravigliosa città. Oggi si vedono tutte le razze e si odono tutte le lingue, una volta, invece, si sentivano i passi delle persone che camminavano, l’abbassar delle saracinesche e provavi una gioia immensa nell’ascoltar in “venessian” le persone accanto “a ti ciaciarar” goldonianamente. “I ga fato sparir i veneziani”».

A Pasqua è stato ospite a “Domenica In” di Mara Venier, qual è il suo rapporto con la presentatrice veneziana?

«Mara è una donna fantastica e affascinante sotto tutti i punti di vista. Sono molto selettivo nel scegliere i programmi televisivi ai quali partecipare, di solito uno su cinque. Quando Mara mi chiama: corro».

La sua passione per la magia è nata quando aveva 7 anni e un prestigiatore la chiamò sul palco, chi sa anche lei quanti ragazzi avrà fatto appassionare?

«Sì, molti mi scrivono delle email, questo mi rende felicissimo. Dal 1983 ho curato per tre anni una rubrica per i ragazzi su Topolino che aveva una tiratura di un milione e 200 mila copie. Ricevetti 25 mila lettere».

È vero che suo padre Giovanni, sosia di Rodolfo Valentino e comandante della Polizia lagunare, la portò al manicomio di San Servolo?

«Mi chiudevo nella stanzetta per ore a leggere libri di magia. Mio padre, preoccupato, mi portò dallo psichiatra Cappelletti. Mi esibii in una delle mie magie, facendolo rimanere a bocca aperta. Il professore disse a mio padre che ero un ragazzo intelligente».

All’oratorio Don Bosco il suo primo spettacolo dalla durata di quattro ore?

«Don Michele, il sacerdote, mi chiese di intrattenere un sabato pomeriggio i ragazzini, le loro famiglie, i preti e i laici. Mi esibii per oltre quattro ore. Odo ancora gli applausi e le grida dei miei amici».

A 19 anni vinse la trasmissione “Primo applauso”.

«Silvana Pampanini ed Enzo Tortora erano i conduttori. Vinsi la puntata e la stupenda Pampanini mi battezzò Silvan, affermando che il mio pseudonimo, dell’epoca Saghibù, era tenebroso e non adatto a alla mia età».

La sua parola magica Sim Sala Bim le è stata ispirata da una canzone danese degli anni Quaranta?

«Esatto, è stata utilizzata inizialmente dal mago Dante, danese, naturalizzato americano».

Ha dichiarato di preferire i giochi di prestidigitazione ai più spettacolari numeri di illusionismo, perché?

«Ho un arsenale di 150 grandi giochi e migliaia di numeri di magia, prestidigitazione, mentalismo, close up, manipolazioni ed escapologia. Quello che amo di più però non è dividere in otto pezzi, far levitare o tramutare in leone una splendida ragazza. La mia preferenza è la pura destrezza di mano, la manipolazione di 140 carte con una sola mano».

Lei si è esibito per tre papi e per i presidenti di un G7. «Mi esibii per papa Roncalli, Luciani e Bergoglio che purtroppo ci ha appena lasciati. Ho incontrato anche Brigitte Bardot, Juliette Greco, soprattutto la più bella donna del mondo: mia moglie Irene che mi ha dato due figli meravigliosi». —

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