Le moeche vogliono il bollino Igp
Pescatori riuniti in associazione per ottenere il disciplinare e il marchio Igp. «Ma nella laguna di Venezia stanno sparendo»

Le prelibatezze della laguna di Venezia alla ricerca di un riconoscimento. L’obiettivo è un marchio, e probabilmente sarà un Igp (Identificazione geografica protetta) che, per volontà dei produttori e della Regione del Veneto, possa tutelare le moeche (moleche, a Chioggia), riconoscendo la specificità geografica del prodotto e il valore culturale di una figura, quella del moecante, che fa parte della storia della laguna. A occuparsi dell’Iter è Veneto Agricoltura, braccio operativo della Regione.
Il percorso per il riconoscimento
Il percorso è stato avviato nel 2024 e quest’anno è previsto il completamento della documentazione necessaria per il riconoscimento e l’invio della domanda al ministero dell’Agricoltura.
«Nei mesi scorsi abbiamo collaborato alla ricostruzione storica», spiega Luigi Vidal, presidente della cooperativa di pescatori San Marco di Burano fondata nel 1896, «il prossimo passo prevede che le cooperative di pesca che si occupano di moeche si mettano insieme come associazione perché l’indicazione geografica dovrà riguardare tutta l’area della laguna, e ci dovrà essere un disciplinare condiviso».
Le cooperative di pesca tra Burano, Pellestrina e Chioggia, con ogni probabilità, faranno nascere un Consorzio o una Rete di imprese per condividere poi il disciplinare.
La storia
Tracce storiche delle moeche si trovano in un testo dell’Abate Giuseppe Olivi di Chioggia (“Zoologia Adriatica” uscito nel 1793) e, in anni più recenti, è stata una pubblicazione di Varagnolo (1969) a testimoniare l’allestimento di un vero e proprio sistema di allevamento per la produzione delle moeche dal XVIII secolo.
I granchi verdi dai quali arrivano le moeche sono presenti in molte aree dell’Adriatico e del mondo (sulla costa del Maine sono considerati una specie infestante alla stregua dei granchi blu qui da noi) ma solo in laguna, ricordano i moecanti, ci sono la cultura e la tradizione della cattura nella fase della muta (in autunno per i maschi e in primavera per i maschi e per le femmine).

I moecanti
Un mestiere al quale oggi si dedicano, in tutta la laguna, circa cinquanta pescatori. Tutti sono favorevoli al marchio per il riconoscimento geografico ma temono sia troppo tardi. «Lavoro le moleche dal 1975, avevo 14 anni. Oggi ne ho 64. E posso dire senza timori di smentite che questa primavera è stata la peggiore di tutte», racconta Manuel De Antoni, della cooperativa Clodiense di Chioggia.
«Ci sono sempre meno granchi verdi», dice, «e sempre più granchi blu». C’è chi ha provato a fare le moeche anche di granchi blu. «Anche noi ci abbiamo provato ma, al di là del fatto che il sapore non è lo stesso, si tratta di un granchio che noi non conosciamo», aggiunge De Antoni, «e quindi è difficile intervenire».
I moecanti devono riconoscere, infatti, al tatto, i granchi buoni, prossimi alla muta, da quelli matti. Realizzare la cernita, capire quando è il momento di toglierli dai vieri, i cesti in legno dove finiscono i granchi buoni. Pazienza e schiene rotte, un lavoro che si è tramandato di padre in figlio.
La raccolta
E se nella laguna Sud in queste settimane la raccolta non è andata bene - ci sono ancora pochi giorni per mangiare le moeche - nella laguna Nord, raccontano i pescatori, è andata ancora peggio. E per capirlo basta andare al mercato. «Fino a un paio d’anni fa un chilo di moeche, in primavera, poteva costare tra i 20 e i 30 euro al chilo», racconta un altro storico moecante, Domenico Rossi, di Burano, «mentre quest’anno il prezzo medio è stato di 90-100 euro (il 3 aprile, al mercato di Chioggia, erano a 130 euro al chilo, ndr). Ma non è che con qualche chilo di moeche vendute che possiamo vivere tutto l’anno».

Per questo, in molti, si sono dati a esperienze pesca-turismo. «Dovrebbe essere un’attività complementare al nostro lavoro, e invece...», prosegue Rossi. Sul perché ci siano meno granchi verdi, e quindi meno moeche in laguna, ci sono diverse interpretazioni. «Non c’è una risposta scientifica per ora», dice Manuel Bognolo della storica famiglia di moecanti della Giudecca. «Per noi lo scorso autunno non è andato male», riflette, «ma poi i granchi sono spariti. Non saprei dire il perché, forse l’inquinamento, forse il granchio blu. Non abbiamo una risposta».
Il fascicolo è in mano a Veneto Agricoltura
È l’unità Pesca a Acquacoltura di Veneto Agricoltura, guidata da Renato Palazzi, o occuparsi dell’iter per la certificazione geografica della moeca o moleca - nei testi di Veneto Agricoltura si usano entrambe le versioni - «intesa come la fase post-muta del granchio verde lagunare, che costituisce un prodotto ittico la cui tradizionale lavorazione viene tramandata di generazione in generazione dai pescatori delle aree di Burano, Venezia e Chioggia».
Sarà una società di consulenza che affianca Veneto Agricoltura a decidere quale sarà il bollino di qualità più adatto, ma l’ipotesi è che sia un Igp. Fino ad oggi «sono stati fatti incontri e riunioni di carattere tecnico con i produttori».
«La domanda di riconoscimento», si legge in una relazione di Veneto Agricoltura, «dovrà essere presentata da un’Associazione di produttori costituita ad hoc. Sono in fase di assegnazione gli incarichi specialistici per la caratterizzazione chimico-fisica e organolettica delle moeche e per la stesura della relazione tecnica descrittiva delle peculiarità ambientali della Laguna di Venezia, necessari al completamento della pratica di domanda di certificazione».
Tra i risultati attesi per il 2025 ci sono «il completamento della documentazione necessaria», «la costituzione dell’Associazione dei produttori» e «l’inoltro della domanda di riconoscimento al ministero dell’Agricoltura» che poi a sua volta dovrà girarla all’Unione Europea. La speranza dei produttori era di arrivare alle Olimpiadi di Milano-Cortina con il marchio già in tasca ma i tempi sono troppo stretti. Il riconoscimento, se non vi saranno intoppi, potrebbe arrivare tra un anno.
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