Overtourism a Venezia, è anche colpa di Google Maps e di Apple: ecco perché

I veneziani contro l’itinerario suggerito dagli algoritmi. Cartelli di protesta appesi nella calli: «Zona residenziale: si prega di prendere in mano i trolley da mezzanotte fino alle otto di mattina»

Costanza Valdina
I cartelli appesi dai veneziani nelle calli intasate dai turisti
I cartelli appesi dai veneziani nelle calli intasate dai turisti

Quando le segnalazioni non bastano e diventano parole al vento, non resta altro che scrivere. I residenti di Calle dei Cerchieri, nel sestiere di Dorsoduro di Venezia, sono arrivati all’esasperazione e hanno optato per il sacro principio dello scripta manent.

Cartelli nelle calli

«Zona residenziale: si prega di prendere in mano i trolley da mezzanotte fino alle otto di mattina», «rispettare il diritto dei residenti alla quiete», «non ostruire il passaggio», e anche l’intramontabile «tenere la destra in fila».

I cartelli appesi nella calle riportano frasi incisive accompagnate da immagini emblematiche e rispettose della cornice in cui sono immerse: un bambino mascherato avvicina il dito alla bocca per invitare al silenzio o si tappa le orecchie per i rumori fastidiosi che rimbombano incessantemente tutta la notte.

Tra i disegni, c’è anche una pila di visitatori: si calpestano per passare fino a formare una colonna mostruosa e soffocante. È senza dubbio un’iperbole, ma lancia un interrogativo: la zona è diventata invivibile per il via vai continuo dei turisti o per la mancata regolamentazione dei flussi?

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Dopo il silenzio della pandemia

La situazione è precipitata dopo la pandemia, soprattutto da quando le diffusissime applicazioni Google Maps e Apple Maps indicano Calle dei Cerchieri come percorso privilegiato per raggiungere il Ponte dell’Accademia da Campo San Barnaba. Il tragitto più logico lungo le spaziose Fondamenta della Toletta non viene neppure preso in considerazione.

«Chi ha sviluppato quelle mappe non ha tenuto conto della particolarità e della fragilità di Venezia», lamenta Ana Haro, «le segnalazioni fatte da singoli cittadini non sono sufficienti. A Barcellona è stata l’amministrazione comunale ad intervenire chiedendo la soppressione dalle applicazioni di una linea di autobus pensata per i residenti, ma poi invasa dai turisti».

Sei esposti al Comune

Prima ancora di arrivare a Google, sono rimasti inascoltati i sei esposti presentati al Comune da Vanni Pettinà a partire da giugno dell’anno scorso. «Durante il giorno la calle è un’autostrada di turisti. È difficile entrare o uscire di casa. I portoni sono bloccati da gruppi che sistematicamente stazionano davanti», legge da una delle sue segnalazioni, «di notte siamo invece afflitti dalle conseguenze del deflusso da Campo Santa Margherita di persone in stato di ebrezza che attraversano la calle alle ore più improprie urlando e riproducendo musica ad alto volume. Come se non bastasse, arrivano perfino a lasciare vomito a terra ed imbrattare le pareti con le bombolette».

Non sono solo i nuovi arrivati a soffrire questa situazione. Anche chi ci è nato non riconosce più la sua calle. «È diventato un incubo», ammettono Annabella Doni Bortoluzzi e Silvana Zender, «la zona è abbandonata a sé stessa e i pochi residenti rimasti non vengono neppure ascoltati. I turisti, spesso disorientati, si affidano alle indicazioni dei telefoni.

Basterebbe un occhio di riguardo e l’affissione di cartello in Calle del Traghetto per deviare i flussi verso Sotoportego del Casin dei Nobili, un percorso più adatto ad accogliere gruppi così abbondanti».

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La calle un tempo era un salotto a cielo aperto

Gli abitanti storici ricordano Calle del Cerchieri come «un salotto a cielo aperto». «Con l’arrivo della bella stagione, molti mettevano le sedie fuori e si fermavano a chiacchierare per ore con i vicini», racconta Martino, «oggi le attività sono praticamente scomparse e quasi tutti gli appartamenti sono diventati alloggi turistici. Non c’è da stupirsi del continuo via vai di bagagli rumorosi e della spazzatura abbandonata per strada».

I pochi residenti che resistono sono quasi delle “creature mitologiche” da fotografare. «La mattina quando apro la finestra devo stare attenta», confessa Annabella, «stanno pronti con il telefono per rubare uno scatto e buttare un occhio dentro le nostre case. C’è anche chi non perde l’occasione di suonare i campanelli senza motivo».

Sfortunatamente la curiosità non è sempre innocua. «L’anno scorso, in primavera, abbiamo subito un furto. Per di più, in questa zona non è raro trovare portafogli svuotati ed abbandonati negli angoli», afferma un’altra residente, «lo spopolamento e la gestione inefficace dei flussi turistici portano anche a questo. Non mi aspetto che i cartelli risolvano radicalmente il problema, ma mi auguro che lancino un grido di denuncia efficace. Venezia è un organismo fragile e va salvaguardato».

I cartelli sono affissi già da qualche giorno e non sono passati inosservati. «Dalla finestra ho sentito qualche turista abbassare il tono», racconta Vanni, «diverse persone sono rimaste colpite dall’estetica e qualcuno non si è fatto scrupoli a staccarli, forse per portarli via come souvenir».

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I cartelli della discordia

Ma le “cartoline” tanto apprezzate dai visitatori, hanno anche fatto discutere. «Giovedì notte un signore ha iniziato a strapparli sostenendo che non fossero piacevoli alla vista», continua, «ma quando una vicina è intervenuta, ci ha riflettuto ed ha ammesso che effettivamente un segnale va pur lanciato». Gli abitanti della calle non si lasciano scoraggiare. I cartelli sono di nuovo al loro posto e resteranno saldi per fronteggiare le minacce dei flussi pasquali e della stagione estiva alle porte. —

 

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