Valditara spiega la riforma della scuola: «Il latino insegna a studiare»
Dalla storia all’Ai, Il ministro dell’Istruzione racconta le novità: «Cambiamenti che trovano consensi anche a sinistra. È importante sapere da dove veniamo per capire dove vogliamo andare»

Se son “rosae”, fioriranno. Cambia declinazione la nuova scuola del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Guarda al passato, ammicca al futuro: dal latino (facoltativo) all’intelligenza artificiale, passando per i grandi classici, i miti, le storie. Ettore contro Achille, il viaggio di Ulisse, ma anche Harry Potter e Percy Jackson, sino all’horror targato Stephen King. La lingua italiana flusso canalizzatore per una riscoperta delle radici, l’apertura al mondo grazie a una conoscenza sul campo, anche nell’ambito delle discipline scientifiche.
Ministro Valditara, le Nuove indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo stanno ponendo le basi per un cambiamento che prenderà forma con l’anno scolastico 2026/27. Partendo dal latino, per le medie, e prendendo a prestito le sue parole, si prospetta un “ritorno al futuro”.
«Credo sia importante sapere da dove arriviamo per capire dove vogliamo andare. Avere qualche dimestichezza con la lingua latina ci aiuta a comprendere meglio la nostra lingua nonché le basi culturali della nostra civiltà. Il latino poi è una grande palestra di logica, abitua al ragionamento, e noi abbiamo bisogno di giovani che siano abituati a una riflessione coerente. Il latino rappresenta la base della lingua italiana, quindi abitua a capire meglio l’origine delle parole, delle regole grammaticali. Perché, come diceva Antonio Gramsci, il latino insegna a studiare».
Gli assistenti virtuali possono essere usati per personalizzare il metodo didattico»
Ecco, l’italiano, inteso però come produzione scritta, ma anche come letteratura, dove si colloca nella nuova riforma?
«Penso all’importanza delle poesie imparate a memoria. Nell’epoca del cellulare, del digitale, la memorizzazione è importante: senza, il cervello rischia di atrofizzarsi. Le poesie, inoltre, sono un’occasione straordinaria per apprendere la sensibilità di chi ha avuto un pensiero alto e per imparare certe espressioni che consentono di arricchire il linguaggio. Ma non dimentichiamo i riassunti, per non far perdere tempo a chi ci ascolta, per avere il dono della chiarezza: sarà capitato anche a lei di dover leggere o ascoltare narrazioni lunghissime e poi dover ricostruire il senso di quello che si voleva esprimere. Ma nelle indicazioni ci sono, per esempio, anche degli elementi di informatica, che introduciamo dalla scuola elementare».
Sul fronte delle nuove tecnologie, allora, quali le novità all’orizzonte?
«Stiamo lavorando molto su questo fronte. Siamo uno dei primi Paesi ad aver avviato una sperimentazione in quattro regioni sull’uso di questi assistenti virtuali nella personalizzazione della didattica. Non solo conoscenza del fenomeno, quindi, ma un corretto utilizzo affinché si sviluppi una didattica sempre più a misura del singolo studente. Su questo tema, le iniziative sono tante: vogliamo infatti che, sin dalla scuola primaria, i bambini siano in grado di capire lo straordinario impatto che può avere tutto questo sulla loro vita».
Sul piano letterario, da un lato si avrà l’introduzione dei grandi classici fin dalla tenera età, dall’altro la scoperta di opere più recenti e forme d’espressività lasciate sinora in disparte, vedasi le graphic novel.
«I giovani sono aperti a tante esperienze, a tanti stimoli. È giusto allora porre una certa attenzione alle grandi riflessioni che tanta ispirazione hanno saputo infondere. Si pensi all’importanza che Thomas Eliot dava all’Eneide, all’Ulisse di James Joyce. L’importanza del passato sta anche nella raffinatezza intellettuale, spirituale, che può sempre costituire un patrimonio straordinario per i nostri giovani. Mi riferisco, per esempio, a episodi come l’addio fra Ettore e Andromaca, lui con l’elmo, pronto ad andare a combattere, il figlioletto spaventato dalla sua visione: sono immagini di grande attualità simbolica. O ancora, nell’Eneide si affronta il tema del rapporto fra due popoli diversi. Molti sono poi gli stimoli che possono arrivare anche da romanzi più attuali, da quelle opere che affascinano i più giovani».
Quest’anno è partita la sperimentazione del modello “4+2”. Quattro anni di istruzione secondaria superiore più due anni negli Its Academy: nel 2025/26, il percorso entrerà nel vivo.
«La riforma del “4+2” è una sintesi tra il valore della libertà, che significa educare i giovani ad avere capacità critica e indipendenza di giudizio, e il valore del lavoro, ovvero garantire a ogni giovane la possibilità di realizzarsi professionalmente. Crescita culturale da un lato, prospettive occupazionali dall’altra».
Quali reazioni sta raccogliendo questa riforma?
«Reazioni molto positive, più di quel che ci si sarebbe potuti attendere. Perché se nel panorama culturale, politico e sociale, al centrodestra il consenso è unanime, anche a sinistra ho trovato molto consenso, anche dal mondo intellettuale. Non dimentichiamo che Concetto Marchesi fu un costituente comunista ma fu anche un grande latinista e un grande cultore dell’impegno, del merito e dello studio dei classici».
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