Cambiano i consumi: a tavola si beve meno vino, ma il Carso resiste grazie alla qualità

Incidono inflazione e sanzioni alla guida. Le cantine del carso triestino: «Resistiamo grazie alla nicchia che cerca la bottiglia e spende»

Ugo Salvini
Una vigna sul Carso triestino
Una vigna sul Carso triestino

Un netto calo dei consumi che attraversa l’intera Europa e arriva fino al Carso triestino. È allarme nel mondo dei produttori di vino. Le ultime statistiche parlano di una previsione di calo dei consumi in Italia, da quest’anno al 2039, di 1,2 milioni di ettolitri. Una diminuzione che sembra riguardare principalmente i più giovani: nella fascia compresa fra i 18 e i 39 anni si valuta che il numero dei consumatori nel nostro Paese sia sceso dal 37% del 2010 all’attuale 26%.

Cause molteplici

Il fenomeno sembra avere più cause: la perdita del potere d’acquisto di fasce sempre più ampie della popolazione e il timore di incorrere nelle sanzioni previste per chi guida in stato di ebbrezza sono le principali. Ma c’è anche un risvolto di costume: il vino è sempre più spesso soppiantato da altri tipi di bevande, soprattutto fra le giovani generazioni.

Un calo evidente

«Il calo nei consumi è evidente – conferma Franc Fabec, presidente dell’Associazione agricoltori del Carso – e riguarda soprattutto il vino di media qualità, perché chi si può permettere prodotti di nicchia, quindi migliori, non ha problemi di spesa. I giovani poi sembrano orientarsi diversamente per quanto concerne il bere. E certamente un ruolo importante lo gioca il rischio delle sanzioni alla guida».

Una riflessione confermata anche da uno dei più noti produttori locali, Benjamin Zidarich: «Il calo non lo sentiamo così netto, forse perché ci rivolgiamo a un target di consumatori che chiede prodotti di qualità, avendo disponibilità a spendere. A registrare una caduta sono le grandi aziende che propongono prodotti di massa».

L’onda di ritorno

Un tema che riprende anche un altro conosciuto produttore locale, Sandi Skerk: «Ricordiamo che un paio di anni fa, nell’immediato post Covid, c’era stata un’impennata nei consumi, ora siamo nell’onda di ritorno. Sicuramente il fenomeno del calo è evidente e diffuso a livello mondiale. In Italia inoltre è parallelo alla perdita del potere d’acquisto. Ma il problema coinvolge soprattutto i vini di media qualità, non la fascia alta».

Sandi Skerk
Sandi Skerk

I 25 anni della Onav Trieste

Un’occasione di riflessione sull’argomento è stata la cerimonia dei festeggiamenti per i 25 anni di attività della sezione di Trieste dell’Organizzazione nazionale assaggiatori vino (Onav).

«La fase è molto complessa – così il presidente nazionale dell’Onav Vito Intini – perché il calo dei consumi è oramai costante da anni. Ricordo che, poco più di un secolo fa, in Italia il consumo medio per abitante all’anno era di circa 100 litri. Oggi siamo scesi a 32. Il fatturato delle aziende italiane del settore ha resistito, in quanto la richiesta dei consumatori si è spostata sulla qualità, dove i prezzi sono ovviamente maggiori. Oggi però va tenuto conto anche dell’ingresso sul mercato di Paesi nuovi come la Cina, diventata il quinto produttore del mondo, quindi un concorrente molto impegnativo per l’Italia, da sempre grande esportatrice di vino. Ed è in calo anche il mondo della formazione relativo al vino».

La perdita del potere di acquisto

Per David Pizziga, presidente del Gal Carso, «la causa del calo dei consumi va ricercata nella perdita di potere d’acquisto dei consumatori. Se la disponibilità di spesa cala uno dei beni ai quali si rinuncia è il vino». Tiziano Venturini, presidente regionale dell’Associazione Città del vino, sottolinea «il ruolo della struttura, votata a diffondere la cultura del vino e la conoscenza dei produttori e del territorio, per favorire un consumo consapevole». —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:consumivino

Riproduzione riservata © il Nord Est