Una “wine bag” per portare a casa il vino che non si finisce al ristorante

Il nuovo codice della strada ha indirettamente fatto calare il consumo nei locali. La proposta lanciata dal presidente di Assoenologia Riccardo Cotarella: «Le richieste sono calate dal 40 al 60 per cento, colpa di norme esagerate»

Maurizio Cescon
Assoenologi lancia la proposta “Portami con te”, uno shopper griffato per il vino che non si consuma
Assoenologi lancia la proposta “Portami con te”, uno shopper griffato per il vino che non si consuma

«Ormai sembra che solo a guardare una bottiglia di vino si faccia del male, a prescindere». Riccardo Cotarella è il presidente nazionale degli enologi, oltreché imprenditore vitivinicolo. Ma non è solo un tecnico, è un personaggio tra i più ascoltati e autorevoli nel mondo dell’enologia, italiana e non solo.

E adesso dice la sua - lo ha fatto nella serata di martedì 7 gennaio anche nel salotto televisivo di “Porta a porta” - riguardo il nuovo codice della strada, le norme sulla sicurezza, ma anche sul diritto del consumatore, di un wine lover, di bere un bicchiere di qualità durante una cena. E così Assoenologi lancia la proposta “Portami con te”, uno shopper griffato per il vino che non si consuma. Idea nata dopo uno scambio di vedute con un enologo veneto, Rodolfo Rizzi, che da molti anni lavora in Friuli.

Presidente Cotarella il nuovo Codice della strada, con un inasprimento delle sanzioni per chi è alterato alla guida, è stato introdotto meno di un mese fa, ma voi avete già deciso le contromisure. A cosa è dovuta questa accelerazione?

«Dalle notizie che abbiamo, da un rapido sondaggio fatto tra i ristoratori di tutta Italia, sappiamo che il consumo del vino, nei locali pubblici, è letteralmente crollato. Cali dal 40 al 60 per cento. E stiamo parlando del periodo delle festività di fine anno, quando la gente è andata fuori più spesso, per un pranzo o una cena con i colleghi, per ricorrenze familiari e quant’altro».

A destra Riccardo Cotarella, a sinistra Rodolfo Rizzi, che hanno lanciato la proposta
A destra Riccardo Cotarella, a sinistra Rodolfo Rizzi, che hanno lanciato la proposta

Ma i limiti di legge, riguardo l’alcol, sono rimasti gli stessi di prima. A cosa è dovuta allora questa vera e propria gelata dei consumi di vino?

«Il problema della legge è duplice. Primo la severità delle sanzioni, che sono esagerate. Chi ha meno di 20 punti sulla patente, anche con 0,5 grammi per litro nel sangue, si vede ritirato sul posto il foglio di guida, in attesa della sospensione dopo il processo. Ovviamente noi siamo d’accordo che sia assolutamente da proibire la guida in stato di ebbrezza. Ma 0,5 grammi per litro significano un bicchiere e mezzo, al massimo due, durante una cena. La cosa che più ci ha dato fastidio è stato l’allarmismo che si è generato attorno a un provvedimento molto punitivo. La politica ha sbagliato presentando la legge come un toccasana, però così non è stato, proprio perchè ha creato troppa confusione».

E allora per dare una mano a produttori e ristoratori cosa suggerite?

«Abbiamo messo a punto il progetto “Portami a casa”, nato da un’idea del collega friulano Rizzi. Quelle bottiglie che non si finiscono e restano a metà si portano a casa dove possono essere degustate in tranquillità senza mettere a rischio la propria e altrui incolumità. È una soluzione semplice e pratica, che vuole incentivare il consumo moderato e consapevole di vino, senza privare i consumatori del piacere di accompagnare i pasti con un calice».

Nel concreto come funzionerà la proposta di Assoenologi?

«Saranno i produttori di vino che forniranno ai gestori dei locali, assieme alle bottiglie, le shopper dedicate, brandizzate con il marchio della cantina e con lo slogan “Portami a casa”. Al termine della cena, se la bottiglia non è stata consumata completamente, il gestore del ristorante offrirà al cliente la possibilità di riporla nella shopper e portarla a casa, un po’ come d’abitudine si fa con il cibo. Del resto le sembra normale spendere 40, 50 euro o anche più per una bottiglia importante e bere un unico calice? È davvero assurdo. E allora tutto ciò che non bevo me lo porto a casa. Oggi ci sono tappi di altissima qualità, così come le chiusure speciali per gli spumanti, che mantengono inalterate le caratteristiche organolettiche del vino, senza comprometterne la freschezza e l’integrità, per almeno 4, 5 giorni dopo che si è aperta la bottiglia».

Ma per ovviare al problema l’alternativa non potrebbe essere potenziare i servizi di trasporto, taxi ma anche Uber, a costi ragionevoli?

«La questione è delicata. Io penso che se una persona sa di essere sicuramente oltre il limite di legge, non dovrebbe mai mettersi alla guida, e allora dovrebbe chiamare una macchina. Negli altri casi ritengo che portare la bottiglia a casa sia la soluzione più opportuna».

E i vini dealcolati che da quest’anno si producono anche in Italia? Sono un’ulteriore carta da giocare?

«Potrebbero rappresentare una via d’uscita, per coloro che, durante una cena, non bevono alcolici perché si metteranno al volante. I dealcolati li hanno autorizzati in tutta l’Unione europea, in Francia, Portogallo e Spagna, oltreché in Italia, quindi una spinta in questo senso c’è stata. La tecnologia è aumentata in maniera pazzesca, adesso alcuni dealcolati sono diventati discreti, quelli di qualche anno fa erano davvero imbevibili. Penso infine che, grazie ai dealcolati, chi è astemio potrebbe avvicinarsi a bianchi e rossi tradizionali. Però per favore non chiamamoli vini, che sono un’altra cosa». 

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