Basket: l’Nba vuole sbarcare in Europa, ma non tutti sono d’accordo

L’annuncio della partenership con la Fiba per aprire una lega a 16 squadre nel vecchio Continente ha suscitato reazioni miste. Petrucci (Fip): «Progetto affascinante», ma Messina ribatte: «E l’Eurolega?»

Antonio Simeoli, Michele Contessa, Filippo Errico Verzè
Il segretario Fiba Andreas Zagklis e il commissioner Nba Adam Silver (Foto Nba/Getty Images)
Il segretario Fiba Andreas Zagklis e il commissioner Nba Adam Silver (Foto Nba/Getty Images)

La Nba in Europa si presenta il giorno dopo l’annuncio di una partnership con la Fiba per aprire una lega a 16 squadre nel vecchio Continente con le immagini degli ultimi secondi di Chicago Bulls-Los Angeles Lakers. I gialloviola di LeBron James stanno vincendo di 5, si beccano due triple in faccia in un amen e perdono. Mica male come biglietto da visita per l’Europa dove però da 25 anni c’è l’Eurolega, padrona assoluta anche con l’Eurocup del basket che conta.

Effetti sull’asse Nba-Fiba? «Siamo pronti a riprendere i contatti con l’Nba», ha detto Paulius Motiejunas, Ceo dell’Eurolega che ha 13 club fondatori come Olimpia Milano, Panathinaikos, Efes, Fenerbahce, Real e Barcellona o Zalgiris, solo per citarne alcuni, decisi a restare insieme fino al 2040 con tanto di sponsor e diritti tv.

E allora? In questa guerra di pozione vanno segnalate alcune voci. Quella, ad esempio, di Ettopre Messina, che non è solo il coach dell’Olimpia Milano, che l’Nba la conosce bene ma dell’Eurolega ha fatto la storia vincendone 4. «Bene l’Nba in Europa, ma l’Eurolega?», si è chiesto giovedì sera dopo la scoppola rimediata col Barcellona.

Poi la Federbasket, col presidente Gianni Petrucci ovviamente nella scia della Fiba: «Sono favorevole, l’Nba è il sogno di tutto il mondo, quando si muove un monumento come l’Nba, è evidente che una federazione non può essere contraria, non avrebbe neanche la forza di fermarlo. Sulla carta è affascinante, vediamo quando partirà».

Mentre solo il nuovo PalaItalia di Milano, quello olimpico in cantiere, come impianto sarebbe all’altezza del sogno americano – va detto, è la triste italica realtà – va registrata una curiosità, panacea di qualche male per i nostalgici della Benetton Treviso. Josè Garbajosa è il segretario della Fiba Europa, Maurizio Gherardini nella stanza dei bottoni del Fenerbahce, Ettore Messina a Milano, Bodiroga al Palaverde battagliava per gli scudetti. A decidere le sorti del basket europeo c’è una valangata di biancoverde. Che nostaglia. 

Federico Casarin, presidente della Reyer Venezia
Federico Casarin, presidente della Reyer Venezia

Casarin (Reyer Venezia): «Nuove opportunità in un movimento in salute»

La Nba in Europa? Federico Casarin, presidente dell’Umana Reyer Venezia strizza l’occhio: «È un progetto affascinante, tenendo conto di quanto sta facendo l’Nba dall’altra parte dell’oceano. Porterà innovazioni, entusiasmo, qualità e organizzazione. Siamo comunque solo alla fase iniziale, è stato raggiunto questo accordo tra Nba e Fiba, bisognerà conoscere adesso i dettagli. Sarebbe stupido non essere interessati a un progetto di questo di livello, qualità e valore, ma bisogna capire le condizioni e i termini. E fare le dovute valutazioni».

Il tutto in un basket italiano che sta bene: «Il futuro lo vedo roseo, Reggio Emilia e Tortona sono nei quarti di Champions League, noi siamo arrivati agli ottavi di Eurocup, Milano è ancora in corsa in Eurolega. La pallacanestro maschile italiana sta cercando di trovare la giusta posizione in ambito europeo, la qualità del campionato italiano è alta, che aumenta di anno in anno, ma stiamo lavorando molto in Fip anche per il settore femminile».

Molto passa anche per i diritti tv della Serie A: «C’è una gara. Il presidente di Lega, Umberto Gandini, ha lavorato in maniera impeccabile negli ultimi anni, aspettiamo di conoscere le offerte. La speranza è di migliorare e di ampliare le nostre opportunità, non solo economiche, ma anche di visibilità».

Michael Arcieri, general manager della Pallacanestro Trieste
Michael Arcieri, general manager della Pallacanestro Trieste

Arcieri (Pallacanestro Trieste): «L’impronta Usa può incidere su tutti i livelli»

Tra chi guarda con grande interesse allo sbarco della Nba in Europa c’è anche la Pallacanestro Trieste. I biancorossi hanno ambizioni di crescita molto importanti, come testimonia il loro attuale sesto posto in Serie A, e nulla vieta di pensare che vorranno garantirsi il pass alla nuova competizione tramite la Champions League. Il general manager Michael Arcieri sembra remare in questa direzione: « Trieste si prepara a giocare a basket sulla scena internazionale – ha dichiarato –. La crescita e lo sviluppo di nuove ed entusiasmanti leghe nel continente è quindi per noi di fondamentale interesse».

Arcieri, nativo di New York, è uno che il mondo Nba lo conosce bene, avendo lavorato per franchigie come i Knicks, i Dallas Mavericks e gli Orlando Magic. Del supporto della massima lega cestistica americana possono giovare tutti, sia a livello nazionale che europeo: «L’Nba può essere trasformativa in tutto il continente e oltre, non solo a livello professionistico, ma anche a livello di base – ha spiegato –. È logico che una crescita così dinamica possa avvenire con l’Nba che stabilisce un’impronta ancora più robusta, in una realtà del basket già così piena delle più ricche tradizioni e passione per il gioco».

Francesco Maiorana, presidente Lnp
Francesco Maiorana, presidente Lnp

Maiorana (Lnp): «Il nostro affare è la lotta tra i campanili»

«Arriva l’Nba? Viva il business, ora aspettiamo i fatti. Noi ci teniamo il nostro campionato convinti che proprio l’arrivo dell’Nba, tanto business meno pathos alla fine finirà per rafforzare la nostra lega». Parola di Francesco Maiorana, presidente della Lnp, la Serie A2 e la B. La seconda lega italiana dei canestri con le 20 squadre e la sfida dei campanili, grazie a percentuali di riempimento dei palasport e ascolti tv delle dirette Rai, è pronta ad accogliere la sfida.

«Al momento sappiamo solo delle cornice – spiega l’avvocato friulano –, manca la sostanza. Se però, come sempre accade in Nba l’obiettivo è sviluppare il business, ci teniamo il pathos dei tifosi con le loro squadre che lottano per promozione e retrocessione, secondo me irrinunciabile per la mentalità italiana: è il nostro valore aggiunto. In serie A2 a sei giornate dalla fine c’è un groviglio di squadre che lottano per entrare in playoff e play-in». La Nba potrebbe guardare alla Serie A2 per creare squadre sviluppo per i giovani? «Vedremo, noi siamo disponibili a parlare con tutti, ma ci teniamo stretto stretto un campionato in cui la gente si identifica ancora con i suoi giocatori».

 

 

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