Coach Santarelli: «Il nostro segreto è ripartire da capo lavorando sodo»
Dopo il terzo Mondiale per club conquistato domenica con il Conegliano: «Sono un perfezionista, non mi fermo: per me non esistono giorni di riposo»
Coach Daniele Santarelli, con il Conegliano ha ottenuto il ventiseiesimo trofeo della storia del club, ventitré dei quali portano la sua firma come capo allenatore, ma qual è il suo segreto?
«Non c’è un mio segreto, la mentalità l’abbiamo instaurata nelle ragazze che sono con noi da tanto tempo ed è arrivata via via a tutte quelle che si sono unite a noi anno dopo anno. Quello, però, che tengo a sottolineare è che Conegliano la mentalità vincente ce l’ha nel dna a partire da un territorio che ha alle spalle una grande tradizione sportiva fino ad arrivare alla società che ha due presidenti giovani e ambiziosi e che è partita portando avanti un progetto importante, tutti fattori, ambientali e strutturali, che ci spingono a esprimerci al massimo».
Lo ha detto lei che tra arrivi e partenze i sestetti sono cambiati molto in questi anni, ma quello che non muta sono i traguardi e le riconferme sul campo. Cos’è che fa sì che la sua squadra continui a esprimersi al massimo?
«Forse l’aspetto che ci aiuta molto è il fatto che non ci siamo mai accontentati. Dopo i traguardi raggiunti ci potrebbe stare anche un anno di rilassatezza in cui molli un attimo. Invece, la nostra forza sta proprio nel fare tabula rasa dei risultati della stagione precedente e ripartire ogni anno da zero, con la stessa fame e la stessa ambizione trasmettendola chi entra a far parte della squadra».
Quindi possiamo dire che la chiave dei vostri successi è questa sorta di reset mentale che fate al termine di ogni stagione?
«Sì, questo è sicuro. Devo dire che poi le motivazioni ce le danno anche gli avversari che ogni anno si rinforzano e noi siamo un po’ come una lepre che corre continuamente per cercare di tenere la distanza dalle sue inseguitrici. Io per primo punto sempre a superarmi perché mi sembra di non aver ancora realizzato grandi cose. Quindi da un lato sicuramente questo mi motiva e mi spinge a trasmettere lo stesso pensiero alle atlete, dall’altro la società ci fornisce rose sempre straordinarie che a loro volta mi stimolano ad andare oltre e a cercare di migliorare sempre di più»
Lei, al momento, è alla guida della nazionale Turca, ma ha alle spalle anche le panchine di Croazia e Serbia, come ha vissuto quelle esperienze e com’è ricoprire due ruoli?
«Conservo ricordi meravigliosi sia della Croazia con cui sono cresciuto sia della Serbia con cui ho vissuto emozioni incredibili. Alla guida della Turchia ho raggiunto traguardi importanti. Certo non si può vincere sempre, lo so, però mi sento molto cresciuto. Credo che questa doppia esperienza mi abbia anche fatto un po’ bruciare le tappe e questo perché mi sentivo di dover dimostrare di essere all’altezza del ruolo che ricoprivo in entrambe le situazioni: al primo anno di Conegliano sapevo di dover dare il cento per cento perché mi trovavo alla guida di un club che puntava sempre al massimo e, allo stesso modo, quando ho iniziato il percorso in nazionale volevo dimostrare che avevo tutte le carte in regola per svolgere al meglio il mio compito».
Pensa che in futuro potrebbe essere lei il nuovo Velasco?
«Io credo che il sogno di allenare la squadra del proprio Paese sia quello di ogni persona che fa questo mestiere. Al di là di questo, io sono il coach della Turchia con cui mi trovo benissimo così come Velasco è l’attuale dell’Italia con cui ha raggiunto risultati straordinari, meglio di così non si poteva fare. Chissà cosa mi riserverà il futuro, ma per il momento ne riparliamo tra quattro anni»
Coach Velasco l’ha chiamata domenica dopo la vittoria?
«Sì, certo, ma noi ci sentiamo spesso per farci le congratulazioni, è normale»
Lei è Monica De Gennaro siete sposati. Quindi è inevitabile chiederle: ma alla fine dell’allenamento l’elemento campo viene a casa con voi o sta fuori dalle mura domestiche?
«No, direi che al di fuori del campo ne parliamo pochissimo. Noi viviamo in una casa su due piani e quando Monica si gode meritatamente il suo tempo libero, io mi rintano nel mio studio ad analizzare e a lavorare. Per me non esistono giorni di stop, io sono fatto così: casa – palestra e palestra – casa. È la mia vita, so che può sembrare un po’ triste (ride), ma questa è la bicicletta che ho voluto e devo pedalare duramente».
Senta, ma quindi alla fine l’ingrediente segreto della ricetta di Santarelli è la costante ricerca della perfezione?
«Sì, io credo di avere due caratteriste principali, la prima è che non sono mai contento e questo lo trasmetto sempre alle atlete e me lo fanno notare sia dal club e sia il mio staff, ma è tutto legato al fatto che io guardo sempre a quello che ci sarà dopo. Le faccio un esempio, domenica quando l’ultimo pallone ha toccato il campo ho pensato: ok, bene adesso il 26 dicembre c’è Talmassons, quindi non ci possiamo assolutamente fermare. L’altra mia peculiarità è che sono una persona semplice che si impegna mettendoci ogni volta tanta passione e dedizione e questo mio aspetto riesco a trasmetterlo, assieme al club e al mio staff, alle atlete che, a loro volta, lo traducono dando tutto in campo».
Riproduzione riservata © il Nord Est