Correre bendati per sfidare la disabilità, l’iniziativa con Annalisa Minetti: «È come volare e sentirsi liberi»
A Codroipo i ragazzi hanno provato gli allenamenti al buio per persone non vedenti. La campionessa paralimpica di Londra: «Vince chi tenta una impresa, piccola o grande che sia»
«Bea, ti presento il giavellotto». Bea è Beatrice Cal, pluricampionessa italiana di paraciclismo di Azzano Decimo, non vedente dalla nascita. Non si è mai messa alla prova con l’atletica. «Questa è la punta, questa è la coda e devi impugnarlo esattamente qui. Pensa di salire un gradino mentre lanci e non avere paura».
Glielo racconta il tecnico Fidal Fabio Mandarà «perchè è da qui che bisogna cominciare per dare la possibilità a chi non vede di conoscere la sua area di protezione».
Al polisportivo di Codroipo ci sono – accanto ad atleti paralimpici – decine di ragazzi normodotati iscritti all’Atletica 2000. Una mascherina calata sugli occhi, la voce degli allenatori come unica guida, la forza di provarci a correre o saltare. Immersi nel buio, superando i propri limiti, vincendo i pregiudizi. «Capendo che non fa paura».
L’atleta medaglia di bronzo alla paralimpiadi di Londra 2012 Annalisa Minetti non aveva mai provato il salto con l’asta. L’allenatore Ennio Fabris la sprona. «Provaci». «Il problema è che se poi mi piace non smetto più» scherza l’atleta non vedente. Ci prova, ci prova ancora Annalisa. E ce la fa.
È sempre troppo bello provare, tentare per far percepire ai ragazzi che vince chi tenta un’impresa piccola o grande che sia
L’incontro con gli studenti
Al mattino, dopo una corsa al parco delle Risorgive di Codroipo, ha incontrato gli studenti della scuola superiore Linussio per raccontare la sua storia, per trasmettere la luce grazie alla propria forza interna.
«Ho avuto l’opportunità di conoscere dei ragazzi che non temevano di fare delle domande – racconta –, che hanno ascoltato tantissimo, determinati a conoscere, a sapere. Quando hanno compreso che non vede chi non sa è cambiata del tutto la loro prospettiva. Dei ragazzi per i quali la diversità è una ricchezza non un limite. È stato bellissimo».
I giovani atleti provano il salto in lungo, il lancio con il vortex e la corsa. Vengono guidati a superare la paura nel loro primo allenamento al buio. «La paura è un grande limite quando non la si vive come un’opportunità – aggiunge Minetti – ma, se non gestita, può diventare una limitazione perchè il più grande avversario diventiamo noi stessi. Quando la viviamo come opportunità allora è uno strumento positivo».
Accanto ai ragazzi, ci sono molti atleti come Emanuele Pangher di Trieste, ipovedente ai vertici internazionali nel lancio del disco e del giavellotto. I ragazzi continuano ad allenarsi, a provare e riprovare. Si confrontano con chi al buio ci vive da sempre. «Codroipo è un Comune inclusivo – racconta poi Matteo Tonutti, il coordinatore del progetto Vola alto con lo sport gestito dal Coni Fvg e finanziato dalla Regione, che ha la finalità di portare lo sport paralimpico nelle scuole e nei centri polisportivi – e attraverso lo sport richiama tanti ragazzi nelle palestre e nei vari impianti abili a fare le più diverse discipline».
Al polisportivo comunale arrivano anche il sindaco di Codroipo Guido Nardini, con il consigliere delegato allo sport Rosario Legname, la dirigente scolastica del Linussio Ornella Michelizza e il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia Mario Anzil.
«Questo evento – riferisce – ha il merito di trasmettere un messaggio di grande valore morale in particolar modo per i nostri giovani: quello che nessuna sfida è impossibile e che ogni avversità può essere superata, come dimostrano le persone che praticano lo sport vincendo gli ostacoli della disabilità».
Guarda i giovani in pista il presidente di Atletica 2000 Piergiorgio Iacuzzo e fatica a nascondere l’emozione. «È stata una giornata bellissima – spiega –. I nostri atleti hanno avuto la possibilità di provare questa esperienza, di confrontarsi con atleti paralimpici, di conoscere le loro storie. Per noi questo vuol dire fare vera inclusione». C’è tempo ancora per qualche salto. E per uno scatto in pista. Più sicuri, ora. I giovani atleti ascoltano la voce dei loro allenatori. Quella che li sprona, li indirizza, li guida. Che fa vincere ogni limite, che tiene a bada la paura. «Che ci fa essere liberi» dice un ragazzo.
Alzando la mascherina dagli occhi. Dopo aver imparato che grazie allo sport, davvero, si può imparare a volare sempre più in alto.
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