Deborah Compagnoni a cuore aperto ne “Una ragazza di montagna”
Parla una delle più grandi sciatrici italiane di sempre, nominata Ambassador delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026, che ha appena scritto un libro in cui racconta della sua infanzia tra neve e natura
Deborah Compagnoni è tra le sciatrici italiane più vincenti di sempre e la prima ad aver vinto tre medaglie d’oro in tre differenti edizioni dei Giochi Olimpici invernali nella storia dello sci alpino. Una campionessa indiscussa, che sabato 7 dicembre ha rivelato un altro talento: quello della scrittrice.
Compagnoni, infatti, era presente alla Cooperativa di Cortina al corner di Altavia, la linea di abbigliamento di sci e outdoor di montagna di OVS curata dalla grande campionessa di sci alpino, per presentare il suo libro “Una ragazza di montagna”, una raccolta di racconti che parlano di un’infanzia vissuta a contatto con la natura, dove poter sperimentare, apprendere e affrontare un periodo della vita che è culla di talenti e passioni.
Oltre ai tre ori ed un argento Olimpici, il palmarès di Compagnoni include tre ori mondiali, una Coppa del Mondo in Slalom Gigante e 44 podi in Coppa del Mondo. Compagnoni è anche Ambassador delle Olimpiadi e Paralimpiadi Milano-Cortina 2026.
Nel suo libro parla di un’infanzia vissuta a contatto con la natura, dove ha potuto crescere liberamente, sperimentare, sbagliare. C’è ancora oggi quel mondo nei paesi di montagna?
«No, non è più così, il ché è normale, con il progresso tante cose sono cambiate. Penso che i bambini oggi abbiano tanti impegni, giustamente, perché sono più controllati, forse anche troppo. In montagna forse questo spirito c’è ancora, dipende molto dalla famiglia, da quanto trasmette i valori della montagna, la passione per gli animali, l’ambiente, la vita all’aria aperta attiva, non con lo scopo di primeggiare ma di apprendere da questo ambiente».
È quello che è successo a lei?
«Penso di sì, in maniera libera e più autonoma, ho potuto sperimentare anche sbagliando. Sono emozioni che ti restano per sempre».
Questi cambiamenti nel modo di vivere possono essere motivi di spopolamento della montagna?
«No, io penso ciò sia dovuto alla società in generale, è cambiato tutto anche in città, non si resta fermi. Le località di montagna sono oggi molto frequentate da turisti, e anche le persone che ci vivono hanno cambiato il loro approccio, anche nel loro lavoro: la vita ora è più dedicata al turista che arriva, all’accoglienza degli altri. Poi ci sono sempre bellissime tradizioni che vengono mantenute, ma sembra quasi che vengano fatte per gli altri, mentre tenere un senso di appartenenza vero, radicato, è importante. Il turismo ha fatto cambiare questi ritmi, bisognerebbe trovare un equilibrio, quello giusto per far stare meglio tutti».
Cortina può essere un esempio in questo senso. Ci sono cantieri ovunque, ci sono trasformazioni che non sappiamo dove porteranno. Come vede questa concentrazione di opere a Cortina, paese che conosce molto bene visto che ci hai trascorso molto tempo in questi anni?
«Io vedo che comunque gli investimenti e i lavori che si stanno facendo portano delle migliorie, perché Cortina ha fatto poco per anni. Adesso è arrivato tutto di colpo e si vede tutto sotto sopra, ma penso che in futuro sarà apprezzato questo cambiamento, perché darà modo a tutti anche a livello logistico di stare meglio».
Può esserci un pericolo di perdita di identità?
«Io penso che un po’ in un certo senso sia già stata persa; è importante ora che il singolo si senta di appartenere profondamente in un luogo che è dato dalle tradizioni, ma anche dal modo di vivere. Mi riferisco alla gente del posto. È vero che qui è arrivata anche gente da fuori a vivere, perché è un posto bello, e chi può fare una scelta di questo tipo ci ha pensato bene. È il cambiamento del mondo in generale: luoghi che si spopolano, altri con gente che arriva da fuori, però tutto deve essere equilibrato, la gente del posto deve stare bene nel proprio paese».
Le Olimpiadi Milano Cortina hanno un impatto diverso sulle due località: Milano è una città grossa, Cortina una piccola valle di montagna, l’impatto va bene per entrambe?
«Cortina è la località che aveva ospitato le Olimpiadi nel 1956, è stata riproposta ma sicuramente non poteva supportare una Olimpiade come allora. È giusto il connubio con una grande città. Infatti qui si svolgono solo le gare di sci alpino femminile, il curling, il bob, lo skeleton e lo slittino. A questo punto è giusto vederla come un’opportunità. Questo grande evento spero porti migliorie e un rilancio nella direzione giusta».
A Cortina, nel 2026, per quanto riguarda lo sci alpino, ci saranno solamente le gare femminili. Cosa pensa di questa separazione tra gare maschili e femminili?
«Si poteva trovare un compromesso sulle due discipline. Io che vengono da Santa Caterina e Bormio dico che anche lì c’è una bella pista di discesa maschile, così come qui ci sono delle bellissime piste tecniche dove si sono svolti i Mondiali; si poteva fare parte di gare qua, e parte di gare là, gestendo meglio tutto il calendario».
Toglie un po’ lo spirito olimpico questa divisione degli atleti in diverse località di gare?
«Questo no, io ho fatto delle Olimpiadi dove le discipline veloci erano da una parte, quelle tecniche da un’altra e non era un problema. Ma senza dividere il settore maschile e femminile. Per il prestigio e la tipologia di piste che ci sono sia a Bormio che a Cortina si poteva valutare in maniera diversa, mantenendo insieme il maschile e femminile».
Qual è secondo lei l’atleta più forte oggi nel Circo Bianco femminile?
«Come atleta italiana, Federica Brignone ha dimostrato negli anni di essere la più brava, polivalente, con risultati continui, integra come atleta, senza infortuni. A livello mondiale Mikaela Shiffrin: è la migliore sciatrice di sempre di sempre».
Quali sono i progetti di oggi di Deborah Compagnoni?
«Mi sono messa in gioco con i progetti di Altavia nell’abbigliamento da sci e con il libro, oltre ad una edizione speciale dei miei storici sci, i Dynastar, di cui ho disegnato la grafica; progetti legati agli sport invernali, c’è un momento di interesse verso la montagna e lo sci. Con le Olimpiadi abbiamo la possibilità di cogliere situazioni positive per la montagna, sia in inverno che in estate».
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