La nonna più veloce del mondo: Emma Mazzenga a 91 anni miete record mondiali nell’atletica
Una carriera che ha preso il via tardi, quella dell’atleta padovana che la Fidal ha premiato come donna master del 2024: «Amo la competizione e l’adrenalina che dà la gara»
Una volta ad una gara dagli spalti le hanno detto di tornare a casa a fare la calza. Allora lei ha risposto con nove record mondiali, tre titoli europei e quest’anno anche con il titolo mondiale conquistato a Goteborg in Svezia.
La nonna più veloce del mondo è padovana e nel mondo dell’atletica italiana è una specie di mito difficilmente battibile, che sfugge alle regole del tempo e anche a quelle della logica: Emma Mazzenga è infatti un fenomeno difficile da spiegare. Nei giorni scorsi la Fidal – la federazione italiana di atletica leggera – l’ha dichiarata atleta donna master dell’anno per il 2024, a conclusione di un periodo che per lei è stato realmente d’oro.
L’atletica scoperta tardi
A 91 anni (classe agosto 1933), oltre ad avere una lucidità mentale invidiabile, gode soprattutto di una condizione fisica senza senso per quella che è la sua carta d’identità: le primavere passano ma lei in pista quando è ora di correre continua a battere record mondiali su record mondiali nella categoria riservata alla sua età, approfittando di una genetica d’oro a cui però lei abbina tanto allenamento e una grossa dose di determinazione.
«Abito alla Guizza a Padova e nella mia vita ho sempre insegnato scienze come professoressa in scuole superiori come il Selvatico e il Fermi – racconta Mazzenga – Ho sempre amato lo sport e l’atletica in particolare, ma non sono mai stata una professionista: negli anni ’50 avevo ottenuto qualche buon risultato a livello nazionale ma niente di eclatante.
Negli anni ’80 però, dopo diversi anni ferma mi sono rimessa in pista, l’allora presidente del Cus ha riunito i vecchi atleti per partecipare alle gare master e da lì ho scoperto questo dono».
Effetti della genetica
Mentre gli altri atleti invecchiavano come natura comanda, lei continuava invece ad avere performance fisiche impressionanti: «Amo la competizione e l’adrenalina che dà la gara, ora della mia generazione siamo in pochi rimasti e se riesco a fare questo devo ringraziare la genetica perché senza quella sarebbe impossibile fare tutto, poi però bisogna anche sfruttarle queste doti e darsi da fare – prosegue – Mi alleno tre volte a settimana tra il PalaIndoor e il Colbacchini a seconda delle stagioni e poi a casa tanta ginnastica a cui se riesco aggiungo anche le camminate sull’argine».
In questi giorni la Federazione italiana di atletica leggera l’ha nominata atleta master dell’anno, un premio in cui non ha rivali: grazie al tempo di 54,47 secondi nei 200 metri è infatti la nonna nella categoria riservata agli atleti sopra i 90 anni più veloce del pianeta: «Io sono stata fortunata perché da giovane ho avuto la possibilità di fare sport ed era una cosa assai rara per quei tempi, adesso è diverso perché ci molte più possibilità, ci sono più società e le famiglie ci tengono che i giovani facciano attività fisica. Io amo lo sport in generale, non mi perdo nulla delle Olimpiadi e adoro in particolare l’atletica e il nuoto. Mi piace vedere la competizione tra atleti e l’adrenalina che dà una gara: in questo momento ammiro molto Jannik Sinner per la serietà della persona e per le doti eccezionali».
Passione famiglia
Un impegno per l’atletica che l’ha portata poi negli ultimi anni a girare il mondo per gareggiare: Svezia, Germania, Francia, Finlandia, ma anche Australia e Stati Uniti.
E in famiglia che dicono? «Io ho due figli Giacomo e Monica e un nipote Francesco di 20 anni, sanno delle mie gare ma principalmente sono solo contenti perché vedono che sto bene. Un’altra cosa che mi dà soddisfazione è quando alcune persone di 60-70 anni si rimettono in gioco e ritornano a fare sport dopo aver sentito la mia storia: l’insegnamento è che non si è mai troppo vecchi».
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