Il fenomeno Colturi ai Mondiali di Saalbach di sci alpino
Lara, figlia di Daniela Ceccarelli, gareggia per l’Albania: «Zero pressione, sono in Coppa da quando avevo 5 anni»
Astro nascente. Una crescita vertiginosa quella di Lara Colturi, ma sotto l’ala protettiva di mamma Daniela Ceccarelli non potrebbe essere altrimenti. Figlia d’arte, la 18enne piemontese difende la bandiera dell’Albania in Coppa del mondo e anche ai Mondiali di Saalbach. Fuga di cervelli all’estero anche nello sport? I fatti dicono questo, anche se la diretta interessata ha optato per un abile “slalom”, preferendo concentrarsi sul presente.
E come darle torto. Storia particolare la sua
Tutto nasce dall’ingaggio da parte della federazione albanese di sci di Daniela Ceccarelli, medaglia olimpica a Salt Lake City nel 2002. “Consulente tecnica”, nomina che, carte alla mano, ha dato la possibilità a Lara Colturi di affiliarsi alla nazionale albanese con l’obiettivo di poter essere seguita nel suo percorso di crescita direttamente da mamma Daniela e papà Alessandro, anch’esso allenatore di sci.
«Un’opportunità» dirà, ma nel frattempo la storia moderna ha preso il sopravvento.
Già due podi in stagione, si sente addosso le stigmate della predestinata?
«Me lo dicono sin da quando ero poco più che una bambina. Ho conosciuto il circuito di Coppa del mondo a pochi anni seguendo mia madre in gara. È stato tutto abbastanza naturale per me. Il passaggio dal parterre al cancelletto l’ho vissuto e lo vivo ancora oggi più come un divertimento, un evolversi delle cose. Non vivo con pressione il momento, penso solo a continuare a divertirmi, come facevo quando la domenica facevo le garette provinciali. L’obiettivo è continuare a crescere, vivendo le stesse sensazioni spensierate di quando ero poco più che una bambina».
Quanto è importante la presenza di mamma Daniela nel suo percorso di crescita?
«Mamma mi è sempre stata vicina. La cosa che più mi piace del nostro rapporto è il fatto che giriamo il mondo insieme. Lo facevo da bambina quando a gareggiare era lei. Lo facciamo ora a parti invertite. Io gareggio e lei mi segue, non solo come allenatrice ma anche come amica e confidente. Questo particolare del viaggio mi piace tantissimo. Dentro di me rappresenta un sogno che si avvera. Sognavo tutto questo da bambina. Pensavo: “Un giorno anchìio voglio fare le gare come lei”. Ce l’ho fatta e sono felice».
Come concilia sport e vita quotidiana una ragazza di diciotto anni?
«Quest’anno concluderò il mio percorso di studi al liceo. Dovrò sostenere l’esame di maturità. La mia grande passione è il pianoforte, è una cosa a cui non rinuncio. Cerco di conciliare ogni cosa, ma come una qualsiasi diciottenne avverto la necessità di prendermi del tempo da dedicare agli amici. Posso dire che sono brava a far quadrare un pò tutto. Sì, sono molto brava in questo».
Obiettivi a medio termine di Lara Colturi?
«Lo spirito che sento non dover mancare mai nelle mie gare è la voglia di divertirmi. Scendo sempre col sorriso ed al traguardo il sorriso è ancora lì. Ho fatto due podi e un quarto posto, il bilancio è sicuramente positivo ma non mi pongo obiettivi, tantomeno limiti. Sento che sto sciando bene, sono solida, sono in pianta stabile nelle quindici. Sto affrontando tutte le gare col piglio giusto. Gli ingredienti che contano sono questi, il resto è più una conseguenza. Ma, ripeto, l'elemento imprescindibile è la voglia di divertirsi».
L’obiettivo a lungo termine su cui concentrare le attenzioni può essere la partecipazione alle olimpiadi di Milano-Cortina 2026?
«Non ci penso, lo avverto come un evento ancora molto lontano. Sicuramente mi piacerebbe esserci ma non è un argomento su cui intendo focalizzarmi in questo momento. Mi piace più dedicarmi al presente. Per quello che sarà c'è tutto il tempo».
Chi sono i suoi idoli?
«Sono una delle più giovani dell'intero circuito di coppa del mondo. Mi guardo attorno e vedo solo campionesse al mio fianco. Ho ancora tanto da imparare. Cerco di carpire qualcosa da ognuna di loro. Brignone e Goggia ma non solo. Il mio idolo è Mikaela Shiffrin. La sua sciata mi ammalia, ho sempre cercato di imitarla. La guardavo in televisione, ora me la ritrovo di fianco al cancelletto e penso “quanta strada hai fatto Lara”. Un sentimento di ammirazione lo nutro anche per Lindsey Vonn. Quello che sta facendo è qualcosa di straordinario. Un modello. Entrambe sono un modello per me, anche per come hanno affrontato le rispettive difficoltà».
Avverte la pressione mediatica?
«No. E dico anche perchè. Ho messo piede nel parterre di coppa del mondo quando avevo cinque anni. Posso dire di essere cresciuta con la presenza delle telecamere in casa. La visibilità non mi spaventa, so benissimo che fa parte del gioco. Ma credo sia anche una questione di carattere».
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