“L’ItaGlia chiamò siiì”: in un libro la storia di Giovanni, tra sport e inclusione
Il padre dello sprinter padovano Giovanni Zaramella pubblica il nuovo libro “L’ItaGlia chiamò siiì”. Nelle pagine una denuncia: «Le Paralimpiadi vanno aperte agli atleti con sindrome di Down»

«Non possiamo dirigere il vento, ma possiamo orientare le vele». Questa frase di Seneca è perfetta per raccontare la storia di Giovanni, la “Gazzella di Cittadella”, un ragazzo che ha trasformato ogni ostacolo in una spinta per correre ancora più veloce. E questa storia, intensa e autentica, è ora racchiusa nel nuovo libro di suo padre, Matteo Zaramella, “L’ItaGlia chiamò siiì”, appena pubblicato su Amazon.
«Il titolo stesso è un messaggio», spiega Matteo. «L’errore ortografico è voluto: quella “G” in più, come il cromosoma in più del ventunesimo paio, vuole ricordarci che la natura a volte aggiunge qualcosa di inaspettato.

Ma quella stessa aggiunta può rivelarsi una straordinaria ricchezza, proprio come Giovanni». Un ragazzo che, partendo da una diagnosi di sindrome di Down e da un intervento a cuore aperto, è diventato uno dei velocisti paralimpici più forti al mondo. Diciotto titoli italiani, tre europei e due mondiali, con tanto di record del mondo. Un palmarès impressionante per un giovane di appena 17 anni, ma che non racconta tutto: dietro c’è il sacrificio, la determinazione e la voglia di dimostrare che le barriere si possono abbattere.
Questo libro prosegue il viaggio iniziato con “Corro ergo sum”, pubblicato nel 2023 e recentemente inserito in un programma di aggiornamento per docenti ed educatori del Miur, in collaborazione con la Fondazione Decathlon. Anche questa nuova opera si propone come uno strumento per riflettere sulla disabilità da un punto di vista diverso, quello dello sport. «Perché lo sport non è solo competizione» afferma Matteo, «è un veicolo potentissimo di inclusione e cambiamento sociale».
Ma non si tratta solo di celebrare le imprese di Giovanni. “L’ItaGlia chiamò siiì” è anche una denuncia: «Nel 2024 è inaccettabile che un atleta con sindrome di Down non possa partecipare alle Paralimpiadi, né essere ammesso nelle squadre militari o civili dello Stato».
Un’ingiustizia che Matteo e Giovanni combattono con la forza delle parole e dell’esempio. «Giovanni non ci sta. “Non posso mollare” è il suo motto, e continuerà a far sentire la sua voce, nelle scuole, nelle librerie, ovunque ci sia la possibilità di cambiare le cose».
Uno dei momenti più emozionanti del libro è il racconto della serata magica all’Olimpico di Roma, quando Giovanni ha tagliato il traguardo dei 100 metri sotto gli occhi di 15.000 spettatori, alzando le braccia al cielo e gridando il suo “Sì”. Un sì alla vita, alle opportunità, alla possibilità di essere visti e riconosciuti per quello che si è.
«Questo libro è dedicato a chi crede che il cambiamento sia possibile», conclude Matteo. «A chi, come Giovanni, ogni giorno corre per abbattere muri e costruire ponti. Perché l’inclusione non è una concessione, ma un diritto. E noi continueremo a lottare per questo».
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