Il calcio che unisce tutti i colori del mondo, nel cuore di Venezia

Un campo tra la Basilica della Salute e Punta della Dogana ospita la «Venice League»: giovani di quaranta nazionalità diverse corrono dietro a un pallone, in un posto meraviglioso. E ovviamente, non è solo sport

Eugenio Pendolini
Foto Ondine Kapala
Foto Ondine Kapala

Prendete un campo da calcetto incastonato tra la Basilica della Salute e Punta della Dogana, custodito a due passi dal Bacino San Marco all’interno di un seminario, poco frequentato dalla cittadinanza e in perfette condizioni. Metteteci dentro dieci squadre, 120 giocatori provenienti da quaranta nazionalità diverse (Ecuador, Egitto, Giappone, Francia), in prevalenza studenti universitari fuorisede ma anche residenti, più o meno giovani.

Infine, in questa cornice scenografica, immaginate musica dal vivo e corsi di lingua organizzati mentre dieci calciatori corrono dietro a un pallone: in italiano ma anche in inglese, francese e spagnolo. Perché va bene che il linguaggio del football è universale, ma anche imparare qualche parola per conoscersi meglio non è una brutta idea.

Foto Leonardo Mizar
Foto Leonardo Mizar

C’è tutto questo nella “Venice League”, il campionato di calcetto organizzato dall’associazione sportiva Sant’Elena. Un’iniziativa nata da un gruppo di amici, studenti universitari, che con la “scusa” di ritrovarsi per condividere insieme la passione per lo sport ha dato il via a una vera e propria esperienza di incontro e di dialogo per ragazzi e studenti universitari di tutto il mondo.

Un’esigenza ancor più sentita in una città come Venezia, accessibile per sua natura ma al tempo stesso alle prese con lo spopolamento e il turismo dilagante che toglie spazi e opportunità ai giovani. Il campetto da calcio di Sant’Elena è stato il luogo intorno al quale l’associazione ha iniziato a mettere radici.

Oggi però, dopo mesi di attesa, quel campetto è alle prese con lavori di ristrutturazione da parte del Comune. E così, dopo la prima edizione dell’anno scorso, a fine novembre la seconda edizione della Venice League si è dovuta spostare. E non in un posto qualunque. Grazie a un accordo con la diocesi, il campo prescelto è stato proprio quello della Salute.

Foto Ondine Kapala
Foto Ondine Kapala

«Un campo stupendo», spiega Tommaso Kusch, portavoce dell’associazione, «il nostro obiettivo è di aprire spazi chiusi e creare momenti di cittadinanza per dimostrare che Venezia è viva. Questo torneo, aperto a tutti, vuole essere un segnale concreto per portare lo sport all’interno della città. Tutte le informazioni sulle nostre attività e sul campionato vengono comunicate sulla nostra pagina Instagram @santelenavenezia».

Iniziato il 16 novembre, in queste settimane si sono giocate già le prime quattro giornate del torneo. Si gioca un giorno a settimana, ogni sabato. Le semifinali sono in programma il 15 marzo, sette giorni dopo si disputerà la finale. Premiazione in programma alla Fenice il 6 aprile.

Venezia League: il calcetto che unisce 40 nazionalità in un luogo incredibile

«Quest’anno», aggiunge Tommaso Kusch, «la squadra vincitrice ritirerà un vero e proprio trofeo, realizzato dal fabbro Francesco Zanon con il vetro fornito dal maestro Simone Cenedese. Un oggetto che rispecchia la nostra volontà di dare visibilità all’eccellenza dell’artigianato veneziano». Come detto, a fronteggiarsi sono in tutto dieci squadre (per oltre 120 iscritti), tutti regolarmente tesserati all’associazione sportiva.

Tra i calciatori, la maggior parte è composta da studenti stranieri. Non mancano però squadre di ragazzi veneziani e di appassionati di calcio, anche cinquantenni, residenti in città. L’attività dell’associazione, però, non si conclude all’appuntamento settimanale della partita di calcio.

Oltre allo sfondo musicale con dj set dal vivo, l’associazione organizza anche corsi di lingua straniera per gli studenti italiani che intendano imparare altre lingue, e di italiano per chi viene dall’estero. Anche (se non soprattutto) da esperienze di sport e dialogo come questa passa il futuro di Venezia e della sua cittadinanza. 

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