La prima corsa senza il frustino: «Dobbiamo rispettare il cavallo»

L’apertura della stagione del trotto all’ippodromo Le Padovanelle. La nuova proprietà punta a creare eventi sociali nella struttura 

Leandro Barsotti

Immagina l’emozione di gioire perché il tuo cavallo ha appena vinto. Ridi, fai così con il pugno, guardi il cielo: ma intorno a te c’è un’indifferenza generale. “Avrà vinto 50 euro” dice un tale seduto su un seggiolino che si è portato da casa, guardando il mio stupore.

Certo, questa alle tre del pomeriggio di una Padova grigetta, è una gioia molto diversa da quella che doveva aver vissuto Charles Bukowski nell’ ippodromo californiano che era solito frequentare nei suoi anni Sessanta. Perché lui ci andava per bere birra e cercare la fortuna, e quelle rare volte che gioiva per un cavallo, ecco che c’era subito qualche biondona con il vestitino che gli si avvicinava per dire “Ehi giovanotto, sei già impegnato stasera?”, e lui, con quel gruzzoletto di dollari vinto grazie a un cavallo scelto a caso, con quella ci faceva serata per raccontarci un altro episodio di un libro.

Qui alle Padovanelle è molto diverso. Non girano birre, e nemmeno bionde con i vestitini. Ti siedi sulla tribuna dai seggiolini color verde acqua, segui le corse di questa prima giornata stagionale e tra una corsa e l’altra scendi nel salone a puntarei tuoi soldi. Se ti va di bere, c’è anche un piccolo bar. Sono tre anni che l’ippodromo Breda di Ponte di Brenta ha un nuovo proprietario, Pino Stefanelli, che con la società Saita ha un progetto di rinascita interessante: non solo corse di cavalli, ma eventi.

Le fruste dolorose

«La nostra idea è dare un’immagine diversa a questo spazio, nato per le corse dei cavalli. Per prima cosa abbiamo deciso di abolire le fruste, e siamo il primo ippodromo che lancia questa forma di attenzione verso i cavalli, che sono il principale soggetto di un ippodromo. Dobbiamo rispettare il cavallo, come fanno negli Stati Uniti e nel nord Europa. Sono felice che anche in Italia in diversi abbiano detto che la nostra è una giusta proposta».

Se ti siedi in tribuna, sulla destra vedi gli alberi di quel boschetto che negli anni Ottanta era uno dei luoghi più amati dai giovani, dopo il tramonto. Dall’altra parte della tribuna, sempre lungo l’anello dell’ippodromo, c’è una struttura bassa che un tempo era il ristorante con piscina delle Padovanelle. Ci sono stati dei bei tempi per Padova da queste parti, quando il cavallo aveva un’altra centralità nella nostra vita. E probabilmente nessuno si poneva il problema del frustino, questi colpi di frusta che i fantini danno al cavallo per farlo correre di più, oggi considerati una forma di violenza. Alle Padovanelle si è sempre fatto il trotto: una specialità della corsa in cui il cavallo trottatore traina una carrozzella a due ruote (sulky) sulla quale siede il driver. Gli spettatori vanno a scommettere in un’ampia sala (sotto la tribuna) che la digitalizzazione contemporanea ha comunque ridotto nel suo lavoro. Come nel calcio e come in altri sport, anche per i cavalli ci sono molte scommesse online, l’emozione di andare a puntare sul tuo cavallo con un minimo di due euro, è un’ emozione per quelli che non amano i telefonini di oggi e le loro app .

Cercasi nuovo business

Dice il direttore delle Padovanelle, Giovanni Basso: «C’è chi mantiene questa passione della puntata dal vivo ma non è più una parte rilevante del business degli ippodromi. Oggi le scommesse restano tra questi appassionati delle corse. Qui non c’è biglietto di ingresso e nemmeno tanto denaro con scommesse, quindi abbiamo un sostegno dalle sovvenzioni ministeriali, e poi dalle iniziative che creiamo. Affittiamo gli spazi d’estate al circolo Le Staffe, organizziamo incontri specializzati durante l’anno». E poi ci sono le scuderie delle Padovanelle, con i cavalli e i fantini che vengono ogni giorno a trovarli, nutrirli, dargli amore e soprattutto allenamento in pista. «Ma questo per noi non è un business, anzi», precisa Basso.

Se torni all’interno dell’ippodromo, in tutto quello spazio arredato ancora anni Settanta, sotto la tribuna, troverai il bar da una parte e il centro scommesse dall’altra. Ma in quei corridoi sono esposte le foto dei migliori anni di questo ippodromo, dai Sessanta agli Ottanta, con qualcosa dei Novanta, ci sono esposte sui muri pagine di giornali, un’intera edizione speciale del Resto Del Carlino del 1964, i manifesti delle riunioni della prima metà del novecento, quando il cavallo era uno di famiglia. E poi coppe, caschetti, una carrozza, manifesti di fantini e di cavalli, cavalli e fantini, l’uomo e l’animale, coppie che si allenano per conoscersi di più e per vincere di più.

Finite le corse, sul palco delle Padovanelle è salita la cantante Petra Magoni a cantarlo questo amore: “Saltare gli ostacoli insieme”, diceva. Che forse, poi, è proprio tutto qui. Qualcuno con cui andare avanti, ma qualcuno che non ti chiede mai il perché. 

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