Trent’anni senza il pilota più amato della Formula 1, Zico ricorda Senna: «La gente era attratta da lui»
«È morto Senna». Tutti ricordiamo dove eravamo e cosa stavamo facendo trent’anni fa quando fummo raggiunti dalla terribile notizia.
Perché quando accadono eventi eccezionali, belli o brutti che siano come la vittoria di un Mondiale di calcio o l’attentato alle torri gemelle, la memoria non può non fissarsi su quell’attimo.
Trent’anni senza Ayrton Senna, uno dei piloti più iconici della Formula 1, eppure sembra ieri, con quel brivido che scorse a tutti lungo la schiena all’annuncio dato alle 18.40 all’Ospedale Maggiore di Bologna dalla dottoressa Maria Teresa Fiandri.
Lei, come molti appassionati, era davanti alla tv quando alle 14.17 la Williams del pilota brasiliano andò a picchiare sul muro della curva del Tamburello.
Quella testa immobile reclinata verso sinistra fece subito pensare a qualcosa di serio, ma nessuno poteva immaginare il peggio. Il giorno prima, nelle qualifiche, aveva perso la vita l’austriaco Roland Ratzenberger, ma a Senna no, non poteva succedere, lui era un supereroe.
E invece: «Io ero in Giappone in ritiro con la squadra del Kashima – racconta Arthur Antunes Coimbra, detto Zico, altra icona dello sport brasiliano –, avrei visto la gara in differita qualche ora dopo, ma ricevetti una telefonata da un giornalista italiano che mi diede la terribile notizia».
L’incontro
Zico allora aveva 41 anni, otto più di Senna. Si conoscevano, un anno prima avevano partecipato a una trasmissione televisiva in Giappone che aveva fatto ascolti record e che è ancora possibile vedere oggi su You Tube.
«Ricordo tutto nei minimi particolari – dice l’ex calciatore –, fu un bellissimo incontro, ci scambiammo un casco e un pallone, aveva un grande carisma, sapeva arrivare al cuore della gente con le parole oltre che con le sue imprese nell’abitacolo di una Formula 1».
In quegli anni Ayrton era uno degli sportivi più conosciuti del pianeta: «Ed era amatissimo. Aveva una forza interiore incredibile – ricorda Zico –, era un esempio per tutti i giovani».
Il Brasile restò sbigottito. Lasciarono il segno le immagini della sua gente che lo accolse a San Paolo, con il feretro accompagnato ai lati della strada da due sterminate ali di folla. Piangevano tutti: vecchi e bambini, uomini e donne, gente ricca e facoltosa e poveri.
«Era un uomo che amava stare in mezzo alla gente – spiega Zico –, ma gli era difficile perché veniva osannato come un Dio. La gente aveva una sorta di attrazione fisica per lui».
Sponsor e matrimonio
Una star planetaria, ma anche un uomo semplice Senna che tre giorni prima di morire andò a Padova per partecipare a un evento pubblicitario, la presentazione di una bicicletta che portava il suo nome, la Senna Carraro. Si presentò in azienda e salutò tutti i dipendenti stringendo loro la mano.
«Metteva a proprio agio la gente che incontrava», conferma Zico. E la sera prima della gara, rientrato nell’Hotel “Al Castello” sua sede abituale quando gareggiava a Imola, accettò l’invito di due freschi sposi che avevano scelto quella location per il loro matrimonio.
Fu gentilissimo, ma lo sguardo era spento, hanno raccontato negli anni quelli che gli sono stati vicino fino all’ultimo. Sì, perché nel sabato delle qualifiche era morto Ratzenberger, alla sua seconda gara in Formula 1 che si schiantò con la sua Simtek Ford numero 32 alla curva Villeneuve.
Senna rimase molto colpito, c’è chi dice che non avrebbe voluto correre il giorno dopo. E fa venire i brividi ricordare come, durante il giro di ricognizione a Imola, le sue ultime parole furono per il rivale di sempre, il francese Alain Prost con il quale aveva avuto degli scontri in pista ma anche fuori: «Mi manchi», disse, quasi avesse il funesto presagio di quello che sarebbe accaduto di lì a pochi minuti.
Prost fu tra i piloti che portarono in spalla la bara di Senna nel suo ultimo viaggio.
Ayrton e la Seleçao
In Brasile i giorni di lutto furono tanti, tantissimi e c’è chi vide un segno del destino la vittoria del Brasile, due mesi e mezzo dopo al Mondiale di Usa ’94.
La Seleçao battè in finale a Pasadena l’Italia di Roberto Baggio ai calci di rigore e Dunga e compagni a fine match srotolarono uno striscione che diceva: “Senna aceleramos juntos, o tetra é nosso», letteralmente “Senna corriamo assieme, il titolo è nostro”. Parole che colpirono.
«Pochi lo sanno – racconta Zico –, ma qualche settimana prima Senna aveva partecipato a una amichevole della Seleçao e si era creato un rapporto tra i calciatori di quella nazionale e lui. Normale che si sentissero di dedicargli un pensiero».
Sicurezza
Due morti, uno al sabato e uno alla domenica. È successo ancora in Formula 1 che un pilota perdesse la vita (il francese Jules Bianchi vittima di un incidente in Giappone nel 2014, morì a Nizza un anno dopo), ma è lampante come la sicurezza di quei bolidi sia migliorata dopo la doppia tragedia di Imola: «Purtroppo è sempre così, ma dovrebbe accadere il contrario – sospira Zico –, la sicurezza dovrebbe alzare il suo livello per evitare gli incidenti prima che questi accadano». Senna fu anche sfortunato.
Un pezzo della sospensione della sua monoposto si conficcò nel casco attraverso la visiera, sarebbero bastati un paio di centimetri più in là e Senna si sarebbe salvato. «Il destino ha voluto questo, un destino crudele».
Che ha impedito a Senna di potersi sedere un giorno al volante della Ferrari come farà dalla prossima stagione Lewis Hamilton.
«Tutti i piloti sognano di guidare prima o poi la Rossa e credo che anche Ayrton sarebbe stato entusiasta di poterlo fare. Sì, credo che se non fosse successa quella tragedia un giorno sarebbe accaduto».
Presenza costante
E avrebbe fatto impazzire i tifosi italiani che fino ad allora lo vedevano solo come un acerrimo rivale e che invece oggi hanno di lui un ricordo molto più dolce.
«Gli eroi diventano ancora più eroi se muoiono giovani», dice Zico che se adesso avesse davanti a sé Senna per potergli parlare gli direbbe: «Gli farei i complimenti per tutto quello che ha fatto come sportivo e come uomo. Con il suo lavoro e il suo modo di essere ha fatto felice tutto il Brasile».
L’associazione benefica che porta il suo nome, portata avanti dalla sorella Viviane, continua a essere di grande aiuto alle persone più bisognose: «È incredibile come a distanza di anni riesca a portare avanti dei progetti bellissimi – conclude Zico –, anche questo dimostra la forza del personaggio che era Ayrton , e di quello che significava e continua a significare per la sua famiglia».
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