La fiaccola olimpica, simbolo di un progetto serio e vincente

A distanza di vent’anni da Torino 2006, ultima edizione italiana dei Giochi, Milano-Cortina era un progetto serio che si è imposto sul resto del mondo e si sta trasformando in una straordinaria occasione planetaria

Giancarlo PadovanGiancarlo Padovan
La fiaccola olimpica, qui alla cerimonia di apertura del Villaggio Olimpico per Rio 2016
La fiaccola olimpica, qui alla cerimonia di apertura del Villaggio Olimpico per Rio 2016

La fiaccola è come la maglia rosa del Giro o la maglia gialla del Tour. Tira fuori la gente dalle case, la fa assiepare lungo la strada, si fa regalare applausi e sorrisi, in qualche caso lacrime perché è la benedizione nel fuoco del più grande evento sportivo della terra. Può perfino accadere che qualcuno non sappia cosa sia l’Olimpiade o dove si svolga precisamente. Ma tutti sapranno cos’è la fiaccola, da dove viene, quanto sia intangibile e inestinguibile e cosa rappresenti.

 

Il fuoco di Olimpia, che sprigiona proprio in Grecia, è l’annunciatore dei Giochi e l’avviso di una tregua nei conflitti che, in origine, durava un mese, in tempi successivi almeno tre. Forse è troppo presto o troppo ottimistico pensare che fra 437 giorni il mondo sia pacificato, perché la barbarie moderna è più sofisticata e più spietata dell’antica.

E tuttavia credere che attorno alla fiaccola si raccolga un’idea di pace non è affatto patetico. Casomai viene da rammaricarsi che l’Olimpiade si svolga ogni quattro anni e, se non una tregua, favorisca occasionalmente una riflessione sulla potenza, non solo simbolica, dell’evento e della sua liturgia.

Fra poco più di un anno l’Italia tutta sarà coinvolta dal passaggio della fiaccola e un vasto territorio, che va da Milano all’intero Nordest, aprirà le sue braccia al mondo per la seconda volta nella storia dei Giochi. Cortina torna in modo circolare ad essere la capitale dello sport italiano. Fu la prima ad ospitare l’Olimpiade invernale nel remoto 1956, sarà l’unica a fare il bis sett’annni dopo. Neppure Roma, che nel 1960, ebbe l’onore di ospitare l’Olimpade estiva e che per storia politica, richiamo culturale e brand commerciale è andata vicina almeno una volta alla replica, è stata in grado di ottenere tanto.

A distanza di vent’anni da Torino 2006, ultima edizione italiana dei Giochi, Milano-Cortina era un progetto serio che si è imposto sul resto del mondo e si sta trasformando in una straordinaria occasione planetaria. Finalmente, e come ha sottolineato Dario Cresto Dina nel suo commento a proposito della vittoria in Coppa Davis, è tornata ad affacciarsi prepotentemente l’idea di squadra. Quando c’era da credere alla candidatura di Milano-Cortina sia le istituzioni sportive, sia quelle politiche e, ancora di più quelle a stretto contatto con il territorio, hanno accantonato dissidi, gelosie, ideologie, dietrologie per rafforzare un’idea vincente.

Adesso di quel nutrito e meritevole gruppo di dirigenti e amministratori ne sono rimasti due: il presidente del Coni e della Fondazione Milano-Cortina, Giovanni Malagò e il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. Sono due uomini che si stimano perché hanno fatto del lavoro, e dei risultati che esso produce, una religione laica. Certo, sono anche uomini ambiziosi e che amano la ribalta. Negarlo sarebbe ipocrita. E però se sono lì non è per vanagloria. Hanno meritato quanto hanno raggiunto. Perciò è giusto che restino fino al 2026. 

Il viaggio della fiaccola

Tra un anno esatto verrà accesa la fiamma di Olimpia e inizierà il viaggio di Milano Cortina 2026. A Verona due le cerimonie previste, quella d'apertura paralimpica e la grande kermesse della chiusura ufficiale. Vernissage nel cuore della città scaligera del primo passo ufficiale verso l'Olimpiade tutta italiana che vedrà il territorio del nordest sotto i riflettori del mondo.

È stato presentato il viaggio sia della fiamma olimpica che di quella paralimpica con numeri significativi: 10001 tedofori, 12 mila chilometri, 63 giorni di cammino, 20 regioni e 110 province toccate per la fiamma olimpica ma ancora 501 tedofori, 2 mila chilometri per 11 giorni di cammino per quella paralimpica.

Verona come protagonista di questo grande evento è una mia scelta. Si stima che almeno 3 miliardi e mezzo sono le persone che vedranno lebcerimonie olimpiche. Questa Olimpiade darà dignità alla montagna oltre che allo sport". Zaia ricorda che uno studio dell'Università Cà Foscari, assieme alla Bocconi e alla Sapienza parla "di circa un punto e mezzo di Pil come impatto economico sul territorio.

 

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