I Triberio, una vita in pista: «Tiziano, il mio orgoglio»
Dai pattini alle due ruote, l’ex campione appende i rollerblade al chiodo e si dedica al figlio baby fenomeno delle minimoto. Il colpo di fulmine a cinque anni poi i campionati italiani e il trofeo Simoncelli

Il padre viaggiava a tutta velocità sui rollerblade, il figlio sgasa sulle due ruote.
È la storia di Patrizio e Tiziano Triberio, padre e figlio campioni in pista: dal pattinaggio corsa alle minimoto, a Dosson c’è un piccolino che sogna di diventare campione del mondo come il papà.
La storia di Triberio merita di essere raccontata: cresciuto nel Siracusano, comincia a praticare il pattinaggio da piccolissimo una società locale; classe ‘78, si laurea in Scienze Biologiche, parallelamente continua a correre con le ruotine sotto la suola, vincendo in Italia, in Europa e non solo: 35 titoli nazionali, 12 continentali e uno mondiale nei 500 metri su strada, quello del 2006 ad Anyang, in Corea del Sud.
Nel 2010 il trasferimento nella Marca: «Correvo per una società di Noale – racconta Patrizio Triberio – mi allenavo la mattina presto o la sera perché durante il giorno studiavo e lavoravo, ora opero nel settore farmaceutico grazie ai miei studi. Qui ho conosciuto Jessica e nel 2015 abbiamo avuto nostro figlio Tiziano».
Patrizio ha finito di correre nel 2013, oggi vive la seconda vita sportiva da padre: «Non è meno emozionante di praticare sport in prima persona, viviamo le piccole conquiste di nostro figlio da genitori. Il momento più bello della mia carriera resta il mondiale vinto nel 2006, anno particolarmente redditizio per lo sport italiano».

Il piccolo Tiziano deve ancora compiere 10 anni, ma ha partecipato ai campionati italiani e al trofeo Simoncelli, che sono composti rispettivamente da 5 e 6 tappe: «Tiziano ha voluto provare le moto all’età di 5 anni, se ne è innamorato subito e ha voluto provare altre volte a correre. Alla fine abbiamo deciso di accontentarlo e di comprargli una minimoto, al mantenimento del mezzo ci pensiamo completamente noi e ogni stagione tocchiamo i 15 mila euro di spese tra gomme, pezzi, iscrizioni e trasferte. Non è poco, ma non è neanche un mistero che con i motori funzioni così».
Correre in moto non è così diverso da farlo con i pattini, ma da genitore si vivono ansie ben diverse mentre il figlio sfreccia in pista: «Tra i due sport le forze fisiche sono simili: ci si piega alla stessa maniera per fare le curve, ci sono delle strategie di gara e si studiano le traiettorie. Cambiano le velocità e i mezzi a disposizione, ma ci sono tante similitudini. Ora Tiziano guida una moto di 20 chili, ben al di sotto del suo peso, viaggiando al massimo a 85 km/h: non è poco per un bambino, ma così i rischi sono accettabili. Il vero timore non sta nemmeno nelle cadute, perché le tute sono sufficientemente protette e attutiscono il colpo, mentre se vieni colpiti da una moto allora si rischia. Ci preoccuperemo veramente quando salirà su moto più pesanti, ma anche adesso non è una passeggiata per noi genitori, durante le gare tratteniamo il fiato».
Tale padre, tale figlio? Non proprio, lo stesso Patrizio incorona il cuor di leone di suo figlio: «Caratterialmente non ci assomigliamo, Tiziano ha uno spirito agonistico forte di suo; gli piace correre e si diverte, noi lo supportiamo e lo seguiamo da bravi genitori».
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