Polonara e Pellegrino avversari sul parquet, uniti nella lotta contro il cancro

I lunghi di Treviso e Virtus Bologna hanno entrambi affrontato un tumore ai testicoli, scoprendo solo ora che il racconto dell’ala anconetana ha spinto il centro siciliano a sottoporsi alla visita che ha portato alla diagnosi precoce di un seminoma maligno

Ubaldo Saini
A sinistra Achille Polonara stringe la mano a Francesco Pellegrino (Foto Film)
A sinistra Achille Polonara stringe la mano a Francesco Pellegrino (Foto Film)

Lunedì 7 aprile è stata una giornata unica nel mondo della pallacanestro. Per la prima volta in gare ufficiali si sono affrontati Francesco Pellegrino ed Achille Polonara, due lunghi che giocano rispettivamente nella Nutribullet Treviso e nella Virtus Bologna.

Entrambi sono classe 1991, entrambi superano i due metri di altezza, ed entrambi hanno combattuto in tempi recenti contro il medesimo avversario: la grande “T”, che in gergo cestistico solitamente indica il fallo tecnico, ma in questo caso viene intesa col suo senso più ampio. Sia Pellegrino che Polonara hanno affrontato – e vinto – una battaglia contro un tumore ai testicoli.

Polonara e Pellegrino sorridono in posa prima dell'inizio del match (Foto Film)
Polonara e Pellegrino sorridono in posa prima dell'inizio del match (Foto Film)

Polonara: «Non potevo pensare di dover rinunciare alla pallacanestro»

Achille Polonara è nato il 23 novembre 1991 ad Ancona, capoluogo delle Marche, dove ha mosso i primi passi palleggiando con il pallone a spicchi tra le fila della Stamura. Due metri e 5 centimetri di altezza, ha vinto tre scudetti in tre nazioni diverse: Spagna (al Baskonia), Turchia (Fenerbahce) e Lituania (Zalgiris), oltre a due coppe nazionali (Efes e Zalgiris), due supercoppe italiane (Reggio e Virtus) e una FIBA Europe Cup con Sassari.

Per lui tutto è cominciato con un’email ricevuta dalla Procura Antidoping. Non era esattamente il mittente che si aspettava, e nemmeno il contenuto. «Da una parte ero tranquillo perché sapevo che non avevo preso alcun prodotto e quindi non potevo essere positivo al doping. Avevo dei valori di beta-HCG alti e i medici mi hanno poi confermato che si trattava di neoplasia testicolare. Era il 6 ottobre del 2023. Poco meno di due mesi dopo ero di nuovo in campo. Ora sto bene, ho fatto esami di controllo ogni 3-4 mesi e il mese prossimo farò l’ultima TAC. Se avrà esito negativo, potrò dire di essermi lasciato questa storia alle spalle».

 Nel mezzo ha toccato con mano la paura, e vissuto la rinascita.«La prima cosa che ho chiesto ai dottori è se ci fosse pericolo di morte. Poi volevo capire se sarei potuto tornare a giocare a basket. Mi sentivo bene, in 32 anni non avevo mai avuto un intervento chirurgico e non riuscivo a pensare alla mia vita senza la pallacanestro. Per fortuna i medici mi confermarono che sarei potuto guarire e tornare sul parquet. A quel punto non dico che è stata una passeggiata, ma quasi. Sono una persona molto ottimista, e quando sentii quelle risposte fu un vero sollievo».

Chi le è stato maggiormente vicino nei momenti più difficili?

«Mia moglie, i miei figli, tutta la mia famiglia e gli amici sono stati fondamentali. I miei compagni di squadra mi sono sempre stati vicino. E naturalmente i medici della società, quelli dell’ospedale di Bologna, sono stati super gentili e disponibili. Li ho tempestati di mille domande, e loro hanno sempre avuto un momento e una parola gentile per me».

Conosceva Pellegrino prima del match?

«Ho dei ricordi di lui ad un raduno delle giovanili, una vita fa. Non ci siamo mai affrontati, ma ho sempre seguito la sua carriera sportiva. Devo essere sincero, non sapevo che anche lui avesse avuto la mia stessa malattia. Questo ci da lo spunto per lanciare un appello a chi ci legge: meglio un controllo in più che uno in meno. Gli uomini magari pensano che tanto non capiterà mai a loro. Le donne sono più consapevoli del loro corpo tramite l’autopalpazione al seno. Noi facendo la stessa cosa con i testicoli possiamo facilmente capire se c’è qualcosa che non va, e agire subito prima che la situazione si faccia più seria».

Polonara e Pellegrino scherzano in sul parquet del Palaverde (Foto Film)
Polonara e Pellegrino scherzano in sul parquet del Palaverde (Foto Film)

Pellegrino: «La testimonianza di Achille mi ha salvato la vita»

Francesco Pellegrino, per tutti “Ciccio”, è nato il 6 agosto 1991 a Vittoria, in provincia di Ragusa. Due metri e 12 cm di altezza, una vita trascorsa sui campi di basket, soprattutto in A2 con la maglia di Udine, con un paio di assaggi di serie A prima della chiamata di Treviso dello scorso novembre. Una chiamata arrivata dopo un’estate trascorsa a curare un seminoma maligno.

Come lo ha scoperto?

«È successo quasi per caso, mi sono sottoposto ad un controllo urologico per mia sicurezza, dato che non è una cosa comune da fare in giovane età. Lì ho scoperto di avere questo seminoma maligno. È successo lo scorso 10 giugno, per fortuna nel giro di una settimana ero già in ospedale per l’operazione. Non ho dovuto fare chemioterapia, radioterapia né operazioni chirurgiche. È andata davvero bene, ora posso considerarmi completamente guarito, ma ovviamente devo tenermi controllato periodicamente, diciamo ogni 3 mesi circa».

Che sensazione ha provato quando ha avuto il primo esito?

«Mi è crollato il mondo addosso. Questo è uno di quei problemi che viene fin troppo sottovalutato finché non si presenta. La mia fortuna è stata avere un grandissimo supporto su due fronti: quello personale, con la mia famiglia e i miei amici che mi sono stati sempre vicino e mi hanno fatto sentire il loro affetto. E quello dei medici dell’ospedale di Udine, che ci sono sempre stati per dare risposta a tutte le domande che ho fatto loro. Tutti mi hanno subito tranquillizzato dicendomi che era qualcosa di curabile».

È stato un momento difficile che l’ha portata inevitabilmente a porsi tanti interrogativi sul futuro.

«Sì, una delle domande che mi facevo era se avrei avuto la possibilità di avere figli. Sono fidanzato da sette anni con Valentina e a luglio ci sposeremo. Ne abbiamo parlato assieme, per fortuna il non aver fatto chemio o operazioni ci ha consentito di non attivare un piano B. Nel peggiore dei casi, i dottori avevano prospettato la crioconservazione degli spermatozoi. È stata la prima cosa che ho pensato e per fortuna non ce n’è stato bisogno».

Conosceva Polonara prima di questo match?

«Ci siamo incontrati ad un raduno giovanile tanti anni fa, poi lui ha fatto tutt’altro tipo di carriera e si è meritato ogni successo che ha avuto. L’anno scorso avevo visto la sua video intervista pubblicata sul canale YouTube de “La Giornata Tipo” e devo dire che gli sono molto grato perché in qualche modo la sua storia ha influito sulla mia scelta di farmi un controllo. Non è una cosa che ti ordina il medico di base, ma è un gesto semplice che può prevenire complicazioni ben peggiori, per cui consiglio a tutti di controllarsi con regolarità». 

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