Bocce, carte, tocai e amicizie: Pizzul e la sua Cormons, tra vigneti e confini
Era nato e cresciuto a Cormons, settemila abitanti in provincia di Gorizia, dove ricaricava le sue energie. “Tutto molto bello”, diceva nelle telecronache

Si ferma la voce che tutti conoscono, il narratore delle partite, un domatore di parole che ha accompagnato gli italiani del bianco e nero e del colore. Quanti gol, quante delusioni, quanta vita raccontata sotto la pelle della passione di un Paese per il calcio.
È morto Bruno Pizzul, si spegne il microfono di un’emozione collettiva che è durata per decenni. Memorabile telecronista Rai, classe 1938, nato e cresciuto a Cormons, settemila abitanti in provincia di Gorizia, vigneti e confini.
“Tutto molto bello”
, diceva nelle telecronache.
È anche un modo di vedere la vita.
La Cormonese fu la prima squadra a tesserarlo come calciatore: era il team dell’oratorio. Cormons non era un luogo dove tornare ogni tanto; era casa, lo è sempre stata.
Il legame con Cormons, la sua terra di origine
«Qui - sue parole in un’intervista ad Avvenire nel 2022 - c’è la casa dei miei genitori che hanno vissuto oltre i novant’anni. Non ho mai reciso il cordone con la mia terra madre e dopo oltre quarant’anni di Milano, città che stimo e che mi ha dato tanto, con mia moglie abbiamo deciso di tornare a vivere qui, a riparo da quella frenesia alla quale peraltro non mi sono mai piegato».
Poi i ricordi: «Nei quaranta giorni di terrore sotto la minaccia di Tito (1 maggio-12 giugno 1945), ricordo che in paese le famiglie si erano divise, vivevano nel sospetto e nel rancore reciproco delle opposte fazioni pro e contro la Jugoslavia. Un uomo di dialogo e illuminato come don Rino Cocolin, futuro arcivescovo di Gorizia, capì che noi ragazzi dovevamo rimanere uniti e per questo ci lanciò un pallone scucito e pieno di gobbe e ci disse: 'Ora giocate tutti insieme'. Era l’unico pallone di Cormons, e i genitori vedendo i figli giocare felici placarono il loro odio».
Cormons: il suo benefit speciale
A Cormons aveva un benefit speciale: intercettava il cambio delle stagioni. Le piante che fioriscono, gli uccelli che migrano o tornano. Cose che in città restano nascoste dai piani alti dei palazzi. La Rai a Milano, le amicizie con gli altri grandi del giornalismo e dello sport, i viaggi in tutto il mondo; ma anche la trattoria Mukerli in paese, le bocce, il tocai. Gli amici. E le parole: un vocabolario ricchissimo e una grammatica impeccabile, parole dissertate e diffuse generosamente, fino al fischio finale, quando si fermano, perché c’è da ringraziare e salutare, da restituire la linea come alla fine di una trasmissione. Tutto molto bello, Bruno.
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