Addio a Rino Tommasi: quanti ricordi, dai circoletti rossi a Telecapodistria
Il tennis, la boxe e le immancabili statistiche: era uno stile inconfondibile. Il collega Sergio Tavcar ricorda la telecronaca della cerimonia di Seul 1988 su Telecapodistria
Il giornalismo sportivo italiano perde un altro gigante. A distanza di undici giorni dalla morte di Gian Paolo Ormezzano se n’è andato Salvatore Tommasi, più noto come Rino, inconfondibile voce della boxe e del tennis dagli anni Ottanta fino al primo decennio degli anni Duemila.
Firma della Gazzetta
Tommasi il prossimo 23 febbraio avrebbe compiuto 91 anni. Originario di Verona ha vissuto gli ultimi anni della sua vita nella città natale. Firma della Gazzetta dello Sport, ma anche organizzatore di match di pugilato, all’inizio degli anni Ottanta Silvio Berlusconi gli affidò la redazione sportiva di Canale 5.
Con grande intuito puntò sugli sport americani (Nba e football) che poi avrebbero spopolato in Italia. La parte finale della sua carriera lo ha visto seguire il grande tennis.
Ha raccontato le finali di Wimbledon tra Edberg e Becker, l’epopea di Sampras e quelle iniziali di Federer e Nadal. Aveva inventato un linguaggio: proverbiali il “circoletto rosso” con il quale intendeva sottolineare un punto particolarmente spettacolare, e la “veronica” di Adriano Panatta, la voleé alta di rovescio, un marchio di fabbrica del tennista italiano con il quale non sempre sono state rose e fiori.
Al suo fianco un altro monumento, Gianni Clerici, scomparso nel 2022: impagabili alcuni loro siparietti. Si completavano: Tommasi era un maniaco delle statistiche, Clerici un poeta della penna. Si erano dati rispettivamente i soprannomi di “ComputeRino” e “Dottor Divago”.
A fine degli anni ‘80 a Telecapodistria
Alla fine degli anni Ottanta Tommasi lavorò per Telecapodistria e nel 1988 fu protagonista della telecronaca dell’inaugurazione delle Olimpiadi di Seul assieme a un altro storico collega, Sergio Tavcar che ricorda bene quel giorno: «Lui snocciolava numeri su numeri, io tendevo a cercare i particolari. Ricordo la portabandiera dell’Argentina, Gabriela Sabatini felice di sventolare il suo vessillo. Quella era la prima edizione in cui il tennis era ufficialmente sport olimpico.
Quel giorno mi resi conto che i professionisti impersonavano lo spirito olimpico perché non gareggiavano per i soldi visti quanti ne hanno, ma proprio per la competizione.
Lo ha confermato Djokovic lo scorso anno a Parigi». Viene da chiedersi come Tommasi oggi racconterebbe Jannik Sinner: «Non voglio sembrare monotono – continua Tavcar –, ma snocciolerebbe le cifre astronomiche di Jannik. Però nel tennis, che è lo sport più individuale tra quelli di squadra, fondamentale è la tattica che prepari prima con il tuo team. E poi la forza mentale. Quando, dopo la vittoria nella Next Gen sentii parlare Sinner dissi: questo ha una testa spaziale, sarà il nuovo numero 1 al mondo».
Direttore di Tele+
Quando alla fine degli anni Novanta Tommasi divenne direttore della neo nata Tele+ si ricordò di Tavcar offrendogli il ruolo di capo della sezione varie nella redazione sportiva. Tavcar nella sua ultima opera letteraria “Il libro secondo me” ricorda così quel momento: «Non accettai dopo che mi fecero delle proposte di compenso a mio avviso più che umilianti, ridicole, trattandomi come un principiante che deve appena iniziare una carriera.
“E quanto vorrebbe?” Sparai una cifra che era la metà di quanto sapevo che davano a Dan Peterson ribadendo che, se lasciavo la mia comfort zone di Capodistria, era solo se mi davano una barca di soldi, altrimenti non se ne parlava nemmeno. “Le sapremo dire”. Sto ancora aspettando».
Oggi a Sky il racconto del tennis è affidato a molti, ma la coppia Pero-Bertolucci è quella titolare: «Mi piacciono – dice Tavcar –, Elena è competente, Bertolucci ha due marce in più». Ma anche loro sanno che la coppia per eccellenza rimane Tommasi-Clerici. Ora sono di nuovo insieme lassù. Parleranno sicuramente di Sinner.
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