Tecuceanu e la nuova Italia dell’atletica: «E’ stata dura, ma ora è un sogno»

Catalin Tecuceanu (Fiamme Oro) racconta agli studenti la sua avventura azzurra: la sua storia di italiano naturalizzato, passato dall'infanzia nel Paese d'origine alla maturità di atleta di casa nostra

Stefano Edel
Catalin Tecuceanu, 25 anni è uno degli alfieri della nuova atletica italiana
Catalin Tecuceanu, 25 anni è uno degli alfieri della nuova atletica italiana

Il progetto di Fondazione SIT e Fiamme Oro per gli studenti delle scuole medie è tornato a far tappa a Padova, in due istituti. Catalin Tecuceanu, 25enne poliziotto nativo di Tecuci, nel nordest della Romania a circa 80 km dal confine con la Moldavia, ha raccontato la sua storia di italiano naturalizzato, passato dall'infanzia nel Paese d'origine alla maturità di atleta di casa nostra.

Catalin, è arrivato in Italia, e nel Padovano in particolare (a Trebaseleghe), nel 2008. Da allora che cosa è successo e soprattutto come si è avvicinato all'atletica leggera?

«Avevo poco più di 8 anni e mezzo. Mio papà, emigrato qui nel 2002 prima a Frosinone, dove c’era suo fratello, e poi in Veneto, è stato da noi raggiunto sei anni dopo. Eravamo in 6, i genitori, i miei due fratelli maschi e una sorella, che adesso vive a Treviso con il suo compagno e ha due bambini, Rebecca (3 anni) ed Edoardo (9 mesi).

Il mio inserimento nella realtà italiana? All’inizio ho avuto qualche difficoltà con la lingua, che non conoscevo, ma essendo una lingua latina l’ho imparata in poco tempo.

Con l’atletica ho cominciato nel 2012, in quanto in famiglia la praticavano tutti, e volevo provare pure io. Andavamo ad allenarci a Noale, a pochi chilometri da casa. Ho fatto tutte le specialità, poi ho scelto il mezzofondo perché era quello che mi piaceva di più».

L’alternativa agli 800 quale sarebbe stata?

«I 1500 potevano essere interessanti, ma pure nei 400 me la cavavo bene. A quel punto ho puntato sul doppio giro di pista perché era l'ideale compromesso».

Da Noale la partenza, poi l’approdo alle Fiamme Oro.

«Sono entrato in Fiamme Oro a marzo 2023, un anno e mezzo dopo che ero diventato a tutti gli effetti italiano”.

La Nazionale è stato il passo successivo, con risultati esaltanti. Un anno straordinario, il 2024.

«Sì, molto positivo. Sono contento. È partito tutto già dal record italiano, in 1’45”00, fatto segnare con il quarto posto nella tappa conclusiva del World Indoor Tour (resisteva da 31 anni, con Giuseppe D’Urso, ndr), poi è proseguito con gli Europei di Roma, dove ho vinto la medaglia di bronzo, ma per l'intera stagione ho fatto grandi tempi, compreso l’1’43”75 a Montecarlo, sino a meritarmi le Olimpiadi, la mia prima volta ai Giochi».

Ecco, appunto, parliamo di quella semifinale di Parigi dove per poco ha mancato la qualificazione alla finale, sempre degli 800.

«Ci speravo tanto, lo confesso. Ho dato il massimo, volevo giocarmela con gli altri avversari. Se fossi andato in finale, secondo me non avrei potuto puntare ad una medaglia, però magari sesto o settimo posto sì, e pure con un ottimo tempo».

Com’è la sua giornata-tipo?

«Mi alleno molto, faccio 2 ore la mattina e 2 il pomeriggio più o meno quasi tutti i giorni, anche la domenica. Ho un nuovo allenatore, Matthew Yates, ex mezzofondista britannico. Mi sto trovando molto bene con lui».

L’obiettivo da inseguire nel 2025?

«I Mondiali indoor, quelli all’aperto e gli Europei indoor. Voglio provare a vincere una medaglia».

E a lungo termine i Giochi olimpici di Los Angeles, giusto?

«Certo. Il punto d’arrivo finale». Il tour voluto da Fondazione SIT con le Fiamme Oro, che ha già toccato Vicenza (con Ayomide Folorunso), prevede il 20 novembre tappe a San Martino Buon Albergo, nel Veronese (con Alexandrina Mihai), e il 29 a Roncade, in provincia di Treviso, nel Campus di H-Farm (con Yeman Crippa) e coinvolgerà in totale 1.250 ragazzi e ragazze del Veneto.

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