Delitto di Trieste: su Erika Podmenich anche l’ombra di altre donne narcotizzate e rapinate

La brutale uccisione di una donna di 89 anni, ripresa dalle telecamere di videosorveglianza interna, poi la confessione e il tremendo sospetto sulla serialità criminale di una ex manager caduta in disgrazia

Maria Elena Pattaro e Francesco Bercic

Riversa in una pozza di sangue, nel suo elegante appartamento in centro a Trieste. Isabella Tregnaghi, 89 anni, ha la gola tagliata. Attorno al collo, la sciarpa verde smeraldo con cui l’assassina ha cercato di strangolarla prima di assestarle di fendenti.

Da Roma la figlia Lorenza, collegata da remoto alle telecamere installate in casa della madre, si accorge che qualcosa non va. Una sconosciuta si aggira per le stanze e sul pavimento ci sono delle macchie di sangue. Vorrebbe correre lì, ma è lontana 600 chilometri e non può fare altro che attivare i soccorsi.

Tre ore dopo, una Panda bianca viene accerchiata a un semaforo da tre auto di carabinieri in borghese. Pistole puntate, una scena da film a pochi chilometri dal centro di Trieste. Scende una donna in abiti appariscenti, caschetto nero, occhi azzurri e rossetto. Sulle guance due graffi: i segni lasciati dalle unghie dell’anziana che ha ucciso. Erika Podmenich, 57 anni, si arrende e offre i polsi alle manette.

Sono le tre donne al centro del delitto che il 31 marzo ha sconvolto Trieste. Un omicidio brutale e un inquietante retroscena. Podmenich, rea confessa e ora in custodia cautelare in carcere con l’accusa di omicidio volontario, è indagata anche per due presunte rapine ai danni di conoscenti. Le avrebbe narcotizzate con del sonnifero sciolto nelle bevande e poi derubate.

Ecco tutto quello che sappiamo finora.

La ricostruzione del caso

Il corpo senza vita di Isabella Tregnaghi viene trovato dalle guardie giurate e dai sanitari nella sua abitazione intorno all’una di pomeriggio. È lunedì 31 marzo. Siamo nell’ex Ghetto ebraico di Trieste, in via delle Beccherie 7, in pieno centro. A chiamarli è stata la figlia di Tregnaghi che vive a Roma, ma ha fatto installare nella casa un sistema di videosorveglianza per vegliare sulla madre quasi novantenne. La figlia, visionando le telecamere tramite il suo cellulare, si è insospettita a causa della presenza di una sconosciuta nell’appartamento e, soprattutto, per le macchie di sangue ben visibili sul pavimento. Ha deciso di chiamare Televita, il servizio di assistenza attivo h24. Apprenderà la tragica notizia poco dopo.

Proprio il sistema di videosorveglianza consente di ricostruire la dinamica dell’omicidio e di rintracciare in breve tempo il suo autore. O meglio, la sua autrice. Alle 12.08 le telecamere hanno ripreso l’ingresso in casa di Tregnaghi di una donna: l’anziana le ha aperto la porta, segno che si conoscono. Il Nucleo investigativo dei Carabinieri, che giungerà sul posto poco dopo le guardie giurate, saprà presto attribuire un nome al volto: è Erika Podmenich, triestina, 57 anni.

Tre minuti dopo il suo ingresso in casa di Tregnaghi, scatta l’aggressione. Erika Podmenich blocca da dietro l’anziana, afferrandole il collo con una sciarpa verde. La stringe alla gola e, continuando a tenerla in piedi, la porta in camera da letto fino all’armadio. Sferra cinque fendenti sulla testa e sul collo, tra cui una coltellata profonda, lunga quasi 10 centimetri sul lato sinistro, probabilmente letale. Seguono altri tagli sugli arti, sul fianco e sull’addome.

Alle 12.23 si vede l’89enne, ormai esanime, come seduta davanti alla porta del bagno con ancora la sciarpa al collo. I successivi fotogrammi mostrano la donna mentre entra più volte in camera. Sul letto sono sistemate delle scatole, che probabilmente contengono i gioielli che l’assassina si porterà via. In tutto, Podmenich è rimasta in casa di Tregnaghi per 38 minuti.

Mettendo insieme i filmati e le testimonianze di vicini e residenti, i militari stringono il cerchio sulla presunta omicida e inizia la manovra di accerchiamento prima che la donna possa abbandonare la città. Le auto civetta la intercettano in via Bramante, a pochi chilometri dal centro città: è alla guida della sua macchina, una Panda di colore bianco. La donna si era già liberata degli abiti sporchi di sangue gettandoli nei cassonetti delle immondizie in viale Campi Elisi. Nella stessa busta di nylon aveva lasciato anche l’arma del delitto, un coltello che – come dimostra lo scontrino, anch’esso nella busta – era stato acquistato la mattina stessa, pochi minuti prima dell’ingresso in casa di Tregnaghi.

L’agguato dei Carabinieri scatta al semaforo, mentre lei è ferma al rosso. La accerchiano, le puntano le pistole addosso e le intimano di scendere. Lei si lascia ammanettare, senza opporre resistenza.

I precedenti

 

Prima di uccidere Isabella Tregnaghi, Podmenich avrebbe adescato, narcotizzato e derubato altre due donne, entrambe sue conoscenti. Il 24 febbraio avrebbe agito nei confronti di una 60enne di Servola, un quartiere periferico di Trieste, sua ex collega al Cup dell’ospedale Maggiore. Erano diventate amiche e quella mattina, alle 9.15, si erano date appuntamento in un bar.

 «Quando sono arrivata, Erika era già seduta e sul tavolino c’erano due brioches alla crema e due caffè e latte (capuccini, ndr) – descrive la 60enne –. Mi sono sorpresa che avesse già ordinato, ma non ho fatto storie. Il caffè e latte aveva un gusto amaro, mi sono lamentata. Lei l’ha assaggiato (anzi col senno di poi sono convinta che abbia solo fatto finta) e mi ha assicurato che era buonissimo. Mi sono fidata e l’ho bevuto».

Poi il blackout e il coma. La donna si è risvegliata un giorno e mezzo dopo, all’ospedale di Trieste, con un livido al polso proprio dove indossava un orologio di valore. Quella replica di un Rolex è misteriosamente sparita, come pure le chiavi di casa. Nel sangue della donna sono state trovate invece tracce di Triazolam, un sonnifero di cui lei non ha mai fatto uso. 

«Mi ha drogata e quando mi sono risvegliata l’ho pure ringraziata mille volte perché aveva chiamato i soccorsi – afferma la 60enne, oggi indignata –. Era la mia salvatrice finché ho scoperto che quel presunto malore era opera sua». 

L’altro episodio risale al 17 marzo, quando una donna di 76 anni è finita fuori strada a Conconello, una località poco distante da Trieste, cadendo in una scarpata. Individuata per caso da un ciclista di passaggio, era finita all’ospedale in codice rosso. La donna aveva incontrato Podmenich il giorno stesso e avevano bevuto qualcosa insieme. Dai successivi esami medici non erano emerse anomalie nelle condizioni di salute della donna da giustificare un malore. Erano invece spariti i gioielli che indossava e il suo cellulare.

Una delle ipotesi è che la caduta della macchina sia stata provocata appositamente. Sono stati avviati accertamenti per capire se Podmenich si sia avvalsa dell’aiuto di un complice. È indagata per presunte rapine: accuse a cui lei si è dichiarata estranea.

Chi è Erika Podmenich

Erika Podmenich
Erika Podmenich

Erika Podmenich è una di quelle persone che ti rimangono impresse. E che magari ti giri pure a guardare due volte se le incroci per strada per l’abbigliamento appariscente e il taglio di capelli alla moda. Un volto che ti ricordi se ti sorride alla cassa di un supermercato o allo sportello del Cup. Capelli neri, occhi azzurro cielo, modi gentili, parlantina fluente. In moltissimi sono rimasti sgomenti quando hanno visto la sua foto accostata al brutale omicidio nell’ex Ghetto di Trieste.

«Era molto eccentrica e si notava per l’abbigliamento. Quando ho visto la sua fotografia sul giornale l’ho riconosciuta subito: si notava», ha confidato una residente del quartiere. Qualcun altro è stato ancora più esplicito: «Una donna distinta, bella, prosperosa. Una molto curata che si faceva i fatti suoi, ma non la vedevo da un mese e mezzo. Non sembra possibile che una persona sana di mente possa fare una cosa del genere a un’anziana di 89 anni».

Nell’ex Ghetto di Trieste, all’interno del quale si trova via delle Beccherie, Erika Podmenich era stata vista diverse volte. Cinquantasette anni, diplomata perito aziendale e corrispondente in lingue estere, nel 1987 ha ottenuto il diploma intermedio di lingua inglese all’Università di Trieste. I suoi impieghi professionali si sono però orientati in altre direzioni e rivestono un ruolo chiave per chiarire il movente.

In questo senso, lo spartiacque è rappresentato dalla separazione dal marito. Podmenich è stata per poco più di un ventennio amministratrice in un’azienda che gestisce alcuni supermercati a Muggia, in provincia di Trieste. La separazione, avvenuta una decina di anni fa, ha avuto un impatto diretto sul suo benessere economico e ha coinciso grossomodo con il suo passaggio da amministratrice a cassiera di supermercato. Negli ultimi anni aveva lavorato come impiegata al Cup dell’Ospedale maggiore. Un anno fa si era licenziata e aveva iniziato a percepire gli assegni di disoccupazione.

La “pista dei soldi” è corroborata da alcuni appelli lanciati su internet da Podmenich alla ricerca di prestiti economici. «Sono una persona onesta, che “grazie” all’ex marito non può ottenere prestiti dalle banche», aveva scritto all’interno di un sito di prestiti fra privati nel 2023, chiedendo di essere contattata. Dal carcere del Coroneo di Trieste, dove si trova in custodia cautelare, ripete da giorni di volere un nuovo faccia a faccia con i pm per integrare la propria versione dei fatti.

Finora, nell’interrogatorio avvenuto dopo il fermo, ha ammesso le proprie responsabilità sostenendo di aver avuto un’accesa lite con la vittima e di non ricordare i dettagli della colluttazione. Davanti al giudice per le indagini preliminari aveva invece scelto il silenzio.

Le foto

Isabella Tregnaghi, la vittima dell'omicidio
Isabella Tregnaghi, la vittima dell'omicidio
Erika Podmenich a volto coperto in tribunale a Trieste (Lasorte)
Lasorte Trieste 03/04/25 - Tribunale, GIP, Convalida Arresto di Erika Podmenich
I carabinieri in via delle Beccherie a Trieste, recintata dopo l'omicidio
I carabinieri in via delle Beccherie a Trieste, recintata dopo l'omicidio
I fiori deposti sul portone in via delle Beccherie (Lasorte)
Lasorte Trieste 01/04/25 - Via delle Beccherie, Fiori
I sigilli sull'appartamento di Isabella Tregnaghi sotto sequestro (Lasorte)
Via delle Beccherie

Illustrazioni AI a cura di Daniela Larocca

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