Alex Marangon e i misteri di Vidor: la tesi dell’omicidio contro l’incidente

Il giovane è sparito dall’abbazia del Trevigiano nella notte tra i 29 e il 30 giugno, il suo corpo senza vita è stato recuperato il 2 luglio. Cinque buoni motivi (contrastanti) per sciogliere l’enigma

Lorenza Raffaello

Il corpo adagiato su un cumulo di sassi emersi dalle acque del Piave, le mani vicine, le dita intrecciate come in una sorta di preghiera, il viso pulito rovinato da un livido nero e circolare largo circa 15 centimetri attorno all’occhio sinistro, il petto nudo ferito all’altezza del costato sul lato sinistro, i piedi scalzi e nessun rumore se non lo scorrere dell’acqua del fiume. Era il 2 luglio 2024 e in questo stato è stato trovato il cadavere di Alex Marangon, il barista di 25 anni, originario di Marcon (nel Veneziano), sparito nella notte tra il 29 e il 30 giugno durante un rito sciamanico all’abbazia di Santa Bona di Vidor, nel Trevigiano.

Nove mesi di contraddizioni

Il ritrovamento del cadavere quel giorno ha innescato una serie di supposizioni e relativi dietrofront sui motivi che hanno portato alla morte del giovane che non hanno ancora trovato conferma. E oggi, dopo quasi nove mesi da quella terribile sera, le indagini non hanno ancora un esito. Anzi.

La perizia del medico legale, Alberto Furlanetto, depositata lo scorso 27 febbraio, ha rimesso in discussione quello che ormai era stato dato per assodato. Se prima Alex era morto per omicidio (come c’è scritto sul fascicolo della Procura) ora gli inquirenti propendono per il suicidio. E in linea del tutto teorica, non si potrebbe escludere nemmeno il banale incidente, vista l’assenza (o quasi) di certezze. Ecco tutte le contraddizioni di quasi nove mesi di indagini a vuoto.

La posizione del corpo

All’alba del 1° luglio 2024 un drone riprende dall’alto il corpo del barista veneziano. È immerso nell’acqua, in un punto poco profondo, di fronte alla terrazza dell’abbazia di Vidor ed è rimasto in quella posizione per almeno una trentina di ore senza che nessuno lo scoprisse. Che il drone avesse ripreso il corpo di Alex in quel punto è emerso soltanto molti mesi dopo la tragedia. Come è possibile che nessuno se ne sia accorto? Il corpo del giovane si è fermato nel punto in cui è caduto o è stato posizionato lì da qualcuno in attesa di essere trasportato dalla corrente?

Le ferite

Il medico legale nella sua perizia segnala la particolarità delle lesioni al volto di Alex: possono essere compatibili con la caduta in mezzo agli arbusti, ma non esclude che il ragazzo abbia subito dei colpi prima di cadere. Lo stesso vale per le ferite al costato, potrebbero essere dipese dalla caduta, ma il perito non esclude che possano essere il risultato di un calcio durante una colluttazione. C’è un altro particolare contraddittorio: le piante dei piedi del giovane non presentavano segni di ferite.

La caduta dalla terrazza

Le ferite analizzate dall’anatomopatologo sono compatibili con una caduta dall’alto, di circa di 15 metri, la stessa altezza che intercorre dal belvedere al Piave. Secondo quanto scritto nella perizia, i testimoni avrebbero detto che poco prima della sparizione del ragazzo avrebbero sentito un urlo strozzato e il rumore di rami spezzati. Il sopralluogo effettuato nella boscaglia sottostante la terrazza sul Piave, realizzato all’indomani della sparizione però non aveva evidenziato alcun passaggio di un corpo, né tanto meno sono stati trovati rami spezzati.

Alex Marangon, è stato un suicidio o un omicidio? La nostra video ricostruzione

I curanderos

Jhonni Benavides e Sebastian Castillo sono i medici colombiani arrivati appositamente per condurre il rito sciamanico. Secondo le testimonianze sarebbero state le ultime persone a vedere in vita Alex, ma anche le prime ad andare via. Avrebbero, infatti, lasciato l’abbazia prima dell’alba e, soprattutto, prima dell’arrivo delle forze dell’ordine.

Un punto nevralgico sul quale non vi è ancora chiarezza, a distanza di quasi nove mesi. Al momento i due curatori si trovano in Sud America ed entrambi continuano ad organizzare eventi sciamanici a base di ayahuasca e a condividere le loro foto sui social network. Né Benavides, né Castillo sono mai stati sentiti degli investigatori, hanno solo depositato delle memorie spontanee tramite il loro avvocato. Al momento, inoltre, nessuno dei presenti è stato iscritto nel registro degli indagati.

Le sostanze

Secondo i primi riscontri emersi dall’esame tossicologico effettuato sul corpo di Alex sono state trovate tracce dei principi attivi di ayahuasca (il composto di erbe amazzoniche dal forte effetto allucinogeno) e di cocaina, ma anche di Mdma e cannabinoidi. Sostanze che potrebbero aver alterato la lucidità del ragazzo, provocando comportamenti pericolosi fino alla caduta dal terrazzo.

Gli esiti definitivi dell’esame tossicologico devono ancora essere depositati. Il laboratorio di Tossicologia presso l’ospedale Burlo Garofolo è ancora in attesa dei reagenti provenienti dagli Stati Uniti, gli unici in grado di quantificare esattamente la quantità di principi attivi delle sostanze trovate nel corpo di Alex.

I testimoni e le tre ore di buco

Nella perizia vengono riportate alcune evidenze emerse dalle testimonianze secondo cui i presenti hanno affermato di aver visto Alex Marangon in moderato stato di agitazione vicino al terrazzo e che subito dopo avrebbero sentito un urlo strozzato e dei rumori di rami spezzati. Interrogati nelle ore successive alla sparizione alcuni partecipanti avevano sostenuto, invece, che Alex durante il rito sciamanico si fosse infastidito per qualcosa e che solo allora avrebbe abbandonato il ritiro seguito dai due curanderos, gli ultimi ad averlo visto vivo.

Cosa successa tra le 3 e le 3.30 del 30 giugno. Le forze dell’ordine, però, furono chiamate alle 6.30. Cosa è successo in quel lasso di tempo? 

L’ipotesi suicidio

Alex Marangon

1. Il corpo ritrovato appena sotto il terrazzo dell’abbazia.

All’alba del 1° luglio 2024 un drone riprende dall’alto il corpo del barista veneziano. Era immerso nell’acqua, in un punto poco profondo, di fronte alla terrazza dell’abbazia di Vidor. Il corpo rimase in quella posizione per almeno una trentina di ore senza che nessuno lo scoprisse. Se qualcuno lo avesse ucciso, si sarebbe preoccupato di spostare il cadavere. Che il drone avesse ripreso il corpo di Alex in quel punto è emerso soltanto molti mesi dopo la tragedia.

2. La caduta dall’alto

Le ferite analizzate dall’anatomopatologo sono compatibili con una caduta dall’alto, di circa di 15 metri, la stessa altezza che intercorre dal belvedere al Piave.

3. Le testimonianze dei presenti

Nella perizia del medico legale vengono riportate alcune evidenze emerse dalle testimonianze secondo cui i presenti hanno affermato di aver visto Alex Marangon in moderato stato di agitazione vicino al terrazzo e che subito dopo avrebbero sentito un urlo strozzato e dei rumori di rami spezzati. Il giovane sarebbe stato da solo, dunque.

4. Lo stato psicofisico del giovane e l’ipotesi suicidio non volontario

Secondo i primi riscontri emersi dall’esame tossicologico effettuato sul corpo di Alex sono state trovate tracce dei principi attivi di ayahuasca (il composto di erbe amazzoniche dal forte effetto allucinogeno) e di cocaina, ma anche di Mdma e cannabinoidi. Sostanze che potrebbero aver alterato la lucidità del ragazzo fino a provocarne comportamenti pericolosi fino alla caduta dal terrazzo.

5. Piedi senza ferite

Alex era a piedi nudi, eppure secondo la perizia del medico legale Furlanetto le piante dei piedi del giovane non presentavano segni di ferite, questo potrebbe essere giustificato dal fatto che abbia percorso solo il tragitto dalla chiesa sconsacrata dove si è svolto al rito al terrazzo sul Piave, un tragitto di 50 metri al massimo.

L’ipotesi dell’omicidio

DePolo Vidor riprese con drone del fiume Piave attorno all'abbazia Santa Bona

1. Le ferite

È lo stesso medico legale a specificare nella perizia depositata lo scorso 27 febbraio che ci sarebbero due ferite particolari: quella intorno all’occhio sinistro e quella al costato sempre sul lato sinistro. Alberto Furlanetto specifica che non ci sarebbero segni di graffi dovuti alle sterpaglie e che è plausibile che le ferite siano state inferte prima che Alex cadesse e quindi non si può escludere che si possa trattare di ferite da probabile colluttazione.

2. Le testimonianze rilasciate il giorno successivo

Alcuni partecipanti al ritiro avevano inizialmente sostenuto che Alex durante il rito sciamanico si fosse infastidito per qualcosa e che solo allora avrebbe abbandonato il ritiro seguito dai due curanderos, i due sudamericani deputati a sorvegliare la realizzazione delle pratiche di depurazione previste per quella sera.

3. Il buco temporale di tre ore

Sempre secondo le testimonianze Alex sarebbe sparito tra le 3 e le 3.30 della notte tra il 29 e il 30 giugno. Le persone che hanno partecipato con lui all’evento sciamanico però hanno dato l’allarme solamente alle 6.30. Perché sono state fatte passare tre ore prima di lanciare l’allarme e affidarsi alle forze dell’ordine? Cosa è successo in quel lasco di tempo?

4. La figura controversa dei curanderos

Jhonni Benavides e Sebastian Castillo sono i medici colombiani arrivati appositamente per condurre il rito sciamanico. Secondo le testimonianze sarebbero state le ultime persone a vedere in vita Alex, ma anche le prime ad andare via. Avrebbero, infatti, lasciato l’abbazia prima dell’alba e soprattutto prima dell’arrivo delle forze dell’ordine, punto sul quale non vi è ancora chiarezza, a distanza di quasi nove mesi. Al momento si trovano in Sud America ed entrambi continuano ad organizzare eventi sciamanici a base di ayahuasca

5. Il volo e la boscaglia

Secondo quanto scritto nella perizia i testimoni avrebbero detto che poco prima della sparizione del ragazzo avrebbero sentito un urlo strozzato e il rumore di rami spezzati. Il sopralluogo effettuato nella boscaglia sottostante la terrazza sul Piave realizzato all’indomani della sparizione però non aveva evidenziato alcun passaggio di un corpo, né tantomeno sono stati trovati rami spezzati.

Riproduzione riservata © il Nord Est