Morte a Venezia: colpito in faccia con un fucile a canne mozze

Raffaele Marconi, trasportatore veneziano, è stato condannato a 17 anni e 4 mesi per l’uccisione di Kalil Mallat, un tunisino padre da pochi giorni. I fatti nel novembre 2023 a Cannaregio: la ricostruzione del caso, il processo e la sentenza 

Roberta De Rossi, Elia Cavarzan
Raffaele Marconi

Durante una serata di novembre del 2023, in un bar nei pressi del Ponte delle Guglie a Venezia, si consuma una tragedia che scuote profondamente la città lagunare.

Un colpo di fucile a canne mozze mette fine alla vita di Kalil Mallat, 25 anni, tunisino residente a Venezia e padre da pochi giorni. 

A premere il grilletto è Raffaele Marconi, trasportatore veneziano (oggi) di 36 anni, il quale, dopo una lite scoppiata per futili motivi, decide di tornare a casa, prendere un’arma illegale e tornare sulla scena per uccidere.

È entrato nel locale e gli ha sparato un colpo di fucile dritto in faccia, uccidendolo sul colpo. Dentro al locale e nel sestiere si scatena il panico. 

Marconi è scappato correndo con il fucile in mano, tra le grida che uscivano dal bar e chi ha cercato di seguirlo

Un delitto senza premeditazione?

Secondo la Procura, l’omicidio è stato compiuto a freddo, ma senza premeditazione. Per questo motivo, l’accusa non ha mai richiesto un’aggravante che avrebbe potuto portare Marconi a un processo in Corte d'Assise e a una condanna all’ergastolo. Così la difesa ha potuto optare per il rito abbreviato, grazie al quale il 36enne ha potuto usufruire di uno sconto di pena. 

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La redazione

Marconi si è dichiarato colpevole, ammettendo di aver agito in preda alla rabbia dopo un litigio nato da presunti apprezzamenti volgari rivolti alla moglie da Mallat e da un amico. Un incrocio apparentemente e tragicamente casuale.

La lite sarebbe degenerata in un’aggressione fisica, durante la quale Marconi avrebbe subito una ferita da arma da taglio al collo. Dopo essere tornato a casa sporco di sangue, ha così aperto l’armadio, ha afferrato un piccolo asciugamano per tamponare la ferita, afferrato un fucile a canne mozze con la matricola abrasa che deteneva in casa ed è tornato a cercare Mallat. E l’ha ucciso.

Il processo e la condanna

Il 27 gennaio 2025, il processo a carico di Raffaele Marconi si è concluso con una condanna a 17 anni e 4 mesi di reclusione per omicidio volontario.

L’accusa di tentato omicidio nei confronti dell'amico di Mallat è stata invece ridimensionata a minacce aggravate, poiché non vi erano prove certe che il secondo colpo fosse stato effettivamente tentato e solo un’inceppatura dell’arma avesse impedito un’altra vittima. Marconi, da parte sua, ha sempre negato di aver voluto sparare nuovamente.

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Raffaele Marconi durante l’inseguimento

Gli avvocati della difesa, Renato Alberini e Sara Rinaldin, hanno sottolineato come il loro assistito abbia sempre mostrato rammarico per quanto accaduto, riconoscendo la gravità dell'azione e il dolore inflitto alla famiglia della vittima. Un accordo con i legali dei parenti di Mallat ha previsto un risarcimento di 50.000 euro.

Chi è Raffaele Marconi?

Marconi è descritto dai conoscenti come una "testa calda", ma anche un lavoratore serio e affidabile, sempre disponibile con i clienti e simpatico.

Cresciuto a Cannaregio, proveniente da una famiglia di commercianti, si era dedicato al trasporto di merci con le barche, lavorando per Laguna Trasporti e Manutenzioni.

Il suo carattere impulsivo lo aveva portato più volte a scontri con le forze dell’ordine e con i vicini di casa, tanto che in passato era stato sfrattato e aveva occupato abusivamente un appartamento dell’Ater. 

 

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 Per chi conosceva Marconi, la sua reazione violenta non è stata del tutto sorprendente. Negli anni, aveva accumulato segnalazioni per comportamenti sopra le righe, ma nulla lasciava presagire un omicidio così brutale.

Il possesso di un'arma con matricola abrasa resta un mistero: l'imputato non ha mai voluto spiegare dove e come avesse ottenuto il fucile.

Chi era Khalil Mallat?

Era diventato papà il 23 novembre Khalil Mallat, 25 anni appena, e secondo gli amici, era al settimo cielo. Anche lui, come Raffaele Marconi, un ragazzo esuberante, a volte un po’ troppo sopra le righe, con qualche precedente.

La compagna, proprio in quei giorni si trovava in ospedale a Mestre, dove aveva partorito e dove si trovava la sera di sabato, quella più nera, in cui il suo ragazzo è stato raggiunto dal colpo di fucile che lo ha lasciato a terra, privo di vita, con una pallottola in testa.

Era molto social, postava, come tutti i giovani, tantissimi video su Instagram Facebook e Tik Tok, che lo riprendono in auto, mentre guida con i cani, oppure al mare, tra Mestre e Jesolo, dove risiedeva la coppia da qualche tempo. E poi in barca, a Venezia, sul Ponte delle Guglie affollato di gente, sempre sorridente.Tutti lo ricordano così: pieno di vita. 

La sentenza e i punti di domanda

La sentenza di 17 anni e 4 mesi è stata accolta con reazioni contrastanti. Se da un lato la famiglia di Mallat sperava in una condanna più severa, dall’altro la difesa di Marconi si è dichiarata soddisfatta per il riconoscimento dell’assenza di premeditazione e del tentato omicidio.

Khalil Ben Mallat
Khalil Ben Mallat

Nei prossimi tre mesi, il giudice Benedetta Vitolo redigerà le motivazioni della sentenza: a quel punto, Procura o difese decideranno se presentare ricorso in appello. 

Un delitto nato tutto dall'incontro tra due persone: Marconi e Mallat si sarebbero incrociati per caso nei pressi del ponte delle Guglie. Cosa si siano detti non è mai stato chiarito.

Come non lo è stata l’origine dell’arma del delitto: un fucile a canne mozze con la matricola abrasa, il cui possesso Marconi non ha mai voluto spiegare.

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