I 90 anni di Corrado Augias: «Ho vissuto a lungo senza capire un granché»
Il giornalista si è raccontato nel suo ultimo libro “La vita si impara”. Il timore: «Un mondo senza più regole, la democrazia è a rischio»
Facendo proprie le parole di un attore molto particolare come John Malkovich, e cioè “che si vive senza capire granché, e quando si afferra il senso della vita è ora di morire”, Corrado Augias conclude il suo ultimo libro, La vita si impara (Einaudi), con «anch’io sono vissuto a lungo senza capire granché. È il mio più profondo rammarico; ora so che la vita s’impara e va un po’ meglio, però s’è fatto tardi»: una riflessione che suona un poco amara, anche se accompagnata da una serenità quasi socratica, e un pizzico di civetteria, quella che un novantenne può permettersi. Eh sì perché il popolare scrittore, giornalista e uomo di televisione domani 26 compie 90 anni.
Un traguardo importante che gli dà un’aria un po’ da vecchio saggio e un po’ di uno che alla curiosità per le cose della vita non ha ancora rinunciato.
Basta guardarlo nella sua ultima fatica televisiva, la Torre di Babele, dove al garbo e alla amabilità che gli sono propri da sempre aggiunge ironia e talvolta anche una certa voglia di invettiva e di indignazione per come vanno le cose nel mondo.
E mentre sta per uscire un nuovo libro, questa volta dedicato alla musica, altra sua grande passione oltre, Augias, come detto, si è regalato qualche mese fa e ci ha regalato questa sorta interessante di autobiografia. Che, senza autoreferenzialità alcuna, è fatta sì di episodi biografici, ma soprattutto di riflessioni legate ai libri, agli incontri che ne hanno scandito i tempi e i modi. Insomma la vita come materia di studio, con i suoi manuali, i suoi autori, i suoi romanzi e i suoi saggi.
Che materia è La vita che si impara?
«È la materia più difficile perché comincia dall’infanzia e va avanti fino alla vecchiaia. Imparando che? In primo luogo imparando i rapporti con i genitori, con i compagni di gioco e di scuola poi con i colleghi e via via fino alla fine. Poi imparando chi sei, sin dove puoi arrivare, quali i desideri che puoi realizzare e capire quelli che sono fuori dalla tua portata che è un altro duro insegnamento che la vita ti dà».
Lei la definisce “l’educazione di un italiano”. Ma non è un italiano qualunque Augias. È piuttosto il modello di un intellettuale impegnato a capire le contraddizioni del suo tempo, forse anche per superarle in nome di un’idea, di una visione: quello che soprattutto oggi in questa Italia sgangherata dovrebbero essere gli intellettuali. Che pare però scarseggino...
«Ci sono, come ci sono sempre stati, solo che è cambiata la loro posizione all’interno della società, e i valori da diffondere balenanti. Una volta quando ero giovane i cosiddetti intellettuali erano una delle guide insieme ai leader politici e religiosi che modellavano il comportamento soprattutto dei giovani. Oggi queste guide non ci sono, ci sono degli illusionisti, dei pifferai magici che promettono il nulla. Per cui gli intellettuali che hanno da dire?».
La religione e non solo adesso che ha quest’età, nonostante la sua professione di ateismo su cui peraltro nutre ancora dei dubbi, conta molto per lei, anche come evidenziato nel suo libro. In particolare l’allarma molto una così diffusa desacralizzazione come quella che caratterizza il nostro tempo, e che, dice, può essere molto pericolosa se non accompagnata da una convinta educazione civile in nome della convivenza.
«Manca oggi il senso del mistero che è proprio di tutte le religioni, la tensione verso una dimensione altra da quella della quotidianità che la religione con i sui riti garantiva. La chiesa come i partiti sono sempre più ahimè ininfluenti».
Quale il pericolo allora?
«I giovani, in particolare, sciolti da ogni credenza religiosa ma anche politica è più facile che arrivino a comportamenti irregolari soprattutto quando non c’è quasi più nient’altro. È un mondo il nostro senza regole, che ha compromesso l’idea di democrazia, il suo primato su ogni altro tipo di regime politico. E questo inquieta e spaventa, anche perché è un atteggiamento assai diffuso, non solo in Italia».
Ecco l’Italia, come la vede?
«L’Italia dopo il 1994, quando venne giù tutto con Tangentopoli, non ha più trovato un equilibrio, perché le due grandi chiese, la Dc e il Pci, che hanno assicurato per mezzo secolo la tenuta di questo paese, furono spazzate via. Da allora gli italiani vanno alla caccia di un salvatore: tutti con Berlusconi, con Renzi, con Grillo e tutti con la Meloni: è una cosa drammatica quello che sta succedono. Abbiamo buttato via Draghi per questo governo di gentarella con una disinvoltura da suicidio».
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