Da “amore” a “cuoricini”: cosa ci dicono le parole di Sanremo

I testi delle canzoni ci mostrano chi siamo. Ciò che emerge tra le righe è che il Festival, più che dell’essere, è il trionfo del sembrare  

Ferdinando Camon
I Coma_Cose sul palco dell'Ariston. Il loro brano si intitola "Cuoricini", tra le parole più usate al Festival
I Coma_Cose sul palco dell'Ariston. Il loro brano si intitola "Cuoricini", tra le parole più usate al Festival

È interessante vedere quali sono le parole più usate nelle canzoni di Sanremo: dalla loro frequenza possiamo dedurre chi siamo, come padri come mariti come uomini, a cosa pensiamo, quali sono i nostri problemi. La parola più usata è “amore”, ripetuta finora 46 volte, ma su quest’uso bisogna capirsi.

Amor omnia...stufat: la parola si ripete 46 volte nei testi di Sanremo. L’analisi dei brani
La redazione
Una “nuvola” di parole con i termini più utilizzati nei brani di Sanremo

Non significa che siamo un popolo dall’amore forte, un popolo che ama molto, ma un popolo che parla molto di amore. Un popolo parolaio. “Amore” è una parola impegnativa, semplice ma terribile. L’amore smuove le montagne. L’amore è un grande valore, ma più praticato che dichiarato. A Sanremo infatti la parola “amo” ricorre solo 12 volte. “Amore” esalta chi lo dichiara, “io amo” mette chi lo dichiara al servizio dell’amato. Così è. Ma è difficile spiegarlo ai ragazzi, tutti borghesi, e per loro “ti amo” significa “ti voglio”.

Questo “amare” come “volere” lo consideriamo normale, il ragazzo che ama le ragazze e le vuole rende orgogliosi papà e mamma, se un ragazzo non è così possessivo nei riguardi delle ragazze la famiglia si preoccupa e si chiede se in lui va tutto bene. Ma Sanremo non naviga tra questi problemi. L’“amore” di Sanremo è il darsi di lui a lei e di lei a lui.

A Sanremo la parola “cuore” è stata usata 57 volte, ma in questa cifra la fonte che ho qui mette insieme “cuore” e “cuoricini”. È difficilissimo interpretare questi “cuoricini”. Ci provo. I cuoricini sono gli amori innocenti, infantili, adolescenziali, ma già che ci sono faccio un passo avanti: i “cuoricini” sono gli amori asessuati, e come tali innocenti. La Rai è pur sempre una mamma, e il Festival di Sanremo sta bene sulla Rai. Stan pensando di trasferirlo altrove, perché ci son sedi disposte a pagarlo di più. Penso che sarebbe un errore.

Vedo che la parola “mai” è usata molto più di “sempre”, 40 volte contro 26, e questo non me l’aspettavo. Cosa significa? Azzardo: il “mai” rende più dolce quello che hai, lo hai per poco, e quindi goditelo. La parola “dio” è stata usata finora tre volte, e poiché si tratta di un festival cantato non si capisce se è dio o Dio. Ma sta scritto: non nominare il nome di Dio invano, e nominarlo a Sanremo vorrebbe dire nominarlo invano. “Io” è stato nominato 50 volte, “noi” solo 26.

Non c’è dubbio, siamo un popolo di egoisti, ci interessiamo ciascuno di sé, degli altri non ce ne frega niente. Siamo borghesi, non siamo cristiani. La borghesia è godimento, il Cristianesimo è sacrificio. Abbiamo molto, ma vorremmo avere di più e consumare di più. Non ci stufiamo mai di consumare.

La parola più usata in assoluto a Sanremo è “ancora”, 80 volte: vorremmo avere ancora, e godere ancora, e consumare ancora, Sanremo è la celebrazione del consumismo, dell’avere, e non dell’essere. Da Erich Fromm in poi noi riteniamo che la civiltà sia costruita sull’essere, e che sull’avere si costruisca il polo opposto, che soppianta la virtù con l’apparenza, l’essere col sembrare. Sanremo è il trionfo del sembrare. Però è difficile star sempre sull’essere e non cedere al sembrare. È difficile non guardare Sanremo. E dunque ce lo guardiamo. Io con voi. 

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