Andy Warhol: a Belluno, un racconto intimo per immagini
A palazzo Fulcis, si apre una monografica dedicata al re della pop art: in esposizione 117 pezzi della collezione Rosini Gutman, con tre gemme

Il pezzo forte, quello che farà dire wow, è un ritratto di Regina Schreker, modella e musa di Andy Warhol. È grande un metro per un metro, vale 980 mila euro, al mondo ce ne sono solo due. E uno, da oggi, può essere ammirato a Belluno, museo civico di palazzo Fulcis, dove si inaugura la mostra “Andy Warhol - Love Pop, icons and masterpieces” che sarà aperta fino al 29 giugno.
Bellissimi e preziosi, stesse dimensioni, quasi lo stesso valore, sono due ritratti di Liza Minelli, altra amica di Warhol. Ma sarebbe sbagliato entrare a palazzo Fulcis (che da solo - per chi non l’ha visto - vale il prezzo del biglietto) per cercare le opere più preziose del padre della pop art. Tolti quei tre ritratti, non c’è molto altro di grande valore, considerando i singoli pezzi esposti.

Il senso della mostra che Belluno propone - con un gioco di squadra che coinvolge il Comune, 24 imprenditori locali, lo Studio Suuing che li ha messi insieme e soprattutto Gianfranco Rosini, esperto di Warhol e collezionista - è quello di raccontare in modo intimo un pezzo della produzione warholiana, partendo proprio dagli aneddoti e dalle informazioni raccolte sul campo da Rosini, che Warhol lo conobbe quando era un bambino di 12 anni («Ma ero già un ometto e capivo tante cose», tiene a precisare lui).
Narrazione esperienziale
Così la mostra, più che antologica, è invece una “narrazione esperienziale”, che si concretizza in una sorta di dialogo tra Warhol e i suoi contemporanei, tra memoria personale e storia dell’arte. C’è - si respira - la volontà di far arrivare, attraverso i 117 soggetti selezionati dalla collezione Rosini Gutman, una testimonianza genuina dello spirito con cui Warhol si avvicinava all’arte, in tutte le sue forme. Sempre fedele al motto che “la pop art è amare le cose”.

Il percorso espositivo si articola su più livelli e si apre con il programma originale per la messa funebre di Andy Warhol, celebrata il 1° aprile 1987, un mese abbondante dopo la morte dell’artista, nella chiesa di San Patrizio a New York. Un oggetto individuato come “soglia concettuale” della mostra.
Al primo piano ci sono opere che connettono la produzione warholiana con i maestri del passato e che omaggiano il Rinascimento italiano. Al secondo piano c’è un Kiku, una composizione floreale simbolo della Casa imperiale giapponese, presentato in una versione realizzata per un catalogo per una mostra al Gendai Hanga Center di Tokyo. Ma è al terzo piano che si concentrano quasi tutte le opere: serigrafie, litografie, memorabilia, oggetti iconici, le copertine di dischi che tutti abbiamo visto almeno una volta, riviste firmate. Non mancano alcune icone come il Dollar Sign, le Campbell Soup (e il raro Campbell’s Soup Dress del 1968), la Invitation Card dedicata a Marilyn Monroe utilizzata come invito per la mostra da Leo Castelli nel 1981. E anche un catalogo firmato da Warhol con un suo disegno originale.

Rosini, che ha grandi capacità narrative, sa esaltare di ogni oggetto la storia nota e i retroscena più sfiziosi. Sono conoscenze acquisite attraverso il contatto diretto con l’artista - il primo a Ferrara, nel 1975, in occasione della mostra “Ladies and Gentleman” e i successivi nel tempo - ma anche con il suo assistente personale Dino Pedriali, artista e fotografo. E su queste conoscenze sono nate la Rosini Gutman Collection, fondata nel 1999, promotrice di esposizioni ospitate in ventisei musei pubblici internazionali.
Comprensibile l’orgoglio con il quale il Comune ha aperto le porte di palazzo Fulcis a questa esposizione, che peraltro si presenta come un’operazione vantaggiosa. Gli organizzatori saranno ricompensati in partenza con i 100 mila euro raccolti dagli sponsor. L’amministrazione - che pure ha ricevuto qualche contestazione politica per il valore oggettivo delle opere - ha investito 5 mila euro per l’allestimento degli spazi ma prenderà l’intero incasso dei biglietti (si attendono almeno 6.500 visitatori in due mesi e mezzo e l’ingresso costa 15 euro). «E poi c’è tutto l’indotto per la città, oltre all’occasione di farci conoscere», dice il sindaco Oscar De Pellegrin che pensa al marketing in modo meno artistico di Warhol. E ci mancherebbe altro. —
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