Lo sfizio del riccone: mangiarsi una banana da 6,2 milioni di dollari
L’opera “Comedian” di Cattelan passa nelle mani del milionario cinese fondatore della piattaforma di criptovalute Tron. Goldin: «Equivale a uno stemma di apparenza, il mercato dell’arte c’entra poco»
Conosciamo tutti il senso della provocazione di Cattelan. Basti pensare alla celebre “La nona ora”, una scultura che rappresentava Giovanni Paolo II (al secolo Carol Wojtyla), in preda a una meteorite. Opera che fu battuta dalla casa d’aste Christie’s per 886 mila dollari. Ma almeno si trattava di una scultura, una statua insomma. Ma questa volta l’artista padovano ha superato ogni possibile previsione.
Così la celebre installazione “Comedian” – ovvero una banana attaccata al muro con del nastro adesivo – ha raggiunto la cifra record di 6,2 milioni di dollari, da Sotheby’s a New York. C’è da chiedersi se pagherebbero altrettanti soldi per una scultura di Michelangelo. Ed è anche stata una bella battaglia perché erano ben sette gli offerenti che si sono fatti guerra per ottenere il frutto milionario. Nel cuore dell’Upper East Side, ha trionfato infine Justin Sun. Chi è? Si chiederà qualcuno. Anni: 34. A vederlo sembrano dieci in meno.
Chi è il compratore
Justin Sun è un imprenditore cinese specializzato in criptovalute, fondatore della piattaforma blockchain Tron e della stablecoin USDD. Di sua proprietà anche il protocollo BitTorrent e l’exchange di criptovalute Poloniex. Ha un patrimonio netto di almeno 1,43 miliardi di dollari (ovviamente ora meno i 6,2 milioni che gli sono serviti per acquistare l’opera d’arte ”Comedian” da Sotheby’s).
Certo è un momento significativo nel mercato dell’arte, mentre le vendite in asta sono in perdita del 25 per cento rispetto al 2023, Cattelan ha invece moltiplicato per 50 il valore della sua banana, se pensiamo che nel 2019 era stata pagata 120.000 dollari.
Goldin: l’importante è stupire
«Penso che sia davvero molto difficile valutare questo tipo di operazioni – osserva lo scrittore e storico dell’arte Marco Goldin – Operazioni che naturalmente hanno poco ha che fare con il valore reale delle cose. Rappresentano semplicemente una specie di stemma, di vessillo. Sono cose che sfuggono alla logicità della vita», tanto più che il giovane milionario, forse scherzosamente, ha affermato di essersi comprato l’installazione per mangiarla. Gesto tra l’altro già avvenuto durante la Fiera di Miami quando un artista delle performance la staccò dalla parete dello stand della galleria Perrotin e la mangiò davanti agli occhi esterrefatti dei visitatori.
«Oramai pur di stupire si farebbe qualsiasi cosa – continua Goldin – è perfino difficile commentare un tale contesto, se non dire che equivale a uno stemma di apparenza. È un evento che c’entra poco con l’estetica, ma c’entra poco anche con il mercato dell’arte. Stiamo parlando di un altro genere di cose, un altro tipo di mercato, è un altro mondo rispetto a quello abituato a dare dei valori concreti alle cose».
Le istruzioni comprese nel prezzo
Nel frattempo quando il giovane miliardario riceverà l’opera, a sua disposizione, oltre il certificato di autenticità (di una banana?), ritirerà anche le istruzioni per l’installazione e come sostituire il frutto quando necessario. Tra l’altro Justin Sun non è un neofita dell’arte, la sua collezione prevede acquisizioni importanti, nel suo portfoglio figurano già Giacometti, Picasso e un Andy Warhol. In ogni caso trattasi sempre di acquisizioni “mediatiche”, opere insomma che fanno parlare di sé, come la banana di Cattelan.
Certo è difficile comprendere l’arte contemporanea e il flusso miliardario che ci ruota intorno. Ma è anche vero che Cattelan, con le sue provocazioni, ha rivoluzionato il nostro approccio con ciò che chiamiamo arte contemporanea. Non è stato il primo a farlo (Piero Manzoni docet), ma è indubbiamente il primo a ricavarci cifre da record. D’altra parte è stato molto fortunato grazie a quello che è stato chiamato “vandalismo performativo”, quando appunto prima David Datuna, poi uno studente sudcoreano, staccarono il frutto dal muro e se lo mangiarono.
Gesti che sono risuonati nell’etere mediatico senza alcun impegno pubblicitario. In fondo l’ha confessato pure Sotherby’s, quando nel suo catalogo scrive che: «nessun’altra opera d’arte del ventunesimo secolo ha provocato scandalo, acceso l’immaginazione e capovolto la definizione di arte contemporanea come “Comedian” di Maurizio Cattelan».
E pensare che questa – per alcuni – straordinaria pensata, forse è il frutto di un plagio. Così almeno dice l’artista californiano Joe Morford, che fece causa a Cattelan proprio per plagio, avendo lui esposto molti anni prima un’identica installazione dal titolo “Banana & Orange”. E questa la dice lunga sul valore di un personaggio, rispetto all’opera.
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